ItaliaOggi, 16 dicembre 2021
Periscopio
Marinetti aveva ucciso il chiaro di luna e noi spegnemmo il manto di stelle che sovrastava la letteratura italiana del dopoguerra. Fausto Curi, uno dei sopravvissuti del Gruppo letterario 63 (Antonio Gnoli), la Repubblica.
Al Quirinale non ci si candida. E Berlusconi non si è mai candidato. Antonio Tajani, Forza Italia.
Sono spariti M5s e sinistra radicale a Milano perché non è più tempo per estremismo e demagogia. Dopo la pandemia, la gente vuole serietà e moderazione. Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano. (Andrea Senesi). Corsera.
Per fortuna sono nato nella seconda metà del secolo passato, i nostri nonni furono la generazione che soffrì di più in una guerra assurda. Oscar Farinetti, Eataly (Filippo Lezoli). Libertà.
«Posso dire due cose: Berlusconi stai attento, la Meloni e qualcun altro vogliono fotterti. Dico poi, non tiriamo per la giacca Mattarella». L’invito di un nuovo soggetto centrista è rivolto a tutti. Tranne a Carlo Calenda. Perché è un personaggio stravagante. Io sono michelangiolesco, lui tolemaico: pensa solo a sé stesso, non so dove andrà». Quagliariello storce il naso. Clemente Mastella. (Giuseppe Falci), Corsera.
Adesso la battaglia si sposta sul segmento più fragile e insidioso, quello dei bambini, vaccinabili da metà dicembre. Anche qui apriti cielo. Non basta il parere unanime della Società italiana di pediatria, probabilmente la migliore del mondo visto che i neonati italiani hanno il tasso più alto di sopravvivenza. Non basta la quasi totalità delle società scientifiche internazionali. No, si vanno a pescare i soli casi dubbiosi per scaraventarli in faccia a genitori ansiosi che nella confusione determinata ad arte dicono: io ho fatto il vaccino, ma a mio figlio non lo faccio, quasi che sia questa la protezione materna/paterna e non il suo contrario. Bruno Vespa. QN.
Conte esprime un’idea di politica che è l’esatto contrario per lessico, toni, periodare e argomentazioni. Il linguaggio dell’avvocato del popolo è infatti ampolloso, articolato e ricco di circonlocuzioni che cozzano con il periodare secco di Grillo. L’abbondanza di perifrasi e di eufemismi tende addirittura a rendere difficile l’interpretazione dei suoi messaggi. Il tono è sempre piano, quasi mai sopra le righe, segno di una morbidezza lessicale e di stile che si pone sul versante opposto rispetto a quello del comico, che invece utilizza spesso uno stile comunicativo aggressivo che attira l’attenzione di chi ascolta. Del resto, Conte crede a una politica fatta di mediazione e dialogo fondata sulla cura delle parole. Lo statuto del nuovo Movimento non a caso recita che «le espressioni verbali aggressive devono essere considerate al pari di comportamenti violenti». Martino Loiacono. ItaliaOggi.
Che cosa è adesso, dopo le sue tante abiure, il Movimento, anzi, il partito Cinquestelle? Tolto il vaffa, la lotta alla casta, la diversità come rappresentazione di sé, la purezza come programma, quali sono i punti di contatto che i cinquestelle possono trovare con la pancia del Paese, quali interessi rappresentano? Quali argomenti porteranno alle prossime elezioni per convincere gli italiani a dargli un voto che non sia solo il trovare uno stipendio a una balzana compagnia di onorevoli che rischiano di tornare nullafacenti? Che cosa fare per non apparire il Cynar della politica italiana, che prima andava e adesso non vuol più nessuno? Pierfrancesco De Robertis. QN.
L’aumento della bolletta dell’energia elettrica e del gas è solo la punta di un gigantesco iceberg che naviga da decenni in rotta di collisione con il Titanic dell’economia italiana. Ha iniziato a formarsi 50 anni fa, all’inizio degli anni 70, con il primo shock petrolifero, allorquando il prezzo del petrolio in poco tempo aumentò di oltre 10 volte. Un evento epocale, cui seguì un drammatico periodo di stagflazione (presenza contemporanea di alti tassi di inflazione e di disoccupazione) che spaccò in due la storia economica del Paese: la fine del periodo di crescita post-bellica e l’inizio del lunghissimo declino. Marcello Gualtieri. ItaliaOggi.
Il nodo è che, in un modo o nell’altro, spesso appunto col fuoco amico, sotto tiro ci finiscono sempre il Natale e la tradizione cristiana. Nessuno attacca mai il Ferragosto, l’Hanukkah o Natale ebreo, il Capodanno cinese. Ne abbiamo viste di tutti i colori, dalle scuole che vogliono abolire il presepe, a chi vuole il bambinello nero e non bianco, a chi, sempre a scuola, preferisce evitare la parola Gesù nei canti natalizi, a chi si batte per togliere il crocifisso dai luoghi pubblici. Stranieri che credono in un Dio diverso, in questi casi ci guardano stupiti. Gente strana gli italiani, penseranno. Beppe Boni. QN.
La riforma del processo penale della ministra della giustizia Cartabia è il minimo sindacale per venire incontro alle richieste dell’Europa e ottenere gli aiuti del Pnrr. Ma non è la riforma radicale del codice di cui vi sarebbe bisogno. L’aspetto positivo più rilevante riguarda una visione diversa del carcere, non più visto come l’elemento caratteristico della sanzione: le pene alternative e la semplificazione delle procedure avranno un certo impatto deflattivo. Bene anche l’incentivazione all’archiviazione, e infine l’utilizzo della telematica al posto delle valanghe di carta . Carlo Nordio, già procuratore aggiunto di Venezia. (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Ma nel frattempo la Germania era diventata hitleriana: dopo l’Ungheria e l’Austria, per Koestler è un’altra patria perduta. Si rifugia in Francia, pensa di stracciare la tessera del partito, l’insorgere del pericolo nazista rinvia la sua decisione. Forse manca ancora qualcosa: manca la prova del fuoco, sporgersi personalmente sull’orlo del baratro. Accade in Spagna, come accade al suo amico George Orwell. Koestler si precipita in Spagna, un po’ come spia e un po’ come inviato speciale del “New Cronicle”. Preso e condannato a morte all’arrivo dei franchisti a Malaga, riesce a salvarsi in seguito a uno scambio di ostaggi: di quei cinque mesi in galera aspettando di essere messo al muro dai fascisti scriverà un reportage densissimo, “Dialogo con la morte”. Maurizio Pilotti. Libertà.
Conoscevo un pittore impressionista di Garda, Benito Tomezzoli, un misantropo che ritraeva scorci del suo paese. Il giorno che lo avvicinai, mi confidò: «Faccio questa roba per campare, ma la mia pittura è un’altra», e mi mostrò una tela astratta che sembrava uscita dalla tavolozza di Jackson Pollock. Luigi Carlon, imprenditore e collezionista (Stefano Lorenzetto), l’Arena.
La maggiore spinta al coraggio la dà l’ambizione. Roberto Gervaso.