ItaliaOggi, 14 dicembre 2021
Su 16 ministri tedeschi 9 sono atei
È un governo dei senza Dio, la nuova coalizione tra verdi, liberali e socialdemocratici. Su sedici ministri ben nove non hanno pronunciato quando hanno giurato la formula So wahr mir Gott helfe, che Dio mi aiuti. Anche il canceliere Olaf Scholz è ateo, ma non è stato il primo a non invocare Dio. Gerhard Schröder, sempre socialdemocratico, non lo fece nel 1998. La memoria è corta e, allora come oggi, il fatto che un politico non creda in Dio non ha suscitato particolare attenzione in Germania. Frau Angela Merkel, divorziata, in un’intervista ammise senza problemi di essere atea, ma non rinunciò a invocare Dio quando per quattro volte venne eletta Cancelliera. A meno che non mi sbagli, ma non ho trovato alcuna notizia sull’argomento. E io non ci feci caso. Frau Merkel non è un’ipocrita, penso che non abbia voluto ferire suo padre che era un pastore luterano. Quando la figlia aveva pochi mesi, da Amburgo se ne andò nell’altra Germania, che considerava una terra di missione. E il destino di Angela cambiò.
Nella comunista Ddr l’invocazione a Dio non veniva pronunciata, tuttavia chi voleva poteva farlo. Furono in pochi, ma questo dimostra che il regime paradossalmente era più tollerante degli odierni sostenitori del politically correct. Ognuno nella Ddr poteva avere un margine di libertà, i fedeli e perfino gli asociali hippies, purché non si occupassero di politica. Ma negli ultimi tempi le chiese divennero il centro della contestazione, e i primi cortei di protesta partirono nell’estate dell’’89 dalla Nikolaikirche nel centro di Lipsia, guidati dal pastore Christian Führer, scomparso nel 2014 a 71 anni. Come si fa a dimenticare questo nome? Quando lo intervistai, mesi dopo la caduta del Muro, mi disse che l’intenzione era di cambiare il regime non la riunificazione: «Non abbiamo fatto tutto questo per comprare un’auto o una lavastoviglie». Ma questa è un’altra storia.
Per la verità, Olaf Scholz non appartiene a nessuna confessione religiosa, come il 40% dei tedeschi, potrebbe comunque credere a un suo Dio. Non è vero che la Germania sia un paese protestante. I cattolici sono in maggioranza, 22 milioni contro 20 milioni di luterani, e i musulmani sono 5 milioni. I cattolici sono aumentati a causa dell’immigrazione dall’Italia, dalla Spagna e dalla Polonia. I musulmani sono in maggioranza turchi. Sono dati non precisi, perché vengono contati solo quelli che fanno parte di una confessione. La percentuale degli atei o di quanti non fanno parte di una Chiesa, aumentò dopo la riunificazione. La Ddr era il paese in Europa con la più alta percentuale di atei, che oggi sono sempre quasi l’80% nelle regioni orientali.
Si esce dalla Chiesa per diversi motivi, anche fiscali. Chi ne fa parte deve pagare le Kirchensteuer, le tasse alla sua Chiesa, dal 6 all’8% in più calcolate sul reddito. E molti preferiscono risparmiare. Dal 1990 al 2020, sono usciti in nove milioni dalla Chiesta luterana, e in quattro milioni dalla cattolica (ma fino al 2017). L’ultima copertina di Der Spiegel è dedicata ai crimini nella diocesi di Treviri, come precisa il sottotitolo. Non si perdona alla Chiesa cattolica il silenzio sulle colpe dei preti pedofili. Parecchi uscirono durante il pontificato di papa Woityla, troppo duro, e che tentò di immischiarsi nella politica tedesca. Frau Merkel reagì con fermezza. La Germania non è l’Italia. Le Chiese fanno parte di tutte le istituzioni pubbliche, anche delle commissioni che autorizzano le donne a abortire. Ma Woityla costrinse i cattolici ad uscirne.
Il partito di Frau Angela è la Cdu, e la C sta per cristiano, la Christliche Demokratische Unione, ma la divisione tra Stato e Chiesa è netta, lo fu anche per il devoto primo cancelliere Konrad Adenauer. Essere religiosi o meno non fa guadagnare o perdere un voto. Subito dopo la riunificazione, Helmut Kohl costrinse con le buone la sua pupilla Angela a sposarsi, per una giovane ministra non era conveniente convivere con il compagno. Le sue preoccupazioni erano infondate, Frau Merkel sposò il professor Joachim Sauer ma resistette fino al 1998, l’anno in cui Kohl fu sconfitto da Schröder.