Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  dicembre 11 Sabato calendario

Aforismi di Dostoevskij

Anticipiamo alcuni “Pensieri. Aforismi. Polemiche” di Fëdor Dostoevskij, raccolti ne “La bellezza salverà il mondo”, a cura di Claudia Sugliano e in libreria con De Piante editore.

Gogol’ è un genio titanico, ma è anche stupido come un genio.

L’uomo russo pecca contro l’amore molto e spesso; ma è anche il primo a soffrirne per causa sua. Egli è il proprio boia. È l’aspetto più caratteristico dell’uomo russo. Per Oblomov, poi, dovrebbe esistere solo la comodità, lui è solo un fannullone e, in aggiunta, un egoista. Non è neppure l’uomo russo. È un prodotto di Pietroburgo. È un fannullone e un signorino.

Bisogna descrivere la realtà com’è! – dicono, mentre tale realtà non esiste affatto e mai è esistita sulla terra, perché l’essenza delle cose non è accessibile all’uomo, ed egli percepisce la natura come si riflette nella sua idea, attraverso i suoi sentimenti.

Sono solo, come una pietra abbandonata.

Non sono un comunicatore, sono cupo, e non possiedo affatto il dono di esprimere me stesso. Non ho forma, gesto.

E cosa peggiore, la mia natura è vile e troppo appassionata: dovunque e in ogni cosa io raggiungo il limite estremo, per tutta la vita ho oltrepassato il limite.

Studiare la vita della gente è il mio primo fine e divertimento.

Io sono un letterato proletario e se qualcuno vorrà il mio lavoro, deve innanzitutto provvedere a me. Io stesso maledico tale sistema. Ma questa è la consuetudine e, si direbbe, mai cambierà.

Se Lei sapesse quanto è duro essere uno scrittore, vale a dire sopportare questo destino! Mi creda, io so di certo che se avessi denaro garantito per due-tre anni da dedicare a questo romanzo, come accade a Turgenev, Goncarov o Tolstoj, ebbene, io scriverei un’opera, della quale fra cento anni si parlerebbe ancora!

Per me non c’è niente di più terribile dello scrivere una lettera. Se lo faccio, vi metto tutto me stesso e, terminatala, quel giorno non sono più in grado di mettermi al lavoro. Fra l’altro io scrivo le lettere più ordinarie, insufficienti, soprattutto a chi vorrei dire qualcosa.

Non c’è per me niente di più odioso al mondo del lavoro letterario, vale a dire dello scrivere romanzi e novelle…

Ho preso Zola perché negli ultimi anni ho terribilmente trascurato la letteratura europea, e immagina un po’: è una tale schifezza, riesco a malapena a leggerlo. E da noi proclamano che Zola è una celebrità.

Noi crediamo che l’arte abbia una vita propria, completa, organica e, di conseguenza, leggi basilari e immutabili per questa vita. L’arte è per l’uomo una necessità come mangiare e bere.

La letteratura è l’espressione di tutta la vita.

A volte, secondo me, bisogna abbassare il tono, prendere la frusta in mano e non difendersi, ma colpire noi stessi, molto più brutalmente.

Il romanzo è qualcosa di poetico, richiede, per essere scritto, di tranquillità d’animo e immaginazione. Ed io sono tormentato dai creditori, vale a dire minacciano di mettermi in carcere.

Quasi tutti i talenti, sia pur solo un pochino, sono poeti, persino i falegnami, se hanno talento.

Il dolore in gioventù è pericoloso!

Spesso sono molto triste, di una tristezza addirittura immotivata – come se avessi commesso un delitto davanti a qualcuno.

La realtà talvolta fa cadere anche le persone geniali.

Tutto è nelle mani di Dio ma io, sperando in lui, non sto certo a dormire.

I nostri democratici non lo sono abbastanza.

I pensieri ora si vendono già pronti sulle bancarelle, come delle ciambelle.

L’amore è fatica; è persino necessario imparare l’amore, ci credete?

Una lettera è già di per sé maledetta, perché ricorda il distacco.

La depravazione indurisce l’anima.

Il mio cuore è sempre stato così: si attacca a quanto gli è caro, così che dopo bisogna strapparlo e farlo sanguinare.