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 2021  dicembre 19 Domenica calendario

Intervista a Marco Pesatori

Marco Pesatori, 69 anni, è conosciuto comel’uomo delle stelle. Ma la sua vita è piena di altri mestieri.
«Credo di farne quattro o cinque. Il primo è lo scrittore. Ho pubblicato una quindicina di libri, l’ultimo si intitola La Venere Plutonica della serie “Minima Astrologica”. Poi sono una macchina produttrice di oroscopi. Terzo, i counseling sulle forme simboliche dell’immaginario personale, in cui uso il punto di vista astrologico. E qui mi fermo per non annoiarvi».
Lei crea destini, speranze e angosce settimanali. È un consigliere emozionale. Ha un codice o, come si usa adesso, un algoritmo per fare tutto questo?
«Il primo strumento è la scrittura, intesa come cura della lingua, negli ultimi anni sempre più maltrattata.
Poi ci sono poesia, pensiero psicanalitico, filosofia, specialmente rinascimentale.
Infine, c’è naturalmente il sapere astrologico. Nei lavori di counseling è invece fondamentale l’ascolto della persona che hai di fronte. Sono tre i pilastri su cui mi baso: tecnica astrologica, cultura e etica. Il tutto condito da ironia e gioco».
Di che segno è?
«Sono ascendente Raffaella Carrà, Gemelli, e segno Proust, Cancro».
Qual è l’origine degli oroscopi moderni?
«I primi oroscopi per riviste credo siano stati pubblicati in America negli anni ’30 e ’40, ben messi a fuoco daAdorno in Stelle su misura . Il primo a fare gli oroscopi come li faccio io, sono stato io, a partire da Vogue Italia nel 1989. Brezsny deve avermi copiato».
C’era in lei una predestinazione?
«No, mio padre Giorgio aveva un’azienda tipografica. Mia madre Santuzza era capufficio all’Azienda di Stato Servizi Telefonici e da giovane anche attrice di teatro. Il ricordo più lontano è la grande cucina di mia nonna Maria a Urbania, la mia zia Lalla che mi aiuta a vestirmi. Ho tre anni. È domenica, il nonno mi porta a vedere la prima partita di calcio della mia vita. Qualche anno dopo finirò negli allievi del Milan e di lì sarò dirottato all’Edilnord del giovane Silvio Berlusconi, l’allenatore era Vittorio Zucconi.
Scopro l’astrologia nell’adolescenza mentre frequento a Milano il liceo Berchet. Era una materia troppo affascinante, troppo divertente».
Ha dovuto studiare?
«Per fare astrologia ad alto livello non puoi mai smettere di studiare, soprattutto le discipline parallele.
Psicanalisi, arte, filosofia, letteratura, alchimia, poesia e possibilmente anche le scienze, specialmente la fisica contemporanea, anche se qui sono un somaro vero».
Ci sono maestri a cui deve riconoscenza?
«Alla meravigliosa e formativa collaborazione con Gianni Sassi, Francesco Leonetti, Antonio Porta, Paolo Volponi, lo stesso Umberto Eco, a Alfabeta , e a alcuni severissimi componentidel gruppoFluxus quando avevo poco più di vent’anni.
Il primo maestro è stato un professore di lettere, poi un grandissimo artista contemporaneo. Il più importante, veramente l’unico, il mio Maestro Zen, tuttora rigoroso e amorevole. Poi ho fatto un lungo lavoro psicanalitico con Diego Frigoli, che in realtà è molto più di uno psicanalista junghiano».
I lettori le scrivono, immagino?
«Nel mio studio ho 15 volumoni neri con migliaia di lettere ricevute per la rubrica su D di Repubblica . E anche per quella che ho da più di trent’anni suVogue . Cito una lettera simpatica: io non so cosa si fuma lei… ma deve essere roba buonissima. Un’altra che voglio ricordare è quella di Arnaldo Pomodoroche umilmente e dolcemente mi scrisse che era un mio lettore costante e fedele e mi avrebbe regalato il libro che molti poeti avevano scritto per lui se fossi andato a trovarlo».
E tiene corrispondenze astrologiche con personaggi famosi?
«Soprattutto con scrittori, artisti, diversi attori e registi, molti psicanalisti, qualche politico, qualche musicista e qualche grande imprenditore. Nomi non ne faccio».
Se l’astrologia fosse una musica, che genere sarebbe?
«Per me è come il jazz, parti da un simbolo e non smetti più di volare, un’analogia dietro l’altra. Due, ti accorgi di quanto possa essere utile per le persone. Tre, è strumento straordinario di conoscenza della psiche umana e dei vari caratteri. La cosa più affascinante è però la stupefacente relazione tra i cicli temporali e la vita, la sua precisione. Parlo dell’astrologia seria. Poi è anche molto divertente, ci si può giocare. Nel 1985 l’ho applicata al calcio, insieme con il mitico Nils Liedholm».
Piero Angela ha detto: “Se gli oroscopi fossero veri ci sarebbero soltanto dodici categorie di persone sulla Terra”. È una riflessione ragionevole, non crede?
«Forse Angela aveva in testa il mago Otelma. È vero, il mondo degli oroscopi non c’entra nulla con la scienza. L’oroscopo è approssimativo, il che non vuole dire che sia falso. Come dice la parola, è vicino, prossimo al vero. È un gioco, una scusa per trasmettere sensazioni. L’astrologia è un’altra cosa, servirà alla scienza del futuro, perché la sua essenza è la relazione tempo-vita, uno dei campi in cui sta lavorando la scienza di frontiera».
Lei crede in qualche dio?
«Credo che Dio sia la vita stessa, non ho un concetto di Dio ma del divino inteso come sublime, meraviglioso, che ti sveglia, che ti fa capire soprattutto come oltre la parola e il concetto ci sia ben altro, ci sia una realtà che si intuisce soltanto, si sente. Più che Dio uso, alla Wilhelm Reich, le parole amore cosmico».
Come giudica il rapporto tra gli italiani e l’astrologia?
«Guardi, se parliamo di astrologia, quasi non esiste. All’estero, soprattutto in Francia, Spagna, Russia, Gran Bretagna e negli Stati Uniti, lasciando stare l’Oriente dove l’astrologia è centrale per la weltanschauung da millenni, sta crescendo in modo esponenziale lo studio serio. In Italia siamo molto molto molto indietro. Basta vedere come trattano l’astrologia televisione e radio. Il trionfo dell’ignoranza. L’astrologia è cultura, non è roba per astrologi».
Io la leggo e la trovo a volte un po’ sadico. Le piace trasmettere inquietudine?
«Frank Zappa cantava Torture never stops . Per me è lo slogan della vita.
La tortura dei miei lettori è a volte dover rileggere due o tre volte. Fa bene a loro questa tortura perché sono abituati a sor birsi tutto di fretta. Bisogna rallentare. E guardare cosa c’è nella punta della forchetta, come diceva William Burroughs».
Ha velleità da grande burattinaio?
«Al contrario, mi sono sempre sentito il burattino di tutti. Una persona al servizio. L’astrologia è disciplina femminile, ecologica, divertente, gioiosa e salutare. Come la vita vera, come la conoscenza».
Glielo chiedo ma le dico subito che non le crederò: quali saranno i segni zodiacali più fortunati nel 2022?
«Ariete, Gemelli e Pesci. Le medaglie saranno consegnate da Giove in persona. Insieme a Venere».