La Stampa, 16 dicembre 2021
Ritratto di Gaetano Mosca
l primo senso che si prova di fronte all’opera di Gaetano Mosca è di disagio per la sua freddezza, per la sua impassibilità, per la sua scaltrezza ermetica. La cultura dello scrittore sembra ostile a chi legge, decisa com’è a rimanere astratta, dottrinaria, indipendente dalle novità del giorno e dai riferimenti più palesi. Il tono della narrazione vuole essere arido, senza simpatia e senza commozione. Si mantiene sempre a una altezza scientifica, non indulge a chiarire o a confrontarsi con sentimenti diffusi, non spiega questioni attuali. Si direbbe che per le sue necessità di osservatore e di filosofo, egli si sia imposta una specie di ascesi dal troppo facile e dal troppo umano. Tutto viene sottoposto a una rigida documentazione storica e dimostrazione scientifica. Lo scrittore non cede alle debolezze umane per le esperienze personali, per gli affetti, per le cose che gli stanno vicino; esemplifica come se fosse un matematico, cerca le prove per il suo assunto nei fatti della storia cinese e babilonese più volentieri che in quelli della civiltà contemporanea.Di un mondo che era naturalmente campo delle psicologie più calde dei risentimenti, dell’oratoria egli ha fatto un arido terreno di sperimento, un tema per problemi generalizzati, sacrificando ogni interesse personale.Tuttavia sotto questo scetticismo e questa impersonalità apparente l’osservatore a stento potrebbe cercare segni meno evidenti, ma più caratteristici di stile e di carattere, anzi delineare addirittura i lineamenti di una franca psicologia conservatrice, l’amore per l’ordine e la chiarezza, il gusto per le distinzioni perspicue che in lui, schietta natura di siciliano, bastano a smentire tutte le recenti leggende sugli istinti di nebulosità metafisica degli isolani, leggende immaginate sulla scorta di un solo, o certo di pochi esempi. Per cercare nel Mosca un tipo di psicologo di razza basterebbe la sua grande ammirazione per il Manzoni, del quale egli ha fatto un vero maestro di vita, dedicandovi lunghi studi, intesi a illuminarne le doti di osservatore umano e di creatore di personaggi. Le conferenze manzoniane del nostro, quando saranno raccolte in volume, costituiranno un esempio curiosissimo di politica applicata all’arte e saranno un bel contributo di un diplomatico alla ricreazione del mondo dei Promessi sposi. —