La Stampa, 13 dicembre 2021
I bambini riscrivono Dante
Cos’è il Covid, per i bambini, se non vita che si interrompe? E cosa se non l’esperienza della pandemia somiglia di più – per loro – all’Inferno di Dante. Marco Martinelli è un regista che con i bambini e gli adolescenti lavora da anni, dagli slum di Nairobi al South Side di Chicago, fino a Napoli, dove la sua compagnia ha lavorato per tre anni con i bambini delle scuole di Rachele Furfaro, chiedendo loro: «Cos’è per te, l’inferno? Chi metteresti nei gironi dei dannati? E com’è che ci si salva?». La «messa in vita» della Divina Commedia è andata in scena nei vicoli dei Quartieri Spagnoli sabato, per le prove generali: le Scuole dalla parte dei bambini hanno lì una delle loro sedi, dentro la fondazione Foqus, un’esperienza di rigenerazione urbana che in uno dei quartieri più difficili della città porta cultura e impresa. Un piccolo miracolo dovuto alla tenacia di Furfaro e di Renato Quaglia.
Era andata benissimo, era tutto pronto. «Uagliò chistu teatro è meglio ’ra playstation», aveva sentenziato un ragazzino delle medie accorso a guardare. I bambini dovevano andare in scena ieri alle 11 davanti al sindaco Gaetano Manfredi, ai cronisti, alle tv. 180 studenti di quinta elementare pronti a dare il meglio di sé dopo tre anni di lavoro, continuato anche nel chiuso del lockdown. E invece, un tampone positivo ha fermato tutto. La rappresentazione ufficiale è rimandata a gennaio. L’emozione ha lasciato il posto alle lacrime e allo sconforto: la prova che quel che hanno scritto nel loro copione, Dante ai Quartieri Spagnoli, non potrebbe essere più vero. Perché molti di loro, chiamati a far rivivere i primi canti dell’Inferno dantesco, hanno pensato proprio agli anni del Covid: «La pandemia all’inizio era come quando Dante non aveva ancora conosciuto Virgilio all’Inferno, era una via senza uscita come la nostra quarantena tremendamente orribile», scrive Diego. E Filippo racconta: «Nella pandemia io avevo due Virgilii e me li hanno portati via: quando mi hanno portato via lo sport ero un po’ annoiato, ma quando mi hanno portato via papà ero talmente spaesato e non sapevo cosa fare». È stato ricoverato a lungo, il papà di questo bambino dalla scrittura chiara e sottile. È stata la sua più grande paura, ma nel copione ne emergono altre: quando devono scegliere chi mettere nei vari gironi, i bimbi dei Quartieri cominciano dai vanitosi, continuando con gli sfaticati (gli sfasulati), ma arrivano ai ladri («Ho rubato pistole da un negozio illegale», recita uno dei piccoli protagonisti, e un altro: «Ho rubato la pensione alle vecchiette», col coro che urla: «Un classico!». Oppure: «Ho rubato soldi a Cristiano Ronaldo!», e il coro: «Pezzente!»). Arrivano poi gli avari, («i rannati»), i maltrattori di animali, i traditori, i razzisti. Ma a quel punto Dante e Virgilio scappano, non se la sentono di affrontare «violentatori, pedofili, assassini, Lucifero in persona», e per entrare nel vicolo della salvezza devono mostrare il SuperGreenPass: «Non lo sapete che il Dpcm è cambiato?». Ma non c’è problema, Dante ha fatto «10 dosi, perché ho più di 700 anni e m’aggia sta accorto».
Marco Martinelli e i suoi collaboratori lavorano da sempre con le grandi opere, Dante, Shakespeare, Molière: «Si crea un corto circuito tra i grandi archetipi e la vita dei bambini e degli adolescenti – racconta – e così si riesce a fare esprimere loro desideri, paure, sogni. Non bisogna creare quello che Brecht chiamava l’effetto intimidatorio dei grandi classici, i bambini si appropriano dell’archetipo, della favola per riempirlo della loro energia e della loro vita». Così, il lavoro è cominciato dalla selva oscura, «il bosco delle paure di quell’uomo che si è smarrito e che diventa Everyman, tutti gli uomini». Ed è continuato con il gioco e l’improvvisazione, lasciando che fossero i ragazzini a riscrivere la loro personale commedia.
«Dire che a Napoli c’è una teatralità vulcanica può sembrare un banale gioco di parole, ma è così». E però, «il bisogno di vita e di amore che hanno i bambini e gli adolescenti è uguale in tutto il mondo. Il problema è di noi adulti che non ci assumiamo la responsabilità di parlare davvero con loro».
Il prossimo progetto di Martinelli, che coinvolgerà anche i bambini e i ragazzi di Foqus insieme a quelli di Torre del Greco, sarà a Pompei: il direttore vuole aprire gli scavi alla contaminazione con la città e l’idea è di rappresentare, a fine maggio, Gli uccelli di Aristofane. Racconta Rachele Furfaro di come far lavorare bambini dai 9 agli 11 anni su Dante li abbia messi di fronte a concetti grandi come la colpa, il peccato, il perdono, i conflitti, la guerra: «Perché la scuola non deve lavorare a ridurre e semplificare, noi usiamo i testi integrali, i nostri bambini sono dei grandi lettori e se si dà loro fiducia sono in grado di stupire gli adulti. Sempre».
La prova itinerante per i vicoli stretti dei Quartieri ha sorpreso per forza, energia, passione. Non sarà un tampone positivo a disperderle: la grande Prima è solo rinviata. —