il Fatto Quotidiano, 13 dicembre 2021
Michele Emiliano vuole fondare un terzo polo
“L’ipotesi di un nuovo terzo polo è non solo possibile ma praticabile. Un’idea fruttuosa per il centrosinistra, un modo anche per arginare le fluttuazioni destabilizzatrici prodotte da Calenda e Renzi”.
La moda di questa stagione politica è il terzo polo. In genere identificato nel partito gnè gnè: gnè di qua gnè di là. E così a Michele Emiliano, governatore della Puglia, è venuto in mente di fondare qualcosa che assomigli a quel che già altri vagheggiano e produrre su carta la variante di centrosinistra del centro.
Parto da questa considerazione: c’è una rispettabile collina di voti che vagano nel mare magnum del centrosinistra ma non trovano un porto sicuro. Elettori che non scelgono Pd e Cinquestelle ma non sono di centrodestra. A costoro cosa diciamo?
Cosa diciamo?
Una federazione che raccolga le sigle, da sinistra verso il centro, che da sole non riuscirebbero a superare lo sbarramento.
In altri tempi si sarebbero chiamate liste civetta.
Civetta un corno! Non sono escamotage elettorali ma attrattori periferici dei voti che altrimenti andrebbero dispersi e perduti.
Massimizzare il voto, supervalorizzarlo. Un po’ quel che si fa con le plusvalenze nel mercato del calcio.
Cosa vede di strano nel dare uno sbocco positivo e un approdo sicuro a chi sceglie il centrosinistra ma resta fermamente dell’idea che il suo è un voto civico?
Lei immagina un rassemblement dei piccoli e piccolissimi?
Il civismo, l’espressione territoriale, potrebbe fruttificare. Enrico Letta e Giuseppe Conte avrebbero di che gioirne. Enrico vuole il campo largo del centrosinistra?
E lei vuole zappellare l’orticello.
L’atomizzazione di questa presenza sulle schede elettorali è un grande problema perché di fatto rende ininfluente la partecipazione alla politica di un sacco di gente. Se è un problema, troviamo una soluzione.
Una soluzione per contrastare la tattica di Calenda e Renzi. Al furbo lei propone un furbo e mezzo.
È una possibile risposta a coloro che navigando al centro massimizzano questa posizione marginale e riescono a ostruire, a rendere perigliosa la navigazione. Io so che col centrodestra, se ciascuno mette in campo per bene le forze, siamo pari. Ce la giochiamo la partita delle elezioni.
Emiliano fa di testa sua pur di sparigliare oppure chiede consiglio a Letta?
L’ipotesi regge solo se c’è intesa e convinzione. Se Pd e Cinquestelle ritengono che sia utile. Non spariglio, mi adopero per costruire.
E si candiderebbe a guidare questo terzo polo?
Nooo, faccio il governatore e qui voglio restare.
Lei è infatti uno di quelli che spingono per abbattere il vincolo dei due mandati.
Ne serve un terzo.
Quindici anni al potere. Più che governatori diverrete principi ereditari.
Il Covid ha rallentato, quando non proprio sospeso, programmi e progetti. Vogliamo recuperare il tempo perduto. L’Anci è unita nel chiedere anche per i sindaci la revisione di questi vincoli al mandato.
Lei a Bari, il terzo polo rosé a Roma.
Non soltanto civismo. Alcuni simboli, penso all’arcipelago che l’altra volta dette vita a Leu, potrebbe utilmente intestarsi questa battaglia per combattere il male endemico della dispersione elettorale, della parcellizzazione che diventa nulla poi in Parlamento.
Michele Emiliano è un terzista nato.
Mi piace amministrare e la mia idea della politica si condensa solo nell’atto quotidiano di fare le cose. Perciò sono più laico, più aperto.
Le piace pescare di qua e di là.
Ai tempi del Pci c’erano gli indipendenti di sinistra. Adesso esiste nella società un numero impressionante di cittadini che si esprimono solo attraverso istanze civiche. Che fa, li mandiamo a mare?
Li portiamo al seggio.
Ecco, li portiamo al seggio. Da candidati o da elettori. Granello su granello si fa una montagna di sabbia.
Aveva detto collinetta.
E le farebbe schifo la collinetta?