Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  dicembre 15 Mercoledì calendario

Italiani, un popolo di figli unici

Nel 2020 in Italia sono nati 15 mila bambini in meno rispetto al 2019, ma nel 2021 il calo potrebbe anche arrivare a 20 mila. Già lo scorso settembre, rileva l’Istat, si contavano 12 mila 500 nascite in meno, una riduzione quasi doppia rispetto a quanto era avvenuto nel 2020. Perché visto che il Covid si è abbattuto sull’Italia nel febbraio dell’anno scorso, il calo del 2020 è da attribuire agli effetti della pandemia solo da novembre in poi. Le ragioni, per il resto dell’anno, sono quelle che, a partire dal 2008, ci hanno portato a ridurre sempre di più il numero di figli per donna. E che già quest’anno porteranno il numero dei bambini nati sotto i 400 mila annui, così quello della popolazione crolla sotto i 59 milioni di abitanti.
Intanto, già nel 2019 il numero delle donne in età fertile (tra i 15 e i 49 anni) era sceso di un milione rispetto al 2008. Le difficoltà economiche, inoltre, spingono i giovani a rimanere in casa con i genitori sempre più a lungo: già prima del Covid, rilevava sempre il rapporto Istat, oltre il 56% dei giovani tra i 20 e i 34 anni viveva stabilmente con mamma e papà. Adesso va anche peggio: i dati del Report sulla natalità mostrano che a rimandare i figli a un momento non ben definito, sono proprio le donne più giovani. In Italia si arriva al parto tardìI: l’età media per la nascita del primo figlio nel 2020 è di 31,4 anni. Ma nell’unico momento di ripresa che si è avuto quest’anno – a marzo (più 4,5%, seguito da un più 1% ad aprile e poi è tornato il segno meno) per effetto delle “aperture” estive, che ci avevano illuso di esserci lasciati il Covid alle spalle – a partorire sono state soprattutto le italiane tra i 35 e i 44 anni, le giovani hanno aspettato e le straniere pure.
Eppure, negli anni 2000, ricorda Cinzia Castagnaro, una delle autrici del Report, sono state proprio le straniere a tirare su il numero delle nascite: «Nel 1995 avevamo raggiunto il minimo storico del numero medio di figli per donna, 1,19. Poi però all’inizio degli anni 2000, grazie anche al contributo delle straniere, la fecondità ha ripreso ad aumentare portando nel tempo a un’inversione tra Nord e Sud, perché è nel Settentrione che la presenza straniera è più radicata. Dal 2012 è sceso per la prima volta il numero dei nati con almeno un genitore straniero».
Con la pandemia l’effetto scoraggiamento sugli stranieri è anche maggiore: a novembre e dicembre 2020 il calo delle nascite è dell’11,5% contro il 9,2% degli italiani, e nei mesi successivi la forbice si allarga. E nel frattempo però il numero di figli per donna di cittadinanza italiana è di 1,17, il più basso di sempre. Includendo anche le straniere si arriva a 1,24. Se continua così, prevede l’Istat, a metà del secolo in corso i morti saranno più del doppio dei nati. A non nascere nel 2020 sono ormai anche i “primi figli” (se ne contano ottomila in meno). Non solo i secondi o i terzi. Tra le donne nate nel 1980 una su quattro non ha figli.