la Repubblica, 17 dicembre 2021
Il 34% degli italiani ha paura della Cina
ROMA – La Cina sarà pure vicina, ma fa paura. O almeno, è quel che pensa il 34% degli italiani. Un’inquietudine che è cresciuta sensibilmente negli ultimi anni, considerando che nel 2018 solo il 6% dei nostri connazionali indicava il Dragone come “maggiore minaccia per il mondo”. In pratica, oggi la Repubblica popolare cinese ci spaventa molto più dell’Iran, della Corea del Nord (un tempo sul podio delle paure globali) e della Russia. Tra sorprese e conferme, è uno dei dati che spiccano di più nel nuovo sondaggio annuale effettuato dall’Ispi (Istituto per la politica internazionale) insieme all’Ipsos con metodologia Cawi su un campione stratificato e casuale rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne: domande chiave sul mondo che illuminano alcuni notevoli spostamenti nella percezione che il Paese ha dei fenomeni globali, degli equilibri tra i partner europei, ma anche dell’immagine che l’Italia ha di sé sulla scena mondiale.
È proprio la relazione con Pechino e con Mosca a mostrare gli smottamenti più marcati: la percentuale di chi vede nella Cina un “alleato dell’Italia nel mondo” in un anno è calata dal 36% al 23%, quasi in parallelo a quanto accaduto con la Russia, che allo stesso quesito segna un calo di 10 punti al 28%. Sono «anni di tensioni che hanno un impatto significativo sull’opinione pubblica», spiega il vicepresidente esecutivo dell’Ispi, Paolo Magri.
Notevoli mutamenti si registrano anche sul fronte del Vecchio Continente: la Francia ha superato la Germania come “più importante alleato” dell’Italia in Europa (con il 48% contro il 35%, per i tedeschi un calo di 15 punti in un anno). Inoltre, una netta maggioranza di italiani (il 64%) è convinta che nel caso di una nuova “guerra fredda” tra Usa e Cina l’Europa non dovrebbe schierarsi. In chiaroscuro anche la performance di Joe Biden: il suo arrivo alla Casa Bianca ha migliorato le relazioni tra Stati Uniti e Ue per il 40% degli interpellati e ha dato una spinta positiva alla lotta contro il cambiamento climatico per il 37%, ma di contro è cresciuta dal 17% al 33% la quota di italiani che ritiene che la sua presidenza abbia drasticamente peggiorato le prospettive della pacificazione del Medio Oriente (annota significativamente Magri che «è la prima rilevazione dell’opinione pubblica italiana sull’America di Biden, che sconta pesantemente il disastro Afghanistan»). Peraltro, anche la percezione del presidente come “personaggio più influente della politica internazionale” si ferma a un mero 17% che si fa notare in confronto al 39% messo a segno da Donald Trump appena due anni fa, ma crollato al 12% nel 2020.
E poi c’è “l’effetto Draghi”, che secondo Magri «pesa nella percezione dell’influenza dell’Italia nel mondo: per un terzo del campione il nostro Paese conta di più rispetto all’anno scorso, addirittura più dell’Ue». Rispetto all’anno scorso si tratta di un balzo di 11 punti al 30%: in controtendenza rispetto alla valutazione del peso globale della Cina (dal 58% al 45%), degli Stati Uniti (dal 39% al 35%) e dell’Unione europea (dal 34% al 26%). A l capitolo “minacce globali”, invece, il primato spetta ex aequo alla pandemia ed ai cambiamenti climatici, seguiti dalla crisi economica e solo a distanza dalle diseguaglianze del mondo e dal terrorismo islamico. Tra gli avvenimenti che suscitano preoccupazione per il 2022, la prima risposta è (al 44%) l’aumento degli sbarchi sulle coste europee. Molti punti sotto, arrivano la crisi al confine tra Polonia e Bielorussia e le tensioni tra Usa e Cina. Infine, una maggioranza netta, ossia il 41% degli italiani, non ha avuto dubbi nello scegliere l’avvenimento “che ha dato più speranza” nel 2021: la campagna vaccinale mondiale.