il Fatto Quotidiano, 18 dicembre 2021
Taglia alle pensioni del parlamentari. Conti da rifare
E ora si dovranno rifare tutti i conti per ricalcolare daccapo i vitalizi, naturalmente a vantaggio di Lorsignori: il tribunalino interno della Camera ha infatti bocciato il taglio degli assegni degli ex deputati in vigore da appena tre anni. Asfaltando, in particolar modo, l’algoritmo messo a punto dall’Istat e dall’ex presidente dell’Inps, Tito Boeri, che aveva abbattuto gli importi, specie per chi aveva goduto per più tempo del regime retributivo.
Con una sentenza peraltro parziale (la delibera del 2018 è oggetto di ricorso anche per altri aspetti), il Consiglio di Giurisdizione ha dichiarato intanto illegittima la delibera in questione “nella parte in cui prevede che il coefficiente di trasformazione che concorre al computo della rideterminazione dei trattamenti, sia riferito all’età anagrafica del deputato alla data di decorrenza dell’assegno vitalizio o del trattamento previdenziale pro rata, anziché alla data di entrata in vigore della medesima delibera”. Conseguentemente è stata dichiara anche illegittima la tabella che stabiliva i montanti contributivi a seconda dell’età contro cui in centinaia e centinaia di ex inquilini di Palazzo hanno fatto ricorso. E che da ieri possono brindare, perché la sentenza stabilisce che l’Amministrazione di Montecitorio ora debba “rideterminare ciascun trattamento”.
Il presidente della Camera Roberto Fico minimizza perché, almeno per ora, è fatto salvo il ricalcolo su base contributiva: “La sentenza del Consiglio di giurisdizione sul superamento dei vitalizi conferma l’impianto della delibera che ho fortemente voluto nel 2018. Il taglio dei vitalizi resta, così come resta un consistente risparmio di risorse. Andiamo avanti con il nostro lavoro e con l’impegno a rendere la Camera dei deputati sempre più giusta, equa ed efficiente”.
Ma è un fatto che salteranno i tagli, in alcuni casi dell’80 per cento in altri del 40 o 50 che finora hanno consentito alla Camera di risparmiare milioni. “Sono state corrette le riduzioni che non sono risultate proporzionali alle somme percepite dai singoli ex deputati, e che finivano per colpire maggiormente, a parità di trattamento, le persone più anziane d’età”, spiega il dem Alberto Losacco, presidente del Consiglio di giurisdizione di cui fanno anche parte Stefania Ascari del Movimento 5 Stelle e Silvia Covolo della Lega. Organismo che già lo scorso hanno aveva smontato un altro pezzo della delibera riallargando i cordoni della borsa: cancellata la necessità di dover dimostrare di non percepire altri redditi di importo superiore all’assegno sociale e di avere patologie di una certa gravità per ottenere una mitigazione del taglio al vitalizio, un doppio requisito ritenuto troppo drastico e dunque impallinato in sentenza.
Ieri, a finire nel tritacarne è stato invece il coefficiente con cui vengono calcolati gli assegni, anch’esso ritenuto troppo penalizzante, come spiega una nota del Consiglio di Giurisdizione che parla di “effetti indesiderati” della delibera “emersi in esito all’esperienza applicativa oramai quasi triennale” e che “hanno potuto essere rimossi eliminando le sole parti della delibera che rendono iniquo il criterio di computo dei trattamenti”. Dopo la sentenza di ieri, sempre che la prassi venga rispettata, l’Amministrazione della Camera dovrebbe opporre ricorso e presentare la richiesta di sospensiva degli effetti della decisione in attesa dell’appello.