Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  dicembre 15 Mercoledì calendario

La pillola anticovid di Pfizer

WASHINGTON La pillola anti-Covid, compresa la variante Omicron, è pronta. Almeno stando a quanto annunciato ieri da Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer: «Questo potenziale trattamento può diventare uno strumento cruciale contro la pandemia, salvando vite e riducendo del 90% l’ospedalizzazione».Il farmaco, di cui in realtà si parla da mesi, si chiama Paxlovid ed è un antivirale. La società americana ha concluso la fase sperimentale e ora attende l’approvazione da parte della Autorità federale, la Food and Drug Administration. In parallelo la nuova documentazione sarà presentata anche all’Ema, l’Agenzia europea di controllo.
Secondo i dati diffusi da Pfizer, il Paxlovid può ridurre dell’89% il rischio di ricoveri e di morte. Il paziente deve prendere le compresse entro tre giorni dalla comparsa dei primi sintomi. L’efficacia resta comunque sostanzialmente invariata, 88%, se si aspetta fino a cinque giorni.
I test, si legge ancora nella nota di Pfizer, sono stati condotti su 2.246 volontari non vaccinati e con un alto rischio di malattie gravi. Tutte queste persone avevano contratto il Covid, con sintomi leggeri o moderati. Circa la metà del campione proveniva dagli Stati Uniti; il resto era distribuito tra Europa, Asia e Africa. Ebbene solo lo 0,7 per cento delle persone che hanno preso il Paxlovid sono finite in ospedale nei 28 giorni successivi. Nessuno è morto. Mentre il 6,5 per cento dei pazienti che ha ricevuto un placebo è stato ricoverato; l’1,6 per cento è deceduto.
I test
Sono stati condotti su 2.246 volontari ad alto rischio. Solo lo 0,7%
è finito in ospedale
Pfizer ha poi impostato un altro ciclo di test su 662 volontari: un gruppo composto da vaccinati esposti a serie patologie e da non immunizzati senza alcun fattore di pericolo. I risultati hanno mostrato una copertura più bassa: 70% contro la possibilità di ospedalizzazione e di morte. Micheal Dolsten, il capo del team scientifico di Pfizer, ha dichiarato in un’intervista di essere rimasto «sorpreso» dagli esiti delle ricerche: «Ci aspettavamo una copertura al massimo del 60 per cento».
Il punto è che tutti gli esperimenti sono avvenuti con la variante Delta padrona del campo. Ora la domanda è: il Paxlovid è in grado di contrastare anche Omicron, la nuova versione del virus altamente contagiosa? Pfizer assicura di sì, ma solo sulla base di prove condotte nei laboratori. Non ci sono, quindi, percentuali di efficacia applicabili agli esseri umani.
La casa farmaceutica con sede a New York ha fatto sapere di essere pronta a commercializzare subito circa 180 mila dosi. Per il prossimo anno la produzione dovrebbe raggiungere 80 milioni di confezioni, da distribuire in tutto il mondo.
Si prevedono incassi enormi per Pfizer: 24 miliardi di dollari nel 2022 e 33 miliardi nel 2023. Solo il vaccino anti Covid, finora, ha fruttato di più: 36 miliardi di dollari nel 2021.
A Wall Street il titolo Pfizer è aumentato dell’8,5% negli ultimi cinque giorni di quotazione. Forse qualcuno conosceva queste notizie almeno dall’8 dicembre scorso.