la Repubblica, 13 dicembre 2021
Intervista a Massimo Comparini, parla della Space economy
TORINO – Gli domandi di spazio, orbite e satelliti e lui ti parla della terra. Non del pianeta, ma proprio del terreno: «Costruire un’agricoltura più produttiva e sostenibile è una priorità del pianeta e oggi i satelliti hanno un ruolo fondamentale nella gestione delle risorse idriche: permettono di coltivare meglio usando meno acqua», racconta Massimo Comparini, amministratore delegato di Thales Alenia Space, big italofrancese dell’industria aerospaziale. Sulla sua scrivania transitano tutti i progetti dell’azienda, dai moduli per la Stazione spaziale internazionale (oltre la metà sono stati realizzati nello stabilimento di Torino) fino alla missione Exomars che a settembre porterà un rover su Marte, passando per gli studi sulla base lunare e per i satelliti utili all’osservazione del globo e alla navigazione gps.
«Capisco che possano sembrare discorsi lontani dalla vita di tutti i giorni, ma in realtà stanno facendo nascere una miriade di servizi per la vita sulla Terra».
Perché i principali Paesi del mondo e i grandi investitori statunitensi stanno puntando così forte sulla space economy?
«Perché hanno capito che questo ambito sta sempre più uscendo dalla dimensione puramente tecnologica e sta stimolando lo sviluppo di una nuova economia, fatta di servizi e applicazioni. È un ambito che crescerà a doppia cifra nei prossimi anni. Pensi alla grandissima quantità di dati che possono essere generati dai satelliti e che vanno estratti ed elaborati, anche attraverso l’intelligenza artificiale. Sul lato delle infrastrutture spaziali, la crescita sarà di alcuni punti percentuali, ma andiamo incontro a un cambio di paradigma: avremo costellazioni con un maggior numero di satelliti che però saranno sempre più piccoli».
L’Italia è indietro?
«Non direi proprio, anzi a livello europeo siamo nel ristretto gruppo di chi guida. Abbiamo riportato qui la costruzione della seconda generazione del sistema di satelliti Galileo, siamo leader nei radar, nell’esplorazione partecipiamo ai progetti che riguardano la Luna e Marte. Nella space economy l’Italia occupa un posto di assoluta rilevanza».
Tradotto in posti di lavoro?
«L’indotto economico diretto vale 2 miliardi e attorno vi ruota una comunità di circa 7 mila addetti. Nei prossimi anni c’è la possibilità di aumentare questi numeri del 15-20 per cento. Se guardo solo a Thales Alenia Space, a fine 2022 il nostro organico sarà cresciuto di oltre il 10 per cento rispetto a un anno e mezzo fa. E parliamo di occupazione ad altissimo livello: il nostro settore è un attrattore di cervelli».
Che ruolo avrà la Città dell’aerospazio di Torino, in cui sarà coinvolta anche Thales Alenia Space?
«È il risultato di un ecosistema fatto di atenei, grandi aziende e di una filiera di Pmi sempre più specializzate. Tutti elementi importanti, tra l’altro, per sfruttare la leva del Pnrr. La Città ci consentirà di concentrare in un unico luogo imprese, startup, formazione, ricerca».
Perché servono nuove regole per
gestire lo spazio?
«Lo spazio ci sembra grande ma in realtà si sta affollando di satelliti.
Esistono ormai migliaia di detriti spaziali che possono mandare in fumo investimenti milionari. Servono nuove regole, i trattati internazionali vanno aggiornati sulla base delle ultime tecnologie. L’infrastruttura spaziale è ormai un tema cruciale per la nostra economia ed è evidente che va regolamentata e gestita».