la Repubblica, 15 dicembre 2021
Intervista a Raffaele Cantone
ROMA — La legge sulla presunzione d’innocenza? «Non è un bavaglio, ma burocratizza i rapporti tra giornalisti e procure». Spariranno i fatti dai giornali? «Se uno stupratore viene arrestato, la notizia deve uscire». Caso Maresca? «Scelta legittima ma che un legislatore serio avrebbe dovuto impedire». La riforma del Consiglio superiore della magistratura? «No ai consiglieri dell’Anm che vanno al Csm». Dice così il procuratore di Perugia Raffaele Cantone.In tempi non sospetti, era luglio 2017, lei ha scritto un articolo su “Repubblica” in cui ricordava che i media sono «il cane da guardia della democrazia». Ma con la nuova direttiva sulla presunzione d’innocenza, entrata in vigore ieri, non le pare che a questo “cane” venga messa la museruola?«Non sono d’accordo. La nuova normativa, di certo, creerà dei problemi, ma rappresenta un passo in avanti. Per la prima volta viene superata l’ipocrisia per cui i giornalisti possono pubblicare notizie senza far capire da dove arrivano. Nasce un sistema tracciato e trasparente sull’origine delle news rispetto agli uffici».Sia esplicito: questa legge è, o non è, un bavaglio per toghe e giornalisti?«No, non lo è. Di certo contiene degli eccessi e in alcune parti burocratizza troppo il rapporto tra stampa e uffici giudiziari. Ma non impedisce la comunicazione, anche se bisognerà capire entro quali limiti il rispetto della presunzione di non colpevolezza, principio sacrosanto, può rappresentare a sua volta un limite».Dei limiti certo ci sono.«Il rischio può esserci. Non si può pretendere che vengano messi a tacere elementi di prova emersi su un indagato».Chi ha sollecitato la direttiva, come Enrico Costa di Azione, pensa proprio a questo…«Non è così. La legge non può chiedere di tacere i fatti sulla responsabilità di un indagato. Se un soggetto viene visto da dieci persone mentre sferra una coltellata, nessuna norma può impedire di scriverlo».I fan della direttiva la usano per bloccare notizie su incriminazioni e arresti.«Sbagliano. Quel testo al contrario consente al procuratore di dare le notizie. Se questo fosse stato l’obiettivo di qualcuno, la legge non lo legittima».Nel testo ritrova quel «non semplice ma giusto equilibrio fra diritto di cronaca, diritto alla riservatezza e segreto d’indagine» che sollecitava nel 2017?«Assolutamente no, era necessario ampliare il diritto di accesso dei giornalisti alle informazioni giudiziarie pubbliche».E quali sarebbero?«Per esempio, un’ordinanza di custodia cautelare notificata agli indagati che, se non ci sono dati sensibili e di privacy da tutelare, non vedo perché non possa essere data ai giornalisti».Lei è buonista, i fan della direttiva non vogliono veder uscire niente.«Quest’esigenza mi sembra incompatibile con l’articolo 21 sulla libertà di stampa. Ed è contraria a un’idea immanente della trasparenza, perché impedirebbe ai cittadini di avere accesso a informazioni d’interesse pubblico.Perché non dovrebbero sapere che è stato arrestato uno stupratore seriale?».Perché è un presunto innocente.«La Costituzione impone di garantire a un soggetto arrestato per stupro tutti i diritti di difesa, ma non che sia taciuto il fatto. L’aspetto positivo della direttiva sta nell’invito a essere moderati nel dare news in una fase fluida. Ma non può precludere la conoscenza perché, come diceva Bobbio, la trasparenza è un requisito indispensabile della democrazia».Critica i procuratori che calcano troppo il talk show?«Nell’ultimo periodo vedo un self restraint positivo, le interviste sono rarissime, altrettanto le presenze in tv, io stesso sto dando la prima intervista da quando sono procuratore, e su una questione normativa, non certo su una indagine».Catello Maresca, consigliere comunale e giudice di Corte di Appello a Campobasso: è possibile e comprensibile?«Mi fa velo il rapporto di amicizia con lui, mio uditore ed erede della mia indagine sui Casalesi. Il problema vero è che il legislatore, pur da tempo consapevole del problema, non ha mai voluto occuparsene. Maresca ha fatto una scelta legittima che un legislatore serio avrebbe dovuto impedire».Lui dice che l’hanno fatto tutti…«In parte è vero, e rappresenta un’aggravante rispetto all’omissione di decisioni da parte del Parlamento».Riforma del Csm in vista e grande querelle sulla legge elettorale. Ne esiste una che metta in difficoltà le correnti?«Non sono un esperto di tecniche elettorali e non saprei quale legge potrebbe davvero tagliare le unghie alle correnti, ma sarebbe opportuno prevedere formali incompatibilità tra l’essere componente dell’Anm e subito dopo candidato al Csm».In via Arenula si lavora ai decreti sulla riforma penale, e la norma più discussa resta quella della improcedibilità. Favorevole o contrario?«In verità non mi entusiasma, mi preoccupano gli effetti, ma sarebbe stupido far finta di non vedere l’indecenza della durata di alcuni procedimenti penali. La riforma Cartabia andrà valutata a 360 gradi quando saranno emanati i decreti legislativi».