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 2021  dicembre 13 Lunedì calendario

Presidenziali, l’elezione diretta piace al 74 per cento

L’Italia si sta presidenzializzando.
Da tempo. E oggi quasi 3 italiani su 4 si dicono “favorevoli all’elezione diretta del Presidente della Repubblica da parte dei cittadini”. Come emerge nel recente sondaggio, curato da LaPolis dell’Università di Urbino e Demos per l’Osservatorio “Gli italiani e lo Stato”, di prossima pubblicazione su Repubblica e L’Espresso. Il clima di insicurezza, infatti, ha spinto i cittadini a “stringersi” intorno a un Capo. Così, insieme al clima di paura generato dal Virus, è cresciuta la fiducia verso i Presidenti. Il Presidente della Repubblica, gli stessi Presidenti di Regione. E, soprattutto, il Presidente del Consiglio. Oggi, questi cambiamenti “di fatto” potrebbero tradursi anche sul piano del “diritto”.
Peraltro, secondo un altro sondaggio recente di Demos, il Presidente preferito, dagli italiani, sarebbe proprio Mario Draghi. Seguito a distanza, da Silvio Berlusconi, “sceso in campo”, su iniziativa del Centro-Destra. Con grande convinzione “personale”. Preceduto, comunque, da Sergio Mattarella. Nonostante abbia espresso la propria in-disponibilità, al riguardo. La fiducia verso di lui, però, è salita sensibilmente. Coinvolgendo circa i due terzi. Il segnale di una prospettiva bi-presidenzialista, che affianca i “due Presidenti”. Mattarella e Draghi. Questo orientamento proviene da lontano. Da quando la politica e i partiti si sono personalizzati. Negli ultimi anni, la stessa tendenza si è progressivamente trasferita alle istituzioni di governo e dello Stato. D’altronde, il Capo dello Stato, non per caso, è artefice dell’incarico di Capo del Governo a Mario Draghi. Che in “tempi insicuri”, come questi, offre “rassicurazione”, sul piano dell’esperienza e della competenza. E in quanto “garante” di fronte all’Unione Europea, che, negli anni della pandemia, ha visto crescere sensibilmente il consenso fra i cittadini, insieme all’evidenza del contributo economico – determinante – per affrontare l’emergenza.
Si tratta, come si è detto, di cambiamenti “di fatto”. Tuttavia, hanno avuto “effetti istituzionali” evidenti, ridimensionando il ruolo del Parlamento, come di-mostra il ricorso crescente ai DPCM. Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri. Hanno, inoltre, contribuito a modificare gli orientamenti dei cittadini. Che oggi, come si è detto, appaiono disponibili a trasformare l’Italia in una Repubblica “presidenziale”. Dove il Presidente è eletto “direttamente” dai cittadini, come gli Stati Uniti. Oppure “semi-presidenziale”, come in Francia. Dove il Presidente è votato dai cittadini, ma il Primo Ministro e il Governo sono espressione del Parlamento. Quindi, responsabili di fronte ad esso.
Contraria a questa prospettiva, secondo il sondaggio di LaPolis dell’Università di Urbino e Demos, è una minoranza molto ridotta. Poco più del 20%. Tuttavia, fra i cittadini, il sostegno al modello “presidenzialista” cambia, in modo significativo, per alcune ragioni importanti. Conta, anzitutto, l’orientamento politico ed elettorale.
Il favore verso l’elezione diretta del Presidente della Repubbl ica, infatti, risulta pressoché “totale” fra chi vota per FI, la Lega e i FdI.
È larghissimo anche tra gli elettori del M5S. Appare, infine, più ridotto, seppure maggioritario, presso la base del PD: 61%.
Le differenze, in questi orientamenti, riflettono la posizione nello spazio politico. Fra chi si colloca a Sinistra e a Centro-Sinistra, infatti, il grado di accordo con l’elezione diretta, per quanto maggioritario, scende sotto al 60%. Al contrario, quando ci si sposta dal Centro verso Destra questa preferenza sale oltre l’80%. Mentre fra chi si pone “fuori” e “oltre” lo spazio politico risulta poco più basso: 76%.
L’altro fattore che favorisce la preferenza per l’elezione diretta è sicuramente collegato al grado di “personalizzazione” dei partiti di riferimento. Massimo, nel caso di FI, archetipo del partito personale. Di Berlusconi. Ma anche nella Lega – di Salvini. Gli stessi elettori dei FdI, negli ultimi anni, si sono identificati, in misura crescente, con la leader, Giorgia Meloni. Peraltro, i FdI hanno promosso una petizione per il “presidenzialismo”, sostenuta dalla Lega. Infine, il M5S appare pluri-personalizzato. Un “non-partito”, che, dopo Beppe Grillo, ha conosciuto altri “capi”. Luigi Di Maio e, oggi, Giuseppe Conte. Insomma: è divenuto un “partito”. Che applica l’elezione diretta del Capo. “Per via digitale”.
Il PD, infine, dopo l’uscita di Matteo Renzi, che l’aveva trasformato nel Partito di Renzi, il PdR, è tornato ad essere un “partito”. Con un leader – Enrico Letta – meno protagonista e accentratore. Mentre Renzi ha fondato e guida Italia Viva. Un partito personale con poche persone… Tuttavia, pare evidente che agli italiani, in questo Paese politicamente spaesato, dove i partiti sono stati rimpiazzati da “leader”, attori che recitano sulla scena mediatica e comunicano online, la prospettiva di una Repubblica presidenziale non dispiace. Di fatto, è già qui. Fra noi.