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 2021  dicembre 17 Venerdì calendario

Periscopio

Per avere una soluzione efficace servirebbero due Mario Draghi, ma dal momento che ve ne è uno solo a disposizione, occorre trovare un tandem all’altezza, quasi a prescindere dalla divisione dei compiti. E questo tandem appare individuabile nel duo Draghi-Marta Cartabia. Raffaele Marmo. QN.
Cosa fa Biden ? Minaccia alla Russia sanzioni se davvero invadesse l’Ucraina. Ma Putin qualche ragione ce l’ha quando non vuole l’Ucraina nella Nato e missili a cinque minuti da Mosca. Minaccia altre sanzioni al cinese Xi nel caso in cui dovesse fare come Putin e invadere Taiwan. Ma Putin e Xi sanno benissimo che al di là delle ritorsioni economiche Biden non potrà andare. Negli Stati Uniti del dopo Trump e nell’Europa prostrata dal virus cinese, nessuno vuol morire per Kiew e nemmeno per Taipeh. Cesare De Carlo. QN.
La situazione politica è caotica perchè abbiamo una stratificazione orizzontale di interessi e poteri nelle tre principali forze al governo: il primo strato è quello dei segretari di partito, Enrico Letta per il Pd, Matteo Salvini per la Lega, Giuseppe Conte per il Movimento5stelle; il secondo dei ministri, i vari Luigi Di Maio, Giancarlo Giorgetti; il terzo è costituito dai parlamentari. Nessuno dei tre leader riesce a tenere sulla stessa posizione i propri governisti e onorevoli. E questo fa sì che tutte le ipotesi che i tre lanciano si scontrino con il fatto che non hanno il controllo dei gruppi sottostanti. Ugo Finetti (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.

Parlare di cose che non si conoscono è anche colpa di tanti talk show televisivi e di tanti di noi giornalisti, abituati a passare nel giro di pochi minuti da un’analisi sui contagi nel mondo a una previsione sul Quirinale, virando poi sul 4-4-2 di Allegri. Un giorno mi chiesero se Mario Draghi, quand’era alla Bce, sbagliò a fare una certa cosa. Ebbi almeno la dignità di rispondere: «Ma vi pare che di queste cose ne capisca più io di Mario Draghi?». Non si tratta di parlare solo se si è professori della materia. Ma di capire che la prima libertà dovrebbe essere quella di ascoltare e di informarsi. Anche perché poi le parole possono diventare pietre. Michele Brambilla. QN.
Nel Trattato del Quirinale, letto con più calma, emerge la volontà di Parigi di amplificare con truppe italiane la sua capacità di presidio e intervento nei tradizionali spazi di suo interesse geopolitico: il golfo di Guinea (cioè la France-Afrique) e soprattutto l’Indopacifico, dove la Francia ha possedimenti e dove oggi si gioca la competizione globale. È lì che l’Eliseo è finito nell’angolo, subendo la recente disdetta dall’Australia (cioè dall’anglosfera) di una commessa di sottomarini. Luigi Chiarello. ItaliaOggi.

La stagione del caos, terminata con la fine del governo Conte 2 e il decollo dell’esecutivo Draghi, non sarà davvero finita prima che il sistema politico si riprenda dallo stato confusionale in cui sono cadute e tornino a essere lo specchio d’una società civile che si riconosce nei programmi e nelle identità di partiti liberamente scelti e non negli umori dei social, della stampa senza più lettori, dei talk show ridotti a corte dei miracoli e parata di freaks. Senza rinascita dei partiti, la democrazia italiana non ha futuro. Ludovico Festa e Giulio Sapelli: “Draghi o il caos”, Guerini associati.
Un capitolo del mio romanzo La casa di Roma racconta proprio come si iniziò negli anni 70 con i cortei, poi si arrivò agli scontri, poi le spranghe, poi alle molotov e le pistolettate. E in tutto questo il terrorismo non c’entra. Qui non stiamo parlando di Br ma del movimento del ’77, cioè di qualcosa che alimentò una violenza endemica diffusa che mise in ginocchio il Paese. E rischiare tutto questo – lo dico alla Sinistra – per uno strumentale gioco politico e mettere in difficoltà un partito, sto parlando di Fratelli d’Italia, che comunque ha un importate consenso popolare, è una cosa da pazzi. E pericolosa. Pigi Battista, scrittore (Luigi Mascheroni), il Giornale.

Sono cresciuto grazie a un misto di volontà, fortuna e talento. Non so in che ordine, ma questi sono stati gli ingredienti. Ho cantato in parrocchia, alle feste nelle piazze e poi ai primi provini. C’era un posto a Napoli, c’è ancora, dove vanno tutti quelli che vogliono cantare. E lì si incontra gente che fa i mestieri più diversi: cameriere, sguattero, pescatore, io allora facevo il posteggiatore. E quel posto era stato battezzato da Sergio Bruni “Il cimitero dei cantanti”, lì gli aspiranti artisti non nascevano, morivano. Nino D’Angelo, cantante, (Antonio Gnoli), la Repubblica.
E si arriva a «Va’ pensiero». Suona Muti, come un sussurro. «Ogni nota dev’essere piena di dolore. Tutti sottovoce, l’ha scritto Verdi, non io. Legato! Le pause sono sospiri, non silenzi, sono la voce che si spezza per l’emozione, non un deficiente che lascia una parola a metà. Ma pensate, volevano farne l’inno d’Italia. Ve l’immaginate la Nazionale di calcio in campo, Insigne che canta l’inno di un popolo schiavo, che sogna la libertà? Lungo poi! Cinque minuti. E l’arbitro e sessantamila persone lì che aspettano…». Riccardo Muti. (Gustavo Mario Benzing). Corsera.

Tornati dal Cile, partecipammo a una festa alla Canottieri Roma. Alla fine, non era stato previsto che la coppa venisse riconsegnata al caveau della banca: nel panico generale la portai a casa io e ci dormii abbracciato. Nicola Pietrangeli, tennista. (Gaia Piaccardi). Corsera.
Di Tel Aviv dove vissi sette anni mi rimangono le spiagge bianche e belle a un paio di chilometri dalla città, i giochi di banda con gli altri ragazzini. Qualche cinghiata da parte di mio padre per l’ostinazione con cui mi rifiutavo di andare a scuola. Sono stato molto libero, ma anche disastrosamente inadatto a un’adolescenza normale. Ho impiegato il doppio del tempo per fare i tre anni di medie. Alessandro Haber, attore. Antonio Gnoli. La Repubblica.
Rosita Missoni ha festeggiato un bel compleanno malgrado che «quello splendido ragazzo in canotta azzurra» che aveva sposato nel 1953 (lo stesso anno in cui fondarono l’azienda delle maglie più famose al mondo, in uno scantinato a Gallarate) non ci sia più e che il suo primogenito se lo sia preso il mare «senza ridarci neppure un corpo su cui piangere dopo mesi a illuderci. Era stato giusto sperare, anche». Paola Pollo. (Corsera).
La fortuna va da chi la cerca, non da chi l’aspetta. Roberto Gervaso.