il Fatto Quotidiano, 16 dicembre 2021
Ricordi di Stevie Van Zandt
Sabato 23 agosto 1969. Una settimana dopo Woodstock. Reduce dal festival, Janis Joplin ha un ingaggio per due show alla Convention Hall di Asbury Park, New Jersey. Ha 26 anni. Adocchia un diciannovenne. È Bruce Springsteen. Lui scappa dal retro.
Stevie Van Zandt, andò così?
Erano di fianco a me. Janis fu determinata: voleva un tempo ‘di qualità’ con Bruce. Be’, dovevate essere in quei giorni, per capire cosa fosse la liberazione femminile. Le ragazze chiedevano esplicitamente di fare sesso. A volte questo appariva intimidatorio. Mettevano paura! La Joplin era aggressiva come un predatore maschile. Un essere speciale.
Questa è una delle storie che racconta nella sua autobiografia Memoir, la mia odissea fra rock e passioni non corrisposte. Ma tace sull’aneddoto con Springsteen a Memphis, 29 aprile 1976, dopo un live con la E Street Band. Siete davanti al muro di Graceland e…
…E io non avevo intenzione di intrufolarmi in casa di Elvis, non ero un suo grande fan! Bruce invece, già finito sulle copertine di Time e Newsweek, era sicuro che lo avrebbero riconosciuto.
Cosa accadde?
Gli dissi: ‘Amico, non mi arrampico lì, e in piena notte!. Resto qui in taxi, mi serviranno soldi per farti uscire di galera. O per l’ospedale: i mastini ti morderanno le chiappe’. Springsteen si inoltrò verso l’ingresso.
Chi gli aprì?
Vernon, il padre di Elvis. Sostenne che il figlio era via.
Vedeste Elvis in concerto nel ’77, poco prima che morisse.
Serata piacevole, ma solo un residuo della sua grandezza. L’ultima volta che avevo percepito tutta la potenza rock di Presley era stato con il ritorno nello special tv del ’68.
Girano voci su Springsteen e voi della E Street Band a Roma e Ferrara nel maggio 2022.
Non credete a ciò che leggete, fin quando non vi sarà un annuncio ufficiale di Bruce. Che deve ancora prendere una decisione. A oggi non esiste un piano per andare in tour, vediamo come procede la pandemia. Sì, il desiderio di portare sul palco l’album Letter to you è fortissimo, sono canzoni che pretendono il pubblico, sarà un grande show. Speriamo che quando torneremo in Italia, San Siro sarà in piedi.
Ha firmato una petizione per salvare lo stadio milanese.
È un sito sacro del rock mondiale. Non dobbiamo dare per scontata la sopravvivenza delle strutture leggendarie, troppe sono già sparite. Sarebbe una grande perdita l’abbattimento di San Siro: lì dentro c’è sempre un’atmosfera magica, intangibilmente mitica. E non solo per la risposta travolgente dei fan.
Per lei questo stop forzato è stato fertile.
Ho pubblicato due nuovi album con i Disciples of Soul e rimasterizzato il mio catalogo. Ho scritto questo libro, e ne sto preparando uno più dichiaratamente politico.
Memoir è il suo diario di riflessioni da musicista, attore, attivista. E una miniera di retroscena. Come quello su Van Morrison.
Van è un mio idolo, ma non l’avevo mai incontrato. Ha fama di essere scorbutico. Mi spinsero nel suo camerino. Volevo dimostrargli quanto le sue canzoni avessero contato per me.
E?
Azionai l’aspirapolvere e gli pulii la stanza. Il suo tour manager mi disse che non lo aveva mai sentito ridere così tanto.
Poi gli incontri con Dylan. Anche come produttore.
A libro finito, ho spedito le bozze a Bob, a Springsteen e Paul McCartney: se ero stato indiscreto avrei tagliato le parti su di loro. Invece hanno scritto per me sul retro di copertina. Dylan è astuto e molto divertente.
Lei si è schierato al fianco dei Måneskin. Che in Italia dividono.
Gli italiani dovrebbero essere orgogliosi dei Måneskin, questa controversia è ridicola, sbagliata, ingiusta. Non vi piace la loro musica? Non ascoltateli. Ma è sciocco paragonarli agli dei originari del rock. Il Rinascimento accade ogni due secoli, e nel rock è finito da un pezzo. Non possiamo giudicare i Måneskin confrontandoli con gli Who. Da troppo tempo nessuno aveva ottenuto un successo rock così miracoloso come questa grande e giovane band. Concediamo loro il tempo di evolversi. Le nuove generazioni trarranno ispirazione dai Måneskin.
In due serie tv ha recitato da mafioso: Lilyhammer e nei Soprano. Era stato provinato pure nel ruolo del boss Tony Soprano, che poi andò a Gandolfini.
Il produttore mi vedeva protagonista, la HBO decise per Jimmy. Ma la ruota del destino girò per il verso giusto, facendomi scoprire anche una vocazione da attore. Ora stanno girando un prequel. Sono curioso di vedere come tratteranno il mio personaggio da giovane.
Si chiamava ‘Silvio’. Come Berlusconi.
Oh, non ditemi che sta tornando! Ma davvero qualcuno lo vuole presidente? Anche l’Italia è nei guai come l’America: quel pagliaccio traditore di Trump non molla la presa. I Repubblicani prenderanno il Congresso nel 2022, e nel mio Paese la democrazia sarà finita. Ci sarà una nuova guerra civile, con scontri armati. I buoni devono svegliarsi. Subito.