Corriere della Sera, 13 dicembre 2021
Lo show di Ibra
MILANO C’è un momento, un momento preciso, in cui il teatro della Triennale diventa la curva Sud di San Siro. Succede quando Zlatan Ibrahimovic risponde così ad Amadeus che gli chiede cos’è che ogni giorno lo spinge a dare di più, a correre di più, a segnare di più: «La mia adrenalina è lo scudetto». Un boato scuote il teatro, con i tifosi milanisti che per un istante scordano perfino il brutto pareggio di Udine della sera prima, costato ai rossoneri il primo posto in classifica. «Ma la strada è lunga e noi ci crediamo, possiamo vincerlo, ne sono sicuro» rincara la dose il fuoriclasse svedese.Uno show nello show, quello andato in scena ieri nel museo in centro a Milano, a due passi dal Castello Sforzesco. Occasione, la presentazione di «Adrenalina – My untold stories», la biografia del campione di Malmoe scritta con Luigi Garlando della Gazzetta dello Sport e pubblicata da Cairo Editore. «Un libro speciale, che racconta la sua vita bellissima, in cui è riuscito a canalizzare tutte le energie per ottenere risultati partendo dal basso» l’ha definito Urbano Cairo, presidente di Rcs. «Grazie per questa opportunità, presidente» gli ha replicato Zlatan. Divertente il siparietto che ne è seguito: «Se l’anno prossimo vuoi venire al Toro…» ha buttato lì il patron granata, che poi ha aggiunto: «La verità è che Zlatan piace a tutti, alle donne, agli uomini, ai bambini, ai milanisti ma anche ai non milanisti. La gente capisce che è un uomo vero. È diventato qualcosa di più di un calciatore, qualcosa di unico».
Verissimo: campo o palco, ormai per Ibra non fa più differenza. A nemmeno ventiquattr’ore ore dal suo gol numero 300 nei primi cinque campionati europei, la magnifica mezza rovesciata che ha consentito al Milan di evitare la sconfitta al Friuli al 92’, il campione eterno ha incantato il pubblico della Triennale a colpi di battute da navigato showman quale ormai è. Ne abbiamo selezionate tre. La prima: «A quarant’anni faccio ancora la differenza, la classe non svanisce». La seconda: «Il Pallone d’oro non l’ho mai vinto, ma non mi serve per sapere di essere migliore di tutti». Infine la terza, la migliore: «Perché devi essere normale quando puoi essere il migliore?». Aneddoti, gag, cori: i posti in sala erano contati, ma l’effetto stadio non è mancato. «In questo libro racconto chi sono – ha detto l’attaccante parlando col giornalista di Sky Gianluca Di Marzio, curatore della collana —. Sono sempre rimasto me stesso, nelle vittorie e nelle difficoltà. Per questo a quarant’anni sono ancora qua. E vinco. Il tempo passa, ma sto comunque dimostrando di riuscire a fare ancora la differenza. Le paure ci sono. Ma la mia adrenalina è andare sempre oltre: adesso è lo scudetto del Milan». In platea, oltre al direttore del Corriere Luciano Fontana, al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e al direttore Generale News Italy Rcs Alessandro Bompieri, c’erano personaggi che hanno accompagnato la carriera del calciatore: Fabio Capello che lo ebbe alla Juventus («Lui giocava per fare i numeri, ma non faceva gol. Io gli dissi che servivano quelli. E li fece»), Adriano Galliani che lo portò al Milan («Poteva arrivare da noi già nel 2006, non c’è nessuno che abbia la sua forza mentale»).In videocollegamento è intervenuto Stefano Pioli («quando smetterà, Zlatan potrà diventare qualunque cosa lui voglia, non si deve porre limiti») mentre al telefono ha parlato l’ex presidente milanista Silvio Berlusconi, con un saluto accorato: «In questo libro si ritrovano i suoi valori e le regole che si è dato. Mi ricordo con commozione di quando indossò la maglia del Milan la prima volta. Sento di avere con lui un rapporto di affetto. Sei stato e sei ancora un grande campione, ti vogliamo tanto bene».