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 2021  dicembre 11 Sabato calendario

Rosa e Olindo, 15 anni senza pentimenti

A quindici anni dalla strage di Erba, uno dei peggiori fatti di cronaca dell’Italia nel nuovo millennio, la vicenda non si è conclusa. I parenti non possono ancora provare a metabolizzare il lutto, increduli che a distanza di oltre dieci anni dalla sentenza definitiva di Cassazione con l’ergastolo a Rosa Bazzi e Olindo Romano si rimanga sospesi in un limbo. Un anno fa i giudici con l’ermellino avevano respinto l’ennesima richiesta di riconsiderare una serie di reperti che per i difensori della coppia avrebbe fatto riaprire il caso. E questo pareva l’ultima risposta, pronunciata dalla più qualificata corte, a chi vede due innocenti in carcere. In realtà, da mesi i penalisti continuano a lavorare su un’istanza di revisione del processo che potrebbe essere presentata nella prossima primavera. Prima di sciogliere la riserva attendono le relazioni finali dei consulenti che hanno ingaggiato – un medico legale e uno psichiatra – e capire se da queste emergeranno elementi utili a riportare la strage di Erba in aula. L’altra mossa che i difensori starebbero valutando è quella di aggredire un altro gruppo di reperti, conservati in laboratorio a Pavia e al Ris dei carabinieri, chiedendo istanza di accesso per valutarli ed esaminarli.
Il confronto si sposta quindi sulla consistenza degli elementi innovativi che gli avvocati riusciranno a sottoporre con buona pace di chi non riesce a cicatrizzare le ferite patite dall’atrocità di quella sera dell’11 dicembre 2006 quando in una delle palazzine di via Armando Diaz 25 a Erba vengono uccise quattro persone: Raffaella Castagna (30 anni), il figlio Youssef Marzouk di soli due anni, la nonna del bimbo, Paola Galli di 60 anni, e una loro vicina, Valeria Cherubini di 55 anni che vive in mansarda con il marito Mario Frigerio. Sopravvive solo quest’ultimo grazie a una malformazione congenita alla carotide che gli impedisce di dissanguarsi, e diverrà così il testimone principale dell’accusa. In fiamme finirà la casa del piccolo che si trova al primo piano del condominio, sopra Rosa e Olindo che a gennaio del 2007 ammetteranno di essere gli autori della strage. Rosa: «Il bambino perché lo ha ucciso?» E Rosa che risponde: «Perché urlava… (…) perché piangeva e mi dava fastidio…mi aumentava il mal di testa quando lo sentivo». Ma alla fine del primo processo in alcune dichiarazioni cambiano versione per sostenere la loro innocenza con Olindo: «Non ho fatto altro che dirgli le notizie tramite i giornali». Ammissioni per l’accusa dense di «particolari significativi riferibili solo da soggetti che abbiano effettivamente vissuto la scena del crimine». Quali? «Indicano l’auto che le vittime hanno usato quel giorno -di Carlo Castagna, non la panda solitamente usata da Paola Galli, la posizione finale delle vittime, i cuscini vicino al corpo di Raffaella e della madre, localizzano con esattezza i focolai d’incendio». Il cerchio dei sospettati si era subito stretto sugli inquilini dello stabile. Il portoncino della palazzina poteva essere aperto solo da chi aveva le chiavi, perché gli inquirenti scartarono ogni altra via di fuga visto che sul terrazzo di casa Castagna non erano state rilevate impronte. E poi la testimonianza di Frigerio («non me la dimenticherò mai quella faccia»), la traccia di sangue sul battitacco dell’auto dei coniugi con caratteristiche genetiche sovrapponibili perfettamente a quelle della Cherubini. Una traccia priva di degradazione del dna tanto da ritenere che sia stata impressa prima dell’arrivo dei vigili del fuoco che con l’acqua utilizzata per spegnere l’incendio avevano poi compromesso la scena del crimine. Le perizie medico-legali affermano che gli assassini hanno usato due coltelli e una spranga per infliggere complessivamente 76 colpi.
La difesa invece ha sempre protestato ritenendo la confessione indotta con Rosa e Olindo che avrebbero visto le foto della strage e conosciuto i dettagli. Contaminata la traccia del battitacco, mentre il riconoscimento di Romano era inficiato da misteriosi «buchi» nelle intercettazioni di Frigerio, e l’assenza assoluta di tracce di Rosa e Olindo.
Durante la sua requisitoria il pm Astori sceglie la più cruda delle ricostruzioni. Riferendosi a Olindo ricorda come in un video terrificante abbia detto: «No, è stato come ammazzare un coniglio, se l’è meritata» e poi riferendosi a Rosa: «E così il bambino espone il collo e la stessa mano che ha infilato il coltello nella mamma, nella nonna, arriva lì e lo infila senza pietà. E lo dissangua. Il bambino non avrà più nemmeno una goccia di sangue sul tavolo dell’obitorio per i prelievi. Ma sul palmo della mano due ferite, inequivocabilmente da difesa, eccole. Aveva anche lui tentato come la mamma in un ultimo gesto istintivo di afferrare la lama e ci era quasi riuscito.(…) Non scorderemo mai, noi che l’abbiamo vista alzarsi dalla sedia durante quell’interrogatorio, mimare il gesto del bambino, dell’accoltellamento. Mostrare come l’aveva raggiunto, dove l’aveva infilato. Quella sera uscendo dall’interrogatorio avevamo un unico rammarico, ce lo portiamo anche oggi: non averlo filmato. Non averlo ripreso. Quello sarebbe stato un documento eccezionale. Avete sentito come lo diceva, contemporaneamente mimava il gesto. Si è alzata dalla sedia e ce lo ha fatto vedere». Il 3 maggio 2011 arriva la condanna definitiva all’ergastolo.