La Lettura, 12 dicembre 2021
Hypacrosaurus & C. azzannano le aste
Nome: Henry. Peso: 100 chili. Altezza: 1,5 metri. Lunghezza: 4 metri. Nazionalità: americana. Segni particolari: perfettamente conservato. Classificazione scientifica: Hypacrosaurus. Età: 75 milioni di anni.
È un dinosauro il pezzo più fotografato che la casa d’aste Cambi di Milano si prepara a battere: scorrazzava nel Montana in epoca cretacica. Se accarezzate l’idea di portarvelo in salotto, mettete in conto almeno 250 mila euro. Che è poi una spesa contenuta se confrontata con il record toccato da Stan, il Tyrannosaurus rex lungo 12 metri venduto a New York l’anno scorso per 31,8 milioni di dollari. Perché è così: quello dei dinosauri è un mercato in vertiginosa espansione.
Scheletri, fossili, denti, resti grandi e piccoli, veri e falsi: in commercio c’è tutto. Alle aste di altissimo livello, con restauri e perizie degne dei capolavori d’arte, si contrappone il mare magnum del web con costi ridotti e rischi moltiplicati. «I collezionisti ci sono e sono parecchi. Facoltosi, a volte ultra-facoltosi, ma non solo». Lo sa bene Iacopo Briano, esperto di paleontologia che della ricerca scientifica associata al commercio ha fatto un lavoro quando ancora la nicchia era ristrettissima. «L’interesse – prosegue – è cresciuto in modo esponenziale recentemente. Abbiamo una vita sempre più virtuale e digitale, con un clic arriviamo ovunque, ma non a toccare con mano: vedere dal vivo un fossile riporta a un mondo concretissimo e lontano, è una sensazione di cui si sente il bisogno. Se il mercato cresce c’entra questo tipo di emozione». È Briano a curare il debutto di Henry sul mercato, ed è ancora lui che, a febbraio, ha seguito Othniel, il primo fossile di dinosauro all’incanto (sempre da Cambi) sulla piazza italiana: un Othnielosaurus lungo due metri aggiudicato per 300 mila euro.
Savonese, trentottenne, figlio d’arte («mio padre Bruno è malacologo, ha individuato nuove specie di molluschi»), Iacopo Briano si dedica alla paleontologia da sempre. «Nel 2008 un magnate indonesiano mi ha proposto di curare la sua collezione privata. Raccoglieva fossili, voleva una personale Wunderkammer sullo stile della “camera delle meraviglie” secentesca con oggetti straordinari capaci di stupire gli amici, gli ospiti e i proprietari medesimi. Ho conosciuto così un mondo di collezionisti esigentissimi dalle enormi possibilità». Eccentrici, anche. «La storia naturale è uno scrigno di tesori a cui si avvicinano ormai anche appassionati di arte contemporanea e design». Tra chi si era fatto avanti per Big John, triceratopo di 66 milioni di anni entrato nel Guinness dei primati (per i suoi 8 metri) e venduto per 6,6 milioni di euro, «c’era, ad esempio, un acquirente che aveva comprato un Basquiat da 100 milioni di dollari». Big John, altro pezzo curato da Briano con il socio Alessandro Ferrada, è stato venduto a fine ottobre a Parigi. Ora tocca all’Italia e, se il luogo è al debutto, lo stesso non si può dire per i cultori: «Ho incontrato i nostri connazionali appassionati di rarità all’estero: New York, Londra, Parigi».
L’esemplare che sta per essere venduto a Milano è un ipacrosauro della famiglia degli adrosauri: il nome significa «sotto alla lucertola più alta», per la misura ridotta dello scheletro rispetto al re dei re, il tirannosauro. «L’Hypacrosaurus si distingue per le spine neurali alte e la forma della cresta arrotondata. Sul cranio ha una sorta di cassa di risonanza: secondo gli studi serviva per emettere suoni». Henry, in sostanza, chiacchierava. «Una conferma dell’esistenza di una dimensione sociale. La specie, erbivora, si muoveva in branco». Il materiale osseo arriva dagli Stati Uniti, dettaglio utile a chiarire l’interrogativo numero uno dei non addetti ai lavori: come è possibile che un fossile di dinosauro vada all’asta? «Dipende dalla legislazione. I reperti di questo genere trovati in Italia (si vedano i resti di Tethyshadros insularis scoperti in Friuli, ndr ) sono comunque proprietà dello Stato, devono rimanere in collezioni pubbliche e non vanno all’asta. Anche in Cina, ad esempio, non possono essere esportati fossili di vertebrati e ciò che entra nel Paese, acquistato all’estero, non potrà più uscirne. Ma negli Stati Uniti è diverso: il reperto rinvenuto in area privata è del privato, che dunque lo può commercializzare». Il dibattito sul tema è aperto, la comunità scientifica ha a più riprese auspicato che «in vendita non vadano pezzi unici o eccezionalmente rari, che invece dovrebbero essere a disposizione della collettività». Dal canto suo, la casa d’aste italiana oggi impegnata con Henry (appuntamento all’incanto il 14 dicembre) recepisce i paletti e segue un codice che «esclude la vendita di materiale di straordinario valore scientifico e di specie ancora sconosciute».
L’Hypacrosaurus arriva da una cava della Two Medicine Formation, nella contea di Glacier, nel Montana, individuato dai nativi della Blackfeet Indian Reservation. «È affiorato in un terreno tribale della Confederazione dei Piedi Neri: passato a un intermediario specializzato, il fossile è arrivato alla Zoic, società triestina tra i leader globali nel restauro di reperti». Gli esperti hanno ricomposto i frammenti ossei, assemblando il 70% dello scheletro. «Le porzioni mancanti vengono ricreate grazie a esami sofisticatissimi e, recentemente, a stampanti 3D». Montato su una pedana, il dinosauro è pronto per la vendita. Un’opera d’arte: a Milano giunge in pubblico tra lavori di Mario Sironi, Renato Guttuso, Jeff Koons, Mario Schifano. «Al fossile non serve manutenzione particolare: sostanzialmente si tratta di pietra». Gli esami hanno permesso di tracciarne la storia: «È un giovane esemplare, rinvenuto con un secondo più grande, Zelda (per lei, sempre che sia una lei, è in trattativa all’estero una galleria di storia naturale). La causa della morte? Forse una calamità naturale, ipotizziamo che i due animali siano rimasti sommersi durante un’alluvione. Non hanno segni di trauma».
Dunque, Henry è l’ultimo di una serie. Per i primi colpi grossi si deve risalire al 1997, quando da Sotheby’s a New York uno scheletro di T-rex ribattezzato Sue (e ritenuto allora il più completo al mondo, con 250 elementi ossei originali su 380) viene battuto per 8,5 milioni di dollari. Ma è, proprio come ricostruisce Briano, in fase recentissima che il mercato esplode. Nell’ottobre 2020, con una battaglia telefonica di 20 minuti a Manhattan, da Christie’s, trova un proprietario per 31,5 milioni di dollari Stan: si tratta di un altro T-rex (deve il nome al paleontologo dilettante Stan Sacrison, che scopre i resti nel 1987 nella Hell Creek Formation, South Dakota), certamente combattente (molte ferite), oggi tra i più replicati a livello globale. Il Black Hills Institute della famiglia Larson aveva esposto e studiato il tirannosauro per 20 anni, consentendo copie, poi è nata una disputa patrimoniale ed è finito all’asta. Ora il gigante ha un nuovo (anonimo) proprietario. Da raccolta privata proveniva anche Big John, esposto per qualche tempo in pubblico a Trieste. Due mesi fa, ancora, è stato ceduto a Londra il teschio di un triceratopo del tardo cretacico per 500 mila sterline.
Istituzioni pubbliche, musei e gallerie inviano spesso emissari a sondare il terreno (aste, e anche no) ma la clientela è varia. Ci sono collezionisti soprattutto orientali, appassionati che gravitano nei settori redditizi della tecnologia e della finanza – «recentemente un giovane imprenditore del Sudest asiatico, la cui società di ecommerce era stata rilevata da un colosso, ha sborsato 2,8 milioni di euro per un allosauro e un diplodoco allestiti in una scena di combattimento da 30 metri quadrati» – eppure il mercato è trasversale. «Sotheby’s ha proposto in questi giorni uno splendido dente di T-rex: base di partenza 75 mila dollari, è salito al record di 100 mila. Un teschio oggi vale minimo 2-3 milioni. Certo, i fossili di dinosauro hanno prezzi proibitivi ma un bell’oggetto può costare anche solo qualche centinaia di euro. Ci sono pezzi più piccoli, fossili o conchiglie, con prezzi molto contenuti: dipende anche dalla conservazione». I cacciatori sono sempre di più. Chi si aggiudica un mastodonte dell’era mesozoica, chi si compra un dente, chi un corno, chi draga il web e sogna anche senza alzare la mano a un’asta.