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 2021  dicembre 13 Lunedì calendario

Il suolo è vivo

Accadono cose strane su questa terra. Vediamo quali. Se parliamo dell’aria allora tutti noi diciamo in coro (compresi quelli stonati) che sì, l’aria è di fondamentale importanza. L’acqua? Idem. Il suolo? Meno, forse perché ci camminiamo sopra e pensiamo che sia solo terra, tana di vermi immondi, oppure perché, pensiamo, sotto c’è pure l’inferno o l’Ade. Insomma verso il suolo, nonostante i continui appelli per la sua salvaguardia, e nonostante ci sia la Giornata Mondiale del Suolo (si celebrerà il prossimo 5 dicembre) abbiamo una bassa consapevolezza: ed è davvero strano, perché alla qualità del suolo è strettamente legata quella del cibo e dunque quella della nostra vita.
Vista la bassa sensibilità nei confronti del suolo, ci vorrebbe un libretto di istruzioni scritte bene e disponibili per tutti. Sono indispensabili. Le istruzioni sono importanti per salvaguardare un bene così prezioso. E poi il suolo non è solo un bene agricolo, ma è la materia che mette in comunicazione varie attività: industriali, agricole, quelle di produzione agroalimentare e quelle per la valorizzazione turistico-culturale. Che dire? L’ambiente nel suo complesso sia fonda sul suolo.
Questa bassa consapevolezza si riflette, di conseguenza, nell’apparato legislativo. È noto che in Italia manchi una legge nazionale che affermi il valore del suolo quale risorsa vitale e non-rinnovabile e di conseguenza una strategia nazionale per la sua tutela. Una legge che, vista la materia, si dovrebbe basare su diversi strumenti, quelli urbanistici, quelli agricoli, o quelli di natura fiscale (che tra l’altro probabilmente sarebbero i più efficaci).
Risultato? Un continuo e incessante consumo di suolo, che tra l’altro avanza proprio nelle aree a rischio sismico, idraulico o soggette a frane, quindi laddove questo fenomeno potrebbe avere conseguenze ancora più serie.
Cosa si può fare? Inserire dopo la parola suolo un aggettivo, per esempio, vitale, oppure cambiare nome, non più suolo, ma organismo vivente, del resto non si tratta di un escamotage linguistico, il suolo vive, altro che se vive e ci fa vivere, come l’aria e l’acqua.
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Quanto suolo consumiamo? Ce lo spiega l’ultimo rapporto Ispra

Prima di esaminare i numeri illustriamo l’insieme suolo. Cos’è? Un suolo di buona qualità assicura un sacco di servizi, per esempio regolazione e mantenimento (regolazione del clima, cattura e stoccaggio del carbonio, controllo dell’erosione e regolazione degli elementi della fertilità, regolazione della qualità dell’acqua, protezione e mitigazione dei fenomeni idrologici estremi, riserva genetica, conservazione della biodiversità, etc.), servizi culturali (servizi ricreativi e culturali).
L’ultimo rapporto Ispra (2020) conferma che stiamo consumando molto suolo, soprattutto nelle zone periurbane e urbane, in cui si rileva un continuo e significativo incremento delle superfici artificiali, con un aumento della densità del costruito a scapito delle aree agricole e naturali
Inoltre, i dati confermano l’avanzare di alcuni tristi fenomeni: la diffusione, la dispersione, la decentralizzazione urbana da un lato e, dall’altro, la forte spinta alla desertificazione di aree urbane, che causa la perdita di superfici naturali all’interno delle nostre città, superfici preziose per assicurare l’adattamento ai cambiamenti climatici in atto.
Le fasce costiere e le aree di pianura sono più soggette al consumo del suolo, mentre in molte aree marginali si abbandonano le terre o si assiste alla frammentazione delle aree naturali.
Il consumo di suolo non è diminuito nemmeno nel 2020, nonostante i mesi di blocco di gran parte delle attività durante il lockdown, è continuato al ritmo non sostenibile di oltre 50 chilometri quadrati l’anno. Ci vuole, indubbiamente, un intervento normativo, nell’attesa, per saperne di più, leggete agrifoglio.