Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  dicembre 11 Sabato calendario

Baltimora, il vincitore di x Factor, si racconta

Mattia Marzi, Il Messaggero
Baltimora è ancora frastornato, il giorno dopo la vittoria a X Factor. È andato a dormire all’alba, dopo la conferenza stampa post-proclamazione, le prime interviste, un paio di servizi fotografici, senza neppure aver realizzato di aver vinto la quindicesima edizione del talent, battendo in finale il favorittissimo gIANMARIA (l’ultima puntata, trasmessa giovedì sera su Sky e in chiaro su Tv8, è stata vista complessivamente da 1.301 mila spettatori e ha ottenuto uno share del 6,2%, un crollo rispetto all’8% della finale della scorsa edizione). Il ventenne cantautore di Ancona, vero nome Edoardo Spinsante, si sveglia all’ora di pranzo. E subito riparte l’ottovolante di interviste e appuntamenti vari. È confuso e stanco, ma dimostra di avere già le idee ben chiare: «Fare la popstar non è il mio obiettivo. A me piace più stare dietro le quinte. Non a caso nasco come produttore», dice. 
Cosa si è presentato a fare a X Factor, allora? 
«È stata la mia etichetta ad iscrivermi. Anzi, ex etichetta ormai, perché avendo vinto il programma ora firmerò un contratto con Sony. Ho sempre cantato, ma lo facevo di nascosto. L’idea di stare al centro dell’attenzione non mi piaceva, mi vergognavo quasi». 
Come l’hanno convinta? 
«Mi hanno raccontato che la produzione di X Factor aveva ascoltato in rete una mia canzone, gli era piaciuto il mio stile e si è messa sulle mie tracce. Se ne è innamorato anche Hell Raton, che mi ha voluto nella sua squadra e mi ha portato alla vittoria». 
Qual era, questa canzone? 
«Baltimora, che ho cantato anche in una delle puntate del talent. Il mio nome d’arte l’ho preso da lì. Ci ho messo quattro anni per scriverla». 
Quattro anni per scrivere una canzone? 
«Può sembrare assurdo, ma è così. Non riuscivo mai a chiuderla. È una sorta di romanzo di formazione che ho scritto negli anni del liceo. Allo scientifico durante le verifiche pensavo a scrivere i testi delle canzoni. Collezionavo 2 in pagella. L’esame di maturità, comunque, l’ho passato con 80. Poi prima di X Factor ho frequentato per un anno il Sae Institute di Milano, dove ho studiato produzione musicale».
Le prime esperienze? 
«Pezzi per amici che venivano a registrare nel mio piccolo studio ad Ancona. Niente di che, però mi diverte. E non intendo rinunciare a questo tipo di attività: voglio continuare a produrre per altri anche in futuro. Mi piace il contatto con il pubblico, vedere che tante persone cantano le mie canzoni. Ma non ho l’attitudine della popstar. È un male?». 
Me lo deve dire lei. 
«Non credo che per fare il cantante si debba essere a tutti i costi una popstar. Io di sicuro non lo voglio essere. È una cosa che non mi appartiene caratterialmente. Non ho mai avuto la pretesa di fare il cantante, la stella della musica, quello che riempie i palasport». 
Eppure il pubblico l’ha premiata: ha battuto gIANMARIA, che sentiva la vittoria già in tasca, con uno scarto di oltre 20 mila voti (839.965 per Baltimora, 816.913 per gIANMARIA nella finalissima di giovedì, ndr). 
«È assurdo. Non se l’aspettava nessuno. Da oggi in poi per tanti sarò il vincitore di X Factor che in realtà non doveva vincere». 
Così se la vive male, però. 
«In realtà sono felicissimo. Mi spiace solo per gIANMARIA, che stimo davvero. Forse ha influito sul risultato finale la variabile TV8, che ha permesso al pubblico più generalista di seguire la finale (fu così che nel 2017 il tenore Lorenzo Licitra strappò a sorpresa la vittoria ai Maneskin, giovedì tornati da star mondiali sul palco del talent, ndr). Non lo so, ho bisogno di tempo per realizzare». 
Sa che il suo nome d’arte è lo stesso di un gruppo italiano degli Anni ’80? 
«Eccome. La loro Tarzan Boy è un tormentone anche per i ragazzi della mia generazione. Mi spiace se si creerà qualche fraintendimento. Alla fine, la musica che faccio io non ha niente a che fare con quel genere». 
Con Hell Raton come vi siete salutati prima di tornare in albergo? 
«L’ho ringraziato per aver creduto in me. Continuerà ad essere un mio riferimento anche dopo X Factor». 
Il momento più bello della finale? 
«Quando ho cantato Altro, la mia canzone. L’ho scritta lo scorso marzo, dopo una notte insonne. Se mi avessero detto che nel giro di qualche mese l’avrei cantata di fronte a 5700 persone non ci avrei mai creduto». 
L’album quando uscirà? 
«Lo capirò lunedì, quando incontrerò per la prima volta i discografici della Sony. Di canzoni da parte ne ho moltissime». 
Il suo sogno? 
«Vorrei produrre un pezzo di Jovanotti. È il mio idolo, da sempre. Ho tutti i suoi cd, li ascoltavo in macchina con mamma e papà quando d’estate facevamo lunghi viaggi. È un sogno esagerato, lo so. Ma dopo la vittoria a X Factor tutto è possibile (ride)».

***

Laura Rio, il Giornale
Per lui è stata veramente una sorpresa, un «qualcosa di assurdo», «senza senso», come ha commentato emozionatissimo quando Ludovico Tersigni l’ha proclamato vincitore di X Factor 2021 l’altra notte al Forum di Assago. Non era una frase fatta, un concetto scontato, perché Baltimora è uno di quei giovani talenti che pensa solo alla sua musica, nel chiuso della stanza, che non vuole vincere per diventare famoso, ma diventa famoso perché fa musica vincente. Tanto che fino a pochi mesi fa ha tenuto i suoi brani blindati in un cassetto. Composto, tranquillo, con quella faccia da bravo ragazzo, Baltimora è entrato nel cuore degli spettatori di X Factor tanto da sbaragliare in finale il superfavorito gIANMARIA, lasciando terzi i Bengala Fire e quarto Fellow. Il suo vero nome è Edoardo Spinsante, è nato ad Ancona e ha vent’anni, la maggior parte dei quali spesi a suonare il piano e la chitarra, a creare e produrre musica per sé e per altri cantanti.
Cosa significa per te questa vittoria?
«Significa credere di più in ciò che faccio e poterlo fare al livello cui ho sempre aspirato, da serie A. È un sogno gigantesco. E adesso spero che tutte le persone a cui sono piaciuto continuino a seguirmi».
Hai sempre lavorato anche per altri musicisti. Cambierà qualcosa adesso?
«No, continuerò a produrre nel piccolo studio di casa mia ad Ancona e a Milano, dove vivo adesso, con i miei piccoli mezzi. Per me cantare e produrre musica restano e resteranno il divertimento di sempre».
Ti piacerebbe andare a Sanremo?
«È il sogno di qualunque cantante o cantautore. Sarebbe il più grande riconoscimento. Se si presentasse l’occasione sarebbe impossibile dire di no».
Pensi che gIANMARIA meritasse di vincere? Era il favorito...
«È un artista incredibile, pensavo che avrebbe vinto lui. Io non mi aspettavo di arrivare né ai live, né in finale, né tra gli ultimi due e, quando mi sono trovato lì, ero contentissimo di arrivare secondo con Gianma trionfante, infatti mi ha sbalordito sentire il mio nome».
Perché hai scelto di chiamarti Baltimora?
«Il 6 aprile ho compiuto vent’anni e ho deciso di cominciare a pubblicare i miei brani: come primo ho scelto Baltimora e mi sono dato lo stesso nome. È un pezzo che mi ha accompagnato nella mia crescita, ci ho messo quattro anni a finirlo: ho cominciato a scriverlo in seconda superiore e l’ho finito sei mesi fa. L’ho messo on line e per fortuna gli scout di X Factor l’hanno scovato».
Perché prima tenevi chiusi nel cassetto i tuoi brani?
«Perché sono un perfezionista, volevo che fossero all’altezza di essere ascoltati. Per fortuna ora mi sono un po’ sbloccato».
Cosa significano Baltimora e Altro, i due inediti che ti hanno portato alla vittoria?
«Nei miei testi non cerco di raccontare una storia, ma di trasmettere delle emozioni, delle immagini. In Baltimora il tema è lo scrivere canzoni, l’incertezza, il timore dei giudizi. Altro invece parla dei sogni, dei pensieri notturni che ti perseguitano, del sentirsi chiusi dentro sé stessi».
Che cos’è per te la musica? Quando e come hai cominciato?
«La musica è divertimento. Ho iniziato in maniera casuale quando alle elementari i compagni non hanno più voluto fare l’ora di musica. Allora ho chiesto a mia madre di trovarmi un insegnante di piano privato e non ho più smesso».
Dove trovi ispirazione?
«Scrivo soltanto quando provo emozioni positive, perché quando si è tristi si tende a buttare fuori la rabbia senza pensare bene. Poi quando c’è da finalizzare un brano mi chiudo in studio. A volte parto dal testo, altre dalla musica».
Ti descrivono come timido, introverso...
«In realtà lo sono soltanto con chi non conosco, tendo a essere composto, a non esagerare, per tutto il resto sono una persona normale, non mi sento e non mi sentirò mai una star».
I Måneskin sono tornati trionfalmente a X Factor, dove hanno cominciato, scatenando il Forum. Un fantastico esempio per tutti i giovani talenti.
«Penso che non esistano limiti agli obiettivi, se ti meriti una cosa, trovi il modo di farla, anche se magari non in maniera galattica come stanno facendo loro».
Chi è per te Hell Raton, il tuo coach, che ti ha incitato a uscire dalla cameretta e a spiegare le ali?
«La cosa più importante che mi ha insegnato è lavorare in gruppo. Io sono sempre stato abituato a lavorare da solo ed è stato bello essere quello che si fa aiutare».