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 2021  dicembre 18 Sabato calendario

Arrestato il sicario di Diabolik

ROMA – Un sicario travestito da runner che uccide il capo degli ultras della Lazio. E due uomini che ammazzano un albanese nella spiaggia del litorale laziale di Torvaianica. Due delitti diversi, un unico killer, il medesimo contesto malavitoso: regolamenti di conti per il controllo della droga. Misteri che hanno avvolto la Capitale e che ieri sono stati risolti: a uccidere Fabrizio “Diabolik” Piscitelli è stato Raul Esteban Calderon. Ha 52 anni, è argentino e ha precedenti per rapina. Dopo il delitto commesso il 7 agosto 2019 al Parco degli Acquedotti, il 20 settembre 2020 ha ripreso in mano la pistola e ha ucciso Shehaj Selavdi in una spiaggia affollata. Questa volta non era da solo. Secondo i magistrati dell’Antimafia, coordinati dal procuratore Michele Prestipino e dall’aggiunto Ilaria Calò, Calderon ha agito con Enrico Bennato, un pregiudicato imparentato con boss, con vittime di omicidi maturati per il controllo delle piazze di spaccio, e con personaggi vicini a Diabolik.
Calderon e Bennato non appartengono agli alti ranghi della criminalità capitolina. Sono gli esecutori materiali. E adesso sono in carcere. Il primo deve rispondere di due omicidi volontari aggravati dal metodo mafioso. Il secondo di un delitto, sempre in odor di mafia.
I mandanti vanno ricercati nell’ambiente che governa le forniture della droga a Roma, tra chi controlla i prezzi e quindi anche la criminalità, tra chi può permettersi di decidere la fine di un pezzo grosso del calibro di Diabolik: Piscitelli, secondo i pm, ha inondato la Capitale di droga grazie a una banda che aveva a disposizione anche un manipolo di pugili e picchiatori albanesi.
Tra le persone vicine a Diabolik c’era anche Leandro Bennato (fratello di Enrico) gambizzato quattro mesi dopo la morte di Piscitelli. E i due fatti, secondo gli inquirenti, non sono così slegati.
Da una telecamere piazzata in un’abitazione privata è partita l’indagine sulla morte del capo degli Irriducibili della Lazio. Le immagini rivelano che il killer era vestito da runner e lo immortalano mentre esplode un colpo alla nuca della vittima. Il lavoro della squadra mobile di Roma è subito difficile. Giorno dopo giorno vengono acquisiti elementi, racconti, conversazioni intercettate. Nel frattempo, però, la lunga scia di sangue continua. Il 20 settembre 2020 l’albanese Shehaj Selavdi viene ucciso sulla spiaggia di Torvaianica. Indaga l’Arma e l’indagine punta verso l’argentino Calderon. Poliziotti e carabinieri si scambiano informazioni e collegano i due delitti. Sospettano addirittura che ci sia un legame tra l’albanese ucciso e la gambizzazione di Leandro Bennato.
Lo scorso 13 dicembre è scattato il fermo. E ieri la convalida dell’arresto. In realtà Enrico Bennato era in carcere dal maggio scorso, da quando aveva provato a dar fuoco al portone di una donna che molestava. A ridosso di quell’arresto, i carabinieri di Primavalle avevano trovato in un magazzino delle pistole riconducibili a lui. E gli uomini della scientifica vogliono capire se sono le armi con cui sono stati commessi i due delitti. Ginevra, la figlia di Piscitelli, ha commentato: «Siamo sollevati, non ce lo aspettavamo, nella tragedia è stata per noi una bella notizia. È un bel regalo di Natale».