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 2021  dicembre 12 Domenica calendario

Com’è il film sul caso Gucci con Lady Gaga

Critiche americane discordanti, alcune decisamente negative, polemiche italiane annunciate, lettere di avvocati, previsioni su possibili nomination agli Oscar e grande attesa tra i fan del marchio. Il clima che accompagna l’uscita di House of Gucci, l’ultima opera monumentale del regista di Blade Runner Ridley Scott, non poteva che essere infuocato. Lo è la materia stessa del racconto, ascesa e caduta di Patrizia Reggiani, ex signora Gucci, condannata a 17 anni di carcere per aver ordinato, nel 1995, l’omicidio del marito Maurizio, erede della celebre schiatta. Lo è il cast «all star» cui è stato affidato il compito di portare sul grande schermo personaggi noti e famosi, tuttora molto vivi nella memoria collettiva. Lo è, più di tutto, la performance della protagonista Lady Gaga per cui già si ipotizzano candidature agli Academy 2022: «Ho lavorato molto per creare il mio personaggio, volevo essere sicura che Patrizia non apparisse mai brillante come lo sono i membri della famiglia Gucci e anche che non fossero solo gli abiti a parlare di lei. Sul piano della fisicità, ho scelto di ispirarmi a tre animali. Nella prima parte della sua vita Patrizia era una gatta, una gatta casalinga, nella seconda era diventata una volpe, nella terza si era trasformata in una pantera».
Al fianco di Lady Gaga, fin dalla prima sequenza del film (nelle sale dal 16 con «Eagle Pictures»), recita Adam Driver nella parte di Maurizio Gucci, sulle prime giovane, imbranato e in rotta con la famiglia: «Abbiamo discusso molto con Ridley prima delle riprese – racconta l’attore durante l’incontro online con il cast -, nell’arco della storia Maurizio compie un viaggio, all’inizio è un avvocato e non ha nessuna intenzione di far parte dell’impero Gucci, poi si innamora di Patrizia ed è come se vivesse teleguidato da lei, solo molti anni dopo prenderà coscienza di se stesso e delle sue volontà, ma, a quel punto, è troppo tardi per tutto».
Il contrasto con il padre Rodolfo Gucci (Jeremy Irons) segna la sua evoluzione, gettando il seme di insicurezze e ribellioni che lasceranno a Patrizia lo spazio necessario per tessere la sua tela: «Credo che Adam – osserva Irons – sapesse bene da dove veniva fuori il suo personaggio, così come io sapevo da dove nasceva il mio. Voglio dire che i rapporti tra Rodolfo e Maurizio non assomigliavano per nulla a quelli che di norma legano i padri e i figli mediterranei. Nella sceneggiatura questo concetto era molto chiaro, quindi dopo c’è stato solo il piacere di recitare con Adam, un attore che ammiro moltissimo». Prima ancora, però, aveva avuto il suo peso la stima incondizionata nei confronti di Ridley Scott che con Irons ha già lavorato in passato: «Con lui interpreterei anche l’elenco telefonico, quindi, quando mi ha proposto il ruolo, è stato naturale accettare».
L’idea di trarre un film dal romanzo di Sara Gay Forden House of Gucci – Una storia vera di moda, avidità, crimine (Garzanti) ha una radice privata: «È stata mia moglie Giannina ad appassionarsi alla vicenda e a svilupparla partendo dal libro – ha spiegato Scott -, ma un racconto è una cosa e una sceneggiatura è un’altra. Quando fai un adattamento per il grande schermo devi prenderti delle libertà di spazio e di tempo, altrimenti il film non funziona». Inevitabile, insomma, sintetizzare pezzi del lungo cammino della coppia protagonista, sfociato nel divorzio e poi nell’omicidio: «Il film dura circa due ore e mezzo – ha dichiarato Scott alla rivista Total film -, è lungo rispetto a quelli che si girano oggi, ma credo che descriva bene l’evoluzione degli eventi». Ad attrarre l’autore è stato il clima del racconto: «Mi è sembrato di leggere una storia del quindicesimo secolo, qualcosa di molto simile a quelle riguardanti le famiglie dei Medici e dei Borgia, abituate a passare da una tragedia all’altra». Alle accuse contro il film, formulate dagli eredi di Aldo Gucci (sullo schermo Al Pacino), Ridley Scott ha risposto con fermezza: «Ho cercato di essere il più possibile rispettoso e allo stesso tempo fedele agli eventi accaduti. Mi ha colpito il fatto che chi ha avuto da ridire se la sia presa con Al Pacino per il modo con cui ha rappresentato Aldo Gucci. Ora, francamente, chi mai avrebbe potuto interpretarlo meglio di lui? Direi che i parenti sono stati fortunati, visto che a portare Aldo sullo schermo è stato uno dei migliori attori viventi».
Nei panni della cartomante di fiducia cui Patrizia si rivolge per mettere a punto il piano omicida, l’attrice Salma Hayek è una delle figure meno credibili dell’opera: «Sono una grande amica di Giannina Scott e ho seguito, passo passo, la lunga battaglia da lei compiuta per realizzare il film. Non sapevo nemmeno se avrei mai partecipato alle riprese, ma, quando me lo hanno chiesto, ho provato una grande eccitazione. È stato così divertente recitare con Lady Gaga, amo la sua immaginazione, il suo coraggio, le sue scelte, la sua continua capacità di stupire e sfidare».