Corriere della Sera, 19 dicembre 2021
I 101 anni di Franca Ciampi
Non è cambiato nulla, neppure la posizione di una fotografia incorniciata, di una poltrona o di un libro, nella casa romana della famiglia Ciampi, in via Anapo, nel quartiere Trieste. Un appartamento luminoso e vasto dove, da quando il decimo presidente della Repubblica se n’è andato, il 16 settembre 2016, a 96 anni, la moglie vive da sola. Da quel giorno in cui la trovammo smarrita a interrogarsi sul proprio futuro – «che cosa farò adesso? Ho il cuore così gonfio... che cosa farò?» – donna Franca è sempre rimasta qui. Certo, la assiste un domestico filippino, Beni, «persona preziosa», spiega, ma le ore sono comunque lunghissime da riempire.
Ieri ha compiuto 101 anni (la data riportata dai siti internet è sbagliata), numero palindromo che comunque lo si legga, da destra o da sinistra, resta sempre lo stesso e ha qualcosa di speciale, se non di magico.
Un’età veneranda, si dice in questi casi. E si potrebbe aggiungere miracolosa, per chi riesce a viverla bene, com’è per lei. Infatti, tranne una parziale perdita dell’udito, ha mantenuto la voce chiara e la mente lucida, e resta la brillante conversatrice che tanti italiani ricordano al fianco del marito Carlo Azeglio. Quando si concedeva qualche battuta anticonformista che faceva scattare l’agitazione tra i custodi del protocollo del Quirinale e divertiva lui, il presidente. Adesso, festeggiata dai figli Gabriella e Claudio, ha un sorriso cortese, ma più triste che allegro. E accetta paziente di scambiare qualche battuta.
Donna Franca, come trascorre il suo tempo? Coltiva ancora la sua vecchia passione per la lettura o per qualche film in tv? Che cosa le capita di ricordare più spesso?
«Passo buona parte della mia giornata pregando, leggendo e un po’ guardando la televisione. Ormai di amici ne sono rimasti pochi, mi vengono a trovare figli e nipoti... sono bisnonna, sa...».
Sta seguendo il dibattito sull’elezione del prossimo capo dello Stato?
«Sinceramente non molto».
Non l’hanno colpita le richieste a Mattarella per la rielezione? Le stesse pressioni le ebbe suo marito: si rammaricò di aver rifiutato?
«Assolutamente no. Carlo era convinto che non fosse opportuno parlare di un secondo mandato da presidente della Repubblica. Da parte mia ne condivisi la scelta, e non ci fu mai pentimento per questa decisione».
Infatti, lei citò la famosa massima di Orazio, “Dulce et decorum est pro patria mori”, per negarla.
(sorride) «Davvero l’ho fatto?».
Sì, e sembrò un atteggiamento protettivo.
«In effetti trovavo sbagliata e fuori luogo l’insistenza di chi avrebbe voluto che restasse al suo posto. Aveva già dato tutto quel che poteva, con i suoi 47 anni alla Banca d’Italia e con i sette al Quirinale. Senza contare il periodo in cui fu a Palazzo Chigi e quando fece il ministro dell’Economia. Come servizio al Paese poteva bastare, no?».
Mattarella si sta comportando allo stesso modo di Ciampi. Tenendo conto che la situazione di oggi è molto diversa dal 2006, fa bene?
«Non mi sento di fare paragoni. Ma ritengo che la scelta del presidente Mattarella, cui dobbiamo grande riconoscenza, sia molto corretta. Evidentemente si è posto gli stessi interrogativi e ha avuto gli stessi dubbi che spinsero Carlo a rendere definitivo il suo no».
Mario Draghi è stato uno dei più promettenti “Ciampi Boys” e lei lo conosce bene. In che cosa assomiglia a suo marito?
«È un uomo di grande valore ed esperienza, e con Carlo condivide il valore di servire le istituzioni».
È insomma un “patriota”, visto che anche su questo la politica si sta dividendo?
«Certo che lo è, come lo è stato mio marito. Non ne faccio questioni di eredità umana o istituzionale, ma chi può dubitarne?».
Draghi sarebbe un buon capo dello Stato? O è preferibile che resti presidente del Consiglio? O sarebbe utile in entrambi i ruoli?
«Sono una vecchia signora e proprio non saprei cosa sarebbe meglio per l’Italia».