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 2021  dicembre 14 Martedì calendario

Evasione sotto quota 100 miliardi

Il macigno da abbattere resta ancora enorme ma il segnale è di quelli importanti da cogliere, soprattutto nella prospettiva delle azioni da mettere in campo in ottica Pnrr. L’evasione fiscale e contributiva per la prima volta scende sotto quota 100 miliardi. A certificarlo è l’aggiornamento della stima dell’evasione contributiva realizzato dal Mef, secondo cui il gap delle entrate tributarie e contributive, ossia la differenza tra quanto è dovuto e quanto realmente versano i contribuenti in Italia, si ferma per la prima volta a 99,27 miliardi, con una riduzione complessiva rispetto al 2014 di circa 10 miliardi. Il nuovo dato è aggiornato al 2019 e, rispetto a quanto anticipato dal Governo con la relazione sull’economia non osservata allegata alla Nadef di fine settembre scorso, le stime sull’evasione complessiva rielaborate a Via XX Settembre tengono conto dei dati diffusi successivamente dall’Istat. A conti fatti l’evasione tributaria e contributiva nel 2019 diminuisce di 3,1 miliardi, il che si traduce in un recupero del 3% rispetto al gap 2018 tra tax compliance e attività di contrasto al sommerso e alle frodi. Sul fronte tributario il recupero è maggiore e si attesta in 3,5 miliardi, che però è “compensato” da un aumento del gap di poco meno di mezzo miliardo sul fronte contributivo.
L’analisi dei dati fornita dal Mef si sofferma anche sulla propensione all’evasione che, al netto della Tasi, negli ultimi 6 anni (dal 2014 al 2019) scende dal 22,1% al 18,4% con un recupero sul sommerso in valore assoluto di 11,7 miliardi. Lo zoccolo duro dell’evasione lo si registra ancora nel gap Irpef dei lavoratori autonomi e delle ditte individuali. In controtendenza rispetto all’andamento generale questo gap riferito alle partite Iva cresce di oltre cinque punti percentuali. Sulle altre imposte il segno meno in tabella lo registra il gap Iva in termini percentuali che segna un -6,9% negli ultimi 6 anni. Tradotto in euro vale qualcosa come 7,8 miliardi di recupero. E questo nonostante la revisione delle stime sull’Iva operata con i dati Istat abbia portato a un aumento del gap Iva nel 2019 di 794 milioni.
Proprio l’Iva merita qualche riflessione in più. Scorporando i dati in valore assoluto si nota come la decrescita più sostenuta riguardi l’imposta non dichiarata, per la quale il calo è stato di quasi il 25,7% tra il 2019 e il 2014 mentre l’imposta dichiarata e non versata (collegabile alla cosiddetta evasione di necessità per la carenza di liquidità necessaria ai versamenti) si sia ridotta dell’11,2 per cento.
Dati che testimoniano come gli strumenti messi in campo negli ultimi anni (estensione del reverse charge, split payment, comunicazione dei dati delle liquidazioni Iva) stiano contribuendo a ridurre il gap di evasione a livello strutturale. In particolar modo l’introduzione della fattura elettronica sta iniziando a dare il suo contributo se si pensa che tra il 2019 (anno del debutto dell’obbligo nelle operazioni tra privati sia business to business che business to consumer) l’Iva non dichiarata si è ridotta di 2,8 miliardi di euro. Anche se ora la sfida da vincere per raggiungere gli obiettivi di riduzione del tax gap previsti nel Pnrr (taglio del 5% entro il 2023 e del 15% entro il 2024) è ridurre non solo l’area della sottofatturazione ma quella più difficile dell’omessa fatturazione (si veda l’articolo a lato).
Tra le novità del nuovo report del Mef va segnalata anche l’evasione contributiva del 2019, ultimo anno non influenzato da lockdown e chiusure settoriali. E rispetto al 2018, come anticipato, il mancato versamento di contributi risulta in aumento di circa 430 milioni di euro. Un indicatore che, in uno scenario di miglioramento più generale, deve servire come monito a non abbassare la guardia sul sommerso.