Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  dicembre 17 Venerdì calendario

Intervista a Luigi Di Maio

enanzio PostiglioneIl ministro M5S: con Conte dialogo franco, ma stessi obiettivi. Non dobbiamo snaturarci

MILANO Il Quirinale, i partiti, le riforme. Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, già leader dei 5 Stelle: ieri Corriere.it, ora sul giornale.
Visto dalla Farnesina: le nuove regole anti Covid decise dall’Italia e le tensioni con Bruxelles. Qual è il punto?
«Non parlerei di tensioni. Abbiamo solo applicato norme più restrittive perché stiamo cercando di arginare Omicron: siamo uno dei Paesi che per ora ha i più bassi livelli di diffusione della variante. Dobbiamo proteggere l’Italia. La Grecia ha scelto lo stesso meccanismo, altri stanno seguendo questa strada».
Attualità politica. Come si sceglie il presidente della Repubblica?
«Con l’obiettivo di eleggere chi tuteli l’interesse nazionale e garantisca l’unità del Paese. Dialogo ampio tra tutte le forze politiche».
Cosa vuol dire metodo condiviso? Qual è la via?
«La proposta del tavolo è valida, spero non diventi solo una iniziativa mediatica. Lo dico da rappresentante dei 5 Stelle, la prima forza nel Parlamento. Bisogna parlare con tutti, con i nostri alleati ma anche con il centrodestra: senza però farci dettare l’agenda. Dialogo alla pari, obiettivo comune».
Silvio Berlusconi è un nome possibile?
«Salvini e Meloni si affrettano sia a candidarlo sia a dire che i voti non ci sono. Il punto è che potrebbe essere affossato dallo stesso centrodestra».
Lei vedrebbe Mario Draghi al Quirinale?
«Non ci possiamo permettere di mischiare ai giochi politici e al toto-nomi il presidente Draghi. Che va protetto e non va tirato per la giacca. Legge di bilancio, terze dosi del vaccino, nuove misure: il periodo è molto delicato, non servono i rumors sul Quirinale».
Si è parlato di un asse Letta-Conte per il Colle. Cosa ne pensa?
I numeri in Aula
Dobbiamo ascoltare
il Parlamento. Il partito dei franchi tiratori esiste e può crescere
Il gruppo misto è il più grande della storia
«Iniziativa giusta, visto che sono forze alleate. Ma direi: facciamolo, facciamolo velocemente, partiamo già da una maggiore sintonia. Costruiamo un metodo prima dei nomi. E ripeto: i partiti non si possono permettere di giocare con il nome del premier».
E il Parlamento?
«Ascoltiamolo. Il partito dei franchi tiratori non solo esiste ma può crescere.Il gruppo misto è il più grande della storia. Per i 5 Stelle i capigruppo Mariolina Castellone e Davide Crippa sono punti di riferimento importanti».
Quando si deve votare per le elezioni politiche?
«Le dico quando “non” si deve votare: mentre acceleriamo sulle terze dosi e avviamo il Piano di ripresa e resilienza. Non possiamo, adesso, perdere tra i 4 e i 5 mesi. Andate a vedere i Paesi dove ci sono state campagne elettorali o crisi di governo: curve dei contagi in salita, esecutivi bloccati nelle scelte. La data prevista è il 2023: mettiamo in sicurezza l’Italia e poi andiamo alle urne».
Lei crede nell’alleanza tra Pd e 5 Stelle? O il Movimento dovrebbe correre da solo?
«Con il Pd lavoriamo molto bene: dove ci siamo presentati assieme abbiamo portato a casa risultati molto importanti. Non penso solo a Napoli e a Bologna ma anche a Comuni medi e piccoli. Sono i fatti a dimostrare che il legame tra noi e il Partito democratico sta funzionando».
Pensa che si debba cambiare la legge elettorale e approvare un proporzionale con soglia al 5 per cento?
«Credo di sì, con uno sbarramento. Questo è un Paese che finché avrà una democrazia di modello parlamentare con la fiducia al governo avrà bisogno di un sistema proporzionale».
Giorgia Meloni, sul Corriere, ha rilanciato il presidenzialismo.
«Non è la priorità, ora siamo in piena pandemia. Ma dopo sarà giusto aprire una riflessione. Mi guardo attorno in Europa. Chi ha avuto più stabilità è la Francia con un sistema semipresidenziale. È un fatto».
Il garante dell’unità
Serve una figura che tuteli l’interesse nazionale e garantisca l’unità del Paese
Dialogo ampio
tra tutte le forze politiche
È vero che a volte, o spesso, lei e Conte avete sensibilità e opinioni diverse?
«Il presupposto è che avere opinioni diverse non significa spaccare una forza politica. Posso dirle che, con Giuseppe Conte, oltre ad avere un dialogo molto franco, lavoriamo insieme continuamente all’interno dei 5 Stelle. Sostengo il nuovo corso: diamogli tempo per completare la transizione. Abbiamo lo stesso obiettivo, le battaglie del Movimento e la crescita dei consensi. Su questo c’è sintonia».
Ma la leadership di Conte è salda?
«Assolutamente sì, è appena partita. L’ambizione di strutturare e organizzare un Movimento come il nostro non è cosa facile. Quello che sembra normale per gli altri, per noi è uno sforzo non comune».
Come immagina i 5 Stelle?
«Dobbiamo andare dove sta andando il mondo. Il primo punto è il clima. Riguarda tutti noi. Come proteggerci dagli stravolgimenti ambientali, come rallentarli. Non è un caso se abbiamo rilanciato il superbonus del 110 per cento. Il nostro futuro è diventare la vera forza ecologista del Paese. E accanto a questa transizione c’è quella digitale: le nuove tecnologie, accanto ai giovani».
E la struttura del Movimento?
«Quella nazionale è nata e sono molto contento. Poi c’è quella territoriale. Sono sicuro che il comitato presieduto da Alfonso Bonafede porterà avanti un grande lavoro. Rispondere alle richeste dei cittadini comporta un’organizzazione che non abbiamo mai avuto».
Dal 2 per mille all’astensione sul caso Renzi: il Movimento ha cambiato natura?
«Non dobbiamo snaturarci. Mi fa piacere che il presidente Conte abbia detto chiaramente che noi voteremo contro la richiesta avanzata da Renzi. Una cosa è parlare di giustizia e anche di malagiustizia, un’altra è usare argomentazioni improprie per difendere i politici. Il segnale sarebbe devastante».
Perché i 5 Stelle hanno perso tanti consensi?

«Mi sono dimesso a gennaio del 2020. Giuseppe Conte è stato appena eletto presidente. Il Movimento sta vivendo una lunga transizione. Guardiamo avanti, gli obiettivi che ci chiedono gli italiani sono chiari. Superare la pandemia, rivedere il rapporto tra i cittadini e i servizi pubblici, come dicevo affrontare le due grandi rivoluzioni del nostro tempo, il clima e le tecnologie. Stiamo parlando di cambiamenti di enorme portata: dobbiamo esserci e incidere».
Se il messaggio chiave del 2018 era il reddito di cittadinanza, adesso i punti chiave diventano ambiente e digitale. È così?
«Ricorderete che arrivammo in Parlamento con una grande spinta sui temi del welfare, il senso era mettere in sicurezza il nostro Paese anche dal punto di vista dei diritti per chi non aveva niente o rischiava di perdere tutto. Ora il primo problema è la pandemia, con il nemico invisibile. Ma sullo stesso piano c’è la battaglia sul clima. E lì accanto ecco la transizione digitale: senza l’innovazione, le tecnologie, non puoi combattere né i virus né i cambiamenti del pianeta. Non è solo una questione per i ministri dell’Ambiente. I ministri dell’Interno e della Difesa come quelli degli Esteri sanno per esempio che le cellule terroristiche avanzano in quelle aree dell’Africa dove cresce la siccità, si impoveriscono i villaggi, i giovani diventano estremisti».
Sentite la mancanza del fondatore, Beppe Grillo, che non appare più?
«Grillo è sempre presente. Ci sentiamo con regolarità anche per discutere di clima, pandemia, transizione digitale. Conoscete Grillo come lo conosciamo noi: interviene sempre nei momenti di difficoltà, lo sentiamo al nostro fianco».
Com’è adesso il suo rapporto con Matteo Salvini?
«Con lui ho già dato. Abbiamo due idee della politica e di come fare politica differenti. Fino a prova contraria io mi fido ciecamente delle persone. E poi purtroppo quella prova contraria è arrivata».
Con Giorgia Meloni?
«Ha sempre mostrato una grande affidabilità. Siamo politicamente agli antipodi ma, quando è capitato di lavorare assieme, c’è stata sempre fiducia».
E il rapporto con il premier Draghi?
«Mi permetto di definirlo ottimo. Totale sintonia per rafforzare il nostro Paese rispetto alla pandemia e alla crisi economica».
Cosa si aspetta di più e di diverso dal governo?
«Ce la stiamo mettendo tutta, sono in una squadra di ministri, viceministri e sottosegretari che ogni mattina si sveglia e prova a fare di più. Ne sono orgoglioso. Oltre il 6 per cento di crescita, anno record dell’export per il Made in Italy».
È stato vicepremier, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, ora è agli Esteri. Come e dove si immagina nei prossimi anni?
«Questo non lo so. Posso dirle che finché i cittadini mi daranno fiducia e non si stancheranno, io darò sempre il massimo».