Corriere della Sera, 14 dicembre 2021
Ritratto di Elon Musk
Con la Tesla ha aperto, quando nessuno ci credeva, la strada al passaggio alla propulsione elettrica per le auto di tutto il mondo. Ha riaperto, con i suoi missili e le sue astronavi di SpaceX, l’era spaziale americana interrotta con il pensionamento degli shuttle, sostituendo competenza ingegneristica e pragmatismo alla burocrazia della Nasa e ridicolizzando gli altri concorrenti privati a partire da Boeing. Elon Musk, che fa anche mille altre cose – vuole portarci su Marte, fare viaggiare uomini e merci sottoterra ad alta velocità con la Boring Company e vuole impiantarci con la sua Neuralink un microprocessore nel cervello promettendoci che in questo modo non verremo soggiogati dall’intelligenza artificiale – è il genio inquieto, visionario e controverso che la rivista Time ha scelto come personaggio dell’anno.
Non è un santo né un uomo privo di contraddizioni: ha combinato anche diversi pasticci, molte sue sortite sono discutibili o addirittura da condannare (come quando, furioso per non averlo fatto lui, dette del pedofilo al salvatore di 12 bambini rimasti intrappolati in una grotta in Thailandia). Lo sanno anche quelli di Time che, infatti, lo definiscono «clown, genio, visionario, industriale, salvatore del mondo, showman». Ma la rivista non assegna un premio Nobel e Musk certamente, al di là delle tante cose discutibili – scetticismo iniziale su vaccini e mascherine, dipendenti maltrattati, ritmi infernali di lavoro, grande disinvoltura nella comunicazione finanziaria che ha spinto la Sec, il «poliziotto» della Borsa, a sanzionarlo – è un grande protagonista: fa notizia quasi tutti i giorni come genio o come saltimbanco, è uno dei pochi che passerà alla storia per aver fatto cose durature per l’umanità ed è anche l’uomo più ricco del mondo con un patrimonio personale stimato oltre 250 miliardi di dollari.
La cosa è discretamente rilevante in sé, ma lo diventa ancor di più se si riflette sul fatto che questo personaggio oggi circondato ovunque da fan adoranti e che ha 66 milioni di follower su Twitter, fino a pochi anni fa era, invece, assediato da gente che gli dava del buffone e del fallito. E la sua Tesla, effettivamente, fu sull’orlo del fallimento prima di diventare l’azienda che oggi vale mille miliardi di dollari, la metà del Pil italiano. Un super ricco che, però, non possiede nemmeno una casa, tutto preso, com’è dai suoi mille progetti industriali. Ma siccome è anche un narcisista, si diverte a intervenire su tutto su Twitter e, pur essendo un personaggio ruvido, per nulla empatico, va a sfogare il suo sarcasmo in tv anche in show satirici come Saturday Night Live. Bersaglio preferito Jeff Bezos, il miliardario fondatore di Amazon che arranca nello spazio con la sua assai meno avanzata Blue Origin e che è stato superato anche in ricchezza da Musk. Quando Jeff ha fatto ricorso contro la decisione della Nasa di affidare a Space X la costruzione del modulo di atterraggio lunare per la prossima missione sul nostro pianeta, Elon ha replicato secco: «Se Bezos sapesse far funzionare i suoi missili con tutti i suoi lobbisti e i suoi avvocati sarebbe già su Plutone».
Da qualche tempo, però, Musk ha un po’ cambiato registro: affronta sempre più spesso argomenti politici comincia a dirsi stanco del tanto lavoro e butta là provocazioni come l’ipotesi di mollare i suoi incarichi imprenditoriali per fare solo l’influencer. Parla di tutto: della nostra civiltà che rischia di scomparire se non facciamo più figli come della libertà di non vaccinarsi («io e i miei figli siamo immunizzati, ma chi non vuole non va criminalizzato: basta attacchi alla libertà dell’individuo»). Ed è strano sentire un grande imprenditore ormai americano formulare giudizi generosi (anche se non totalmente assolutori) sulla Cina di Xi Jinping (dove Tesla ha costruito la sua più grossa fabbrica), mentre, poi, spara a zero sul programma di governo di Joe Biden. Musk arriva a invitare il Senato a bocciare il piano d’investimenti sociali e ambientali Build Back Better: «Sono soldi buttati, non ci serve assistenza».
Vuole mettersi a fare politica? In questo campo è intervenuto spesso, anche criticando il sistema fiscale e Donald Trump, da presidente, andò personalmente ad omaggiarlo a Cape Canaveral quando partirono le sue prime missioni spaziali con uomini a bordo. Difficilmente Elon scenderà in campo ma alcuni vedono in lui una forza capace di trasformare la politica e anche il capitalismo. Si parla ormai di «muskism», una sorta di capitalismo tecnologico nel quale il problema delle diseguaglianze viene dissolto (o nascosto) grazie all’economia digitale.
Quanto agli affari di governo, in un’era in cui si discute molto di democrazia diretta e uso della tecnologia in politica, Musk sperimenta la possibilità di prendere decisioni che possono essere controverse o addirittura traumatiche organizzando referendum in rete tra i suoi follower: usa il suo carisma per ottenere consensi plebiscitari. Lo ha fatto quando ha deciso di vendere parte delle sue azioni Tesla per pagare le tasse sulle opzioni che riceverà l’anno prossimo: sapeva che la sua mossa avrebbe fatto crollare il titolo (che ha perso il 20% dai massimi) e allora se l’è fatta approvare preventivamente. Ora ha indetto un altro plebiscito sull’ipotesi di suo abbandono della guida delle aziende. Ma chi ci crede?