La Stampa, 17 dicembre 2021
Una libreria per i tossici
Mattia scuote la testa con gli occhi un po’ persi nel vuoto: «Ma dov’è? Non lo trovo. Voglio Zerocalcare. Non ci credo, non c’è neanche stasera!». Ha un cappello di lana nero e il corpo gracile avvolto in un giubbotto nocciola di tre taglie più grande. La cerniera tirata su fino al naso. Cammina a fatica ma le mani si muovono in fretta nel contenitore blu, quello dedicato a fumetti e fantasy. C’è un po’ di tutto, da Diabolik a Reinhard Kleist. «Mi spiace, è finito: l’ultimo lo ha preso un ragazzo poco fa». Miriam propone un altro titolo. Poi si volta e sorride: «Vogliono tutti Zerocalcare, non basta mai!». Ha 26 anni come una libraia, un po’ consiglia e un po’ consola.Davanti a lei, tra la balaustra e il corrimano della metropolitana, c’è la coloratissima «biblioteca del bosco», come la chiamano i volontari del Rogoredo team. Una libreria di strada «che accende la speranza». È stata pensata per i ragazzi «dimenticati da tutti» che come fantasmi abitano la più grande piazza di spaccio d’Italia, vicino all’imbocco dell’autostrada del Sole. Nel contenitore giallo ci sono thriller e noir, in quello rosa i romanzi d’amore, tutti gli altri generi sono raccolti nelle scatole di legno bianca e verde.Sono le nove di sera e la temperatura è scesa sotto lo zero. Al lato della stazione dei treni, in mezzo ai viaggiatori che con i loro trolley passano in fretta, i volontari, quasi tutti under 30, hanno piazzato i banchetti. Ci sono i thermos col tè caldo, i succhi di frutta, le coperte di lana, le torte salate che Rebecca e Giulia preparano con le loro mani e «hanno il sapore di casa». Ci sono i libri, soprattutto. Migliaia di titoli arrivati qui da tutta Italia, grazie al progetto lanciato dal sito donaunlibroalbosco.org. In ogni volume una dedica speciale scritta a penna. Dal «Forza ragazzi!», dell’allenatore della Nazionale, Roberto Mancini, a nonna Alberta, che incoraggia a «credere che sia possibile raggiungere una meta e impegnarsi al massimo per farlo accadere». C’è anche Christian che ha lasciato la mail: «Accendi la mia luce: scrivimi. Cercheremo insieme il nostro interruttore».«E pensare che tutto questo è nato per caso», racconta Miriam, mentre aiuta Burba, coi lunghi dread e i suoi 19 anni, consumati in fretta in alloggi di fortuna in giro per l’Europa. «Un anno fa uno di noi ha portato qui tre, quattro libri. Erano titoli brutti di quelli che dimentichi in un angolo della casa. Eppure sono spariti in pochi istanti. Ho sgranato gli occhi, non mi sembrava vero. Mai avrei immaginato che i ragazzi del boschetto della droga avessero così tanta voglia di leggere. E di tutto, da Kafka a Topolino». Così i volontari si sono organizzati: «Da buoni millennials abbiamo lanciato una campagna social e questa biblioteca è stata modellata sulle richieste dei lettori che ci aspettano qui ogni mercoledì». D’estate come d’inverno, nonostante il freddo e la pandemia.Gli scatoloni di cartone presto hanno lasciato il posto alla libreria di legno, realizzata dai ragazzi della Casa del giovane di Pavia, una comunità terapeutica contro le dipendenze. Proprio la comunità in cui da due giorni finalmente è in cura Daniel, 29 anni, il primo e più accanito lettore del boschetto. «Lo vedevo soffrire, perdere chili ogni giorno. Per tre anni ho provato ad avvicinarlo, ma niente», racconta Simone Feder, uno dei responsabili della comunità, che instancabile batte queste strade per aiutare «i pellegrini della disperazione» e nel 2020 ha pubblicato per Mondadori la storia di una di loro: «Alice e le regole del bosco». Alla fine ad avvicinare Daniel ci hanno pensato i libri: «Ero nel buio più totale», racconta al telefono. In lacrime ripercorre la sua storia da quando ha perso il lavoro ed è andato via di casa, lontano dalla mamma e dalla zia, a dormire in strada, a fare l’elemosina per comprare l’ennesima dose di eroina e cocaina da sparare in vena. «Ero nelle mani degli spacciatori che mi usavano come volevano. Ubriachi e fatti, non avevano rispetto per nessuno, soprattutto per le ragazze: in cambio di una dose abusavano di loro». In quelle notti difficili «i libri mi davano speranza, mi dicevano che tutto era possibile: grazie a Stephen King e Dan Brown riuscivo a prendere sonno anche quando avevo più paura». Un mercoledì dopo l’altro, «sono tornato alla vita».