La Stampa, 18 dicembre 2021
Il problema di Conte col referendum
Sono favorevole ai referendum ma non sono favorevole ai referendum. Potrebbe sembrare una sintesi mascalzona, per cui vi offro la frase di Giuseppe Conte al gran completo: «Il referendum è uno strumento della democrazia diretta, dunque mi troverete sempre favorevole. Dico però che per sua natura il quesito referendario si presta ad un sì o a un no. E in questi casi significherebbe eliminare solo un frammento di norma e per me non è l’ideale». I casi in questione sono il referendum sull’eutanasia e quello sulla cannabis. Forse non è una sintesi così mascalzona: sono sempre favorevole ma non sono sempre favorevole. Per esempio il nostro sciccoso ex premier è sempre favorevole ai referendum però non era favorevole all’ipotizzato referendum sul reddito di cittadinanza, che definì un’iniziativa da «vigliacchi». Non è nemmeno favorevole ai referendum sulla giustizia, in cui intravede il vile desiderio di assestare uno «scappellotto alla magistratura». Sempre favorevole ma sempre meno favorevole. E poi la questione è più complicata ancora, perché il referendum sulla cannabis no ma, su che fare in Parlamento «non ho ancora preso una posizione». Il meglio arriva sull’eutanasia, al cui referendum adesso dice di no ma due mesi fa (8 ottobre) aveva detto di sì: «È giusto che i cittadini si esprimano liberamente». Perfetto: sempre favorevole ma non sempre favorevole, e non sui referendum in generale, proprio su un referendum in particolare. Non so voi, ma io ho sospettuccio: alle prossime politiche il capo dei cinque stelle non sarà Conte, ma uno il cui cognome comincia per Di, e poi non ho capito se continua con M o con B.