la Repubblica, 18 dicembre 2021
Intervista a Stefano Di Martino
Dopo le nozze con la showgirl lo chiamavano signor Belen, a Napoli bloccava il traffico in slip, spalmato su un manifesto: «Noi ballerini abbiamo un rapporto naturale col corpo, come gli sportivi. Oggi una foto così non la farei più». Stefano De Martino, 32 anni, è un atletico secchione. Ha costruito la carriera con determinazione : Amici, Made in Sud, Stasera tutto è possibile. Dal 28 dicembre è protagonista su Rai 2 in seconda serata con uno show su misura – di cui è anche autore – Bar Stella. Il bar è ispirato a quello del nonno a Torre Annunziata, a Napoli, dove è cresciuto. Negli anni 50 i clienti si riunivano per vedere Lascia o raddoppia ? e i primi varietà.
Quindi è tornato alle radici.
«Il movente dello show è romantico. Nonno mi teneva con sé, papà lavorava come barista. L’attività nasce cento anni fa grazie al bisnonno Michele. Papà da piccolo ha avuto un passato al San Carlo di Napoli, faceva il ballerino di danza classica, passione che ha portato avanti fino ai 30 anni in piccole compagnie».
Il bar c’è ancora?
«Purtroppo no, ma restano le mura.
Sono della mia famiglia. Anche mio nonno non c’è più, siamo tutti suoi orfani. La mattina facevamo il caffè per i primi lavoratori della giornata, era un guscio casalingo, ci sono passati anche tanti artisti, da Claudio Villa a Corrado. Ora il Bar Stella riapre in senso figurato, ho dato agli scenografi Cappellini e Licheri (gli stessi degli show di Arbore, ndr ), qualche vero oggetto del locale, sono riusciti a creare un luogo senza ledwall, non volevo che ricordasse uno studio televisivo. Ci sono tanti personaggi, per citarne alcuni: il barista Luciano, aspirante attore (Herbert Ballerina); il cameriere Franco (Franco Castiglia); la cassiera Ambrosia, che vorrebbe fare la soubrette (Vincenzo D’Ambrosio); l’avvocato D’Afflitto (Giovanni Esposito), un po’ traffichino, che usa il bar come studio. E poi abbiamo la Disperata Erotica Band diretta dal maestro Pino Perris».
Un omaggio a Lucio Dalla?
«Certo. La sua canzone ricorda che “l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale’. Il racconto della vita del Bar Stella vuole essere un elogio della normalità. In una tv fatta solo di superlativi vogliamo distinguerci. Con gli autori – Riccardo Cassini, Fosco D’Amelio, Francesco Velonà e Diego De Silva – abbiamo lavorato sulle idee».
Ha sempre saputo quello che voleva fare?
«Arbore è un modello, il suo lavoro creativo continua a influenzarmi, mi ispiro in modo positivo dalla tv che vedo grazie a RaiPlay. Mi piace fare le cose all’antica. Il nostro gruppo non si è incontrato alla prima registrazione, abbiamo fatto riunioni prima, come si faceva una volta».
Sia onesto: quanto ha contato il fisico nella sua carriera?
«È una raccomandazione e come tale apre le porte, la strada diventa in discesa. Ho imparato subito a non affezionarmi alla bellezza, meglio puntare su altro e costruire. Nella danza lavori con il corpo, non hai quel tipo di pudore. Fin tanto che ho ballato, non trovavo strano spogliarmi».
La foto per un’azienda di intimo sui muri di Napoli lo dimostra. Che effetto faceva fermare il traffico?
«Ora come ora mi vergognerei come un ladro. Non riuscirei a condurre un programma e a stare su un cartellone in mutande».
Ha sentito il rischio di restare il signor Belen?
«Le etichette sminuiscono per definizione. Ho sempre creduto in quello che volevo fare. A 23 anni, per il tipo di ambizione che avevo, è stato avvilente pensare di essere solo l’ombra di qualcun altro. Volevo dimostrare che c’era dell’altro. Ma forse in quegli anni non comunicavo tanto altro, e essere stato solo “il signor Belen” ci stava. Forse anche io mi sarei definito così».
Ha lavorato ad “Amici” con Maria De Filippi: cosa le ha insegnato?
«La dedizione al lavoro. Il germe della televisione me l’ha trasmesso lei. Era la prima ad arrivare, l’ultima ad andare via. Ora che faccio l’autore l’impegno è cresciuto, devi esserci, sapere quello che succede. Con
Stasera tutto è possibile – che tornerà nel 2022 – ho imparato a improvvisare».
Che ha capito della tv?
«Che è cambiato tutto. Dieci anni fa “le altre”, le piccole emittenti, facevano il 20%, ora il 50%. In seconda serata non abbiamo grandi obiettivi numerici, è un vantaggio per uno show che sperimenta».
Cosa direbbe ai ragazzi in difficoltà?
«Nascere nei posti giusti ti dà un privilegio in partenza, in altre realtà spesso non c’è lieto fine. Se non ce l’ha fatta nessuno è presuntuoso andare contro le statistiche. Io mi sono dato da fare, ho anche scaricato le cassette della frutta.
Oggi i ragazzi guardano i fashion blogger, gli youtuber, pensano di avere tutto a portata di click. È più dura pensare di dover faticare. sono felice di essere in parte analogico».
Si sente un giovane vintage?
«A volte rischio di sembrare un nostalgico ma vivo il presente, non amo le rivoluzioni. Meglio le piccole evoluzioni».
Sogna il Festival di Sanremo?
«Ci devi arrivare con qualche capello bianco, è il coronamento di una carriera. Non mi pongo il festival come obiettivo, è una laurea ad honorem. Spero di guadagnarmela».