Il Sole 24 Ore, 18 dicembre 2021
Periscopio
Draghi è il primo premier a poter fare indisturbato cose di buonsenso che i contrasti di coalizione hanno impedito a tutti gli altri. Draghi è figlio del signor Covid e del Piano di rilancio: un accoppiamento inedito e contro natura che richiede una coalizione inedita e contro natura. Bruno Vespa. QN.
Viva la determinazione con il guanto di velluto del presidente Mario Draghi, che con annunci decisi, sia pure con tono pacato, lancia l’affondo, aspetta che emergano le reazioni e quando queste mostrano tutte le loro contraddizioni, passa all’approvazione. Paolo Panerai. ItaliaOggi.
Mario Draghi, «l’uomo della necessità». La definizione è del Presidente della Confindustria, Carlo Bonomi. È una definizione fondata ed è da ritenere che, in cuor suo, lo stesso ex numero uno della Bce vi si riconosca. Come è del tutto verosimile immaginare che voglia portare a termine almeno la prima fase del lavoro avviato e, dunque, arrivare al 2023 senza strappi o brusche interruzioni. Raffaele Marmo. QN.
In Rai sono stati fatti fuori gli uomini di prodotto (quelli che fanno i programmi) e sono rimasti i burocrati. Giovanni Minoli, autore e produttore di programmi tv. (Antonella Baccaro). Corsera.
Molto povero è il libro del presidente Conte che nel primo governo fu il vice dei suoi due vice e poi ne diventò il padrone, il più strambo protagonista di questo nostro tempo instabile. Ricordate? «Non sopporto la definizione di Conte-bis, preferisco Conte-due». Ed era pronto al Conte-tre, al Conte-sempre con la presunzione di conciliare gli inconciliabili sintetizzandoli in sé, di trasformare se stesso nel leader-tavolo-rotondo-bis, nell’uomo-piattaforma comune. Francesco Merlo. Repubblica.
Mi aspettavo che l’era del 5 stelle avrebbe portato una lotta contro la censura e una trasgressione violenta in Rai, invece si sono accomodati immediatamente sulle poltrone e hanno deciso di scegliere uomini della loro cordata. Aldo Grasso. Corsera.
Ogni giorno le forze dell’ordine si infiltrano, ascoltano, lasciano nuotare pesci piccoli per pescare quelli grossi. Guai – pare dica in sostanza la sentenza – se non lo facessero. Non si catturerebbero i mercanti di droga, come non si sarebbero catturati i Riina. Ben venga, insomma, che contatti utili e legittimi ci siano stati, che gli uomini con le stellette, i Mori, abbiano raggiunto i loro bersagli grossi grazie ai rapporti con qualche picciotto o mammasantissima di Cosa Nostra. Ben venga il fatto che anche grazie a questa «trattativa» la mafia oggi non è l’organizzazione onnipotente di trent’anni fa. Gabriele Canè. QN.
A Torino vacilla la coesione sociale. Gli abitanti di quartieri un tempo popolari e poi piccoloborghesi, come San Salvario e Porta Palazzo, sono esasperati dall’immigrazione senza controllo. Una città tradizionalmente di centrosinistra, dove reggeva l’alleanza tra il ceto intellettuale e quel che resta della classe operaia, dove i progressisti nel 1993 si erano concessi il lusso di un ballottaggio tra la sinistra vecchia (l’indimenticabile Diego Novelli) e nuova (il dimenticato Valentino Castellani), ha puntato prima sui 5 Stelle, e ora potrebbe virare a destra. Aldo Cazzullo, Corsera.
L’uomo dei servizi segreti israeliani afferra Eichmann da davanti, gli blocca il braccio che potrebbe essere armato. Ma l’ometto si spaventa, scivola all’indietro e lo trascina in una rovinosa caduta nel fossato che corre ai margini della strada: che figuraccia per uno 007 esperto in arti marziali. Finiscono tra le erbacce, e Malkin non è neppure riuscito a tappargli la bocca. Anzi, il “señor” caccia un urlo terribile, come quello di un animale preso in trappola. Ma siamo in campagna: nessuno intorno, la povera abitazione dell’uomo è lontana, solo un paio di finestre illuminate laggiù. Devono arrivare gli altri agenti del Mossad per zittirlo, immobilizzarlo e caricarlo a forza sulla macchina (la panne ovviamente era solo una finta), una vecchia Buick americana che sparisce rapidamente nella nera notte bairense. Maurizio Pilotti, Libertà.
Brodskij muore a soli 56 anni, nel 1996, a New York, per una crisi cardiaca (come la sua amata Achmàtova). Viene seppellito a Venezia (da lui definita «il Paradiso in Terra»), nel cimitero di San Michele, che accoglie anche Sergej Djagilev e Igor Stravinskij (anche lui morto a New York). Iosif Brodskij (Sebastiano Grasso). Studi cattolici.
A Lugano Totò affittò un appartamento quando il progredire della malattia agli occhi impose la vendita della barca. Nel Ticino si trovava bene e vi trascorreva lunghi periodi. La discrezione dei luganesi che fingevano di non vederlo quando passeggiava un po’ esitante sul lungolago con il cane Peppe gli toglieva il complesso della sua infermità. Gli piacevano la serenità del paesaggio, la bonomia della vita, il fatto che si parlasse italiano, l’apparente benessere generale e i gabbiani che ai primi freddi venivano a svernare sul lago e si appostavano davanti alle case spiando all’interno delle finestre alla ricerca di cibo. Franca Faldini e Goffredo Fofi: “Totò, l’uomo e la maschera”. Feltrinelli 1977.
Nel quartiere marsigliese di Noailles, s’incontrano donne con il volto martoriato dalle botte dei mariti: e i contrabbandieri fermano i passanti proponendo loro sigarette a basso costo. Nei negozi vicini si vendono il pesce gatto surgelato, il cous cous di manioca e il riso del Madagascar proposto in grossi bidoni di plastica azzurra che tanto ricordano la sagoma delle pattumiere. I turisti con la macchina fotografica attorno al collo vengono approcciati minacciosamente dai gestori «No foto! No foto!» viene intimato loro a voce alta e con tono militare. Nicola Lecca, scrittore (Studi Cattolici).
La madre di Matteotti chiede e non ottiene udienza dal Papa. La riceve il cardinale Gasparri. Nel congedarsi, vedendosi porgere dal presule un rosario, la signora Isabella si irrigidisce in tutta la sua fierezza: «Ch’el me fassa rendere el mio fiolo! Vardè! Mi sono servita di questo per dieci anni!»; estrae dalla borsa un suo vecchio rosario di legno, lo agita sulla faccia del Gasparri e gli volta le spalle lasciandolo di stucco. Franco Monicelli: “Il tempo dei buoni amici”, Bompiani, 1975.
Gli aerei russi avevano intanto ripassato il Don. Ambrogio e Bonsaver, usciti dalla buca, seguitavano a seguirli con l’occhio: apparivano di nuovo ridotti a una manciata di puntini nel cielo. Eugenio Corti: “Il cavallo rosso”, 35 ma edizione. Ares.
Ho avuto due madri. Una, mi ha lasciato a novantacinque anni. L’altra, mia moglie Vittoria, mi sta a fianco da quarantacinque. Roberto Gervaso.