La Stampa, 18 dicembre 2021
Intervista a Marcel Jacobs
inviato a VERBANIA
«Essere arrivato a realizzare il sogno che avevo da bambino mi ha completamente tranquillizzato a livello mentale. Dopo Tokyo non ho più gareggiato, è vero, ma la mia stagione era iniziata a febbraio mentre tutti i miei avversari sono scesi in pista a maggio. Ho preferito andare in vacanza e poi tornare ad allenarmi un mese prima degli altri». Marcell Jacobs, due volte medaglia d’oro nei 100 metri e nella staffetta 4x100 alle ultime Olimpiadi, si siede a un tavolino davanti al lago Maggiore. Ha appena fatto trattenere il fiato al suo coach Paolo Camossi gettandosi giù da una riva scoscesa con ai piedi le sue Air Jordan Off -White con antitaccheggio firmate Virgil Abloh.
Jacobs, quanto le sta pesando questo «tempo sospeso»?
«Proprio ieri stavo correndo davanti all’hotel di mia mamma sul lago di Garda e mi sono preoccupato un attimo perché, nonostante i tanti impegni dei giorni scorsi, mi sono reso conto che oggi mi alleno meglio di prima. E anche fisicamente sto molto meglio. Ho guardato Paolo e gli ho detto che abbiamo un problema perché gareggeremo a Berlino il 4 febbraio ed essere troppo in forma a metà dicembre mi spaventa un po’».
Dopo Natale partirà per Tenerife per rifinire il lavoro di questi mesi. Chi sarà il suo sparring partner?
«Lo stiamo definendo: siamo partiti da 420 nomi e ora abbiamo una rosa di quattro o cinque atleti, compresi un paio di inglesi».
Inglesi? Non è stanco di rispondere alle loro frecciate sul doping?
«In realtà non mi toccano per niente. Nell’atletica l’unico che è stato trovato positivo in Giappone era proprio un inglese. Loro puntano il dito su di me quando il primo caso ce l’hanno in casa. Fanno ridere».
Un altro con il quale si sta punzecchiando è Usain Bolt. L’ha sfidato a una gara di ruba bandiera per beneficenza. Avete già fissato una data?
«Non mi ha ancora risposto, ma spero lo faccia presto».
Dicono che alle Olimpiadi di Parigi del 2024 correrà anche i 200 metri. È vero?
«Quest’anno proverò i 200 in qualche gara. A Parigi mancano due anni e mezzo e prima di quell’appuntamento ci sono altri due campionati del mondo. Un conto è correre i 200 a un meeting, un altro farli alle Olimpiadi correndo anche i 100 e la staffetta».
Vi sentite spesso con Filippo Tortu e gli altri compagni della 4x100?
«Abbiamo un gruppo WhatsApp sul quale scriviamo cose che è meglio non raccontare. Quando ci troviamo stiamo bene insieme, ma al di fuori dei raduni ognuno fa la sua vita».
I suoi manager stanno lavorando per farla diventare ambasciatore del turismo italiano nel mondo. Ormai è una star. Com’è cambiato il suo rapporto con i soldi?
«Per ora ne ho visti ben pochi. Sono sempre con i piedi per terra, con la stessa testa e la stessa fame di prima. Il mio obiettivo è quello di tornare a gareggiare il prima possibile e di godermi tutto quello che la vita mi sta dando».
Lei è nato in Texas – suo padre è un ex militare americano – ma è cresciuto in provincia di Brescia da solo con sua madre. Che infanzia ha avuto?
«Ho sempre saputo quello che volevo e mi preoccupavo poco di quello che gli altri pensavamo del mio sogno. Tutti mi dicevano di non pensare troppo al futuro. Oggi sto vivendo quello che era nei miei pensieri anni fa e quindi sono dell’idea che se voglio essere su un altro livello fra cinque anni devo iniziare a cambiare i miei pensieri oggi».
Con suo papà ha davvero riallacciato i rapporti solo dopo Tokyo. Come va adesso?
«Dovevo abbattere un muro che mi ero creato all’interno, ma non è che ci siamo messi a telefonarci tutti i giorni. L’anno prossimo comunque mi sposo e ho invitato tutta la famiglia americana in Italia. Sarà una grande reunion».
Con il lockdown il tema della salute mentale è tornato al centro del dibattito pubblico. Lei si è affidato a una mental coach per superare le difficoltà della pandemia?
«Per fortuna non ho praticamente mai smesso di allenarmi con il Covid se non per una ventina di giorni quando hanno sospeso le Olimpiadi. Il percorso con la mental coach l’ho iniziato poco dopo ed ero titubante. Poi ho capito che un sostegno psicologico ti aiuta a superare quelle difficoltà che credi di non avere, o che hai nascosto dentro di te per non farle vedere agli altri. Sono le prime cose che Nicoletta (Romanazzi, ndr) mi ha tirato fuori e che poi mi hanno aiutato anche nella vita di tutti i giorni».
La sua compagna Nicole Daza è una modella e influencer. Ha visto la serie tv The Ferragnez? Farebbe entrare le telecamere dentro casa sua?
«L’idea di fare un reality sulla nostra vita mi stuzzica. Una serie su di noi potrebbe essere interessante perché farebbe capire com’è la vita di un atleta fuori dalla pista».
Lei ha tre figli. Li vaccinerà contro il Covid?
«I più piccoli non hanno ancora 5 anni. Il più grande invece ne ha 7 ma devo prima confrontarmi con sua madre. Però i miei figli hanno sempre fatto tutti i vaccini obbligatori».
Cosa pensa dei No Vax?
«È giusto che ognuno abbia il proprio pensiero ma quella che stiamo vivendo con il Covid è una situazione in cui non bisogna guardare solo a se stessi ma soprattutto agli altri». —