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 2021  dicembre 11 Sabato calendario

Periscopio

Di fatto, oggi chi entra in Germania finisce in qualche modo per restarci. Non si riesce a espellere neppure quanti sono ritenuti possibili terroristi. Roberto Giardina. ItaliaOggi.

Si fa crescere la politica non solo coinvolgendo l’opposizione nelle scelte ma anche nominando assessori di centrodestra. Nel caso avessi fatto io il sindaco per la terza volta, avrei chiamato Sala come mio vice. Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano. (Andrea Senesi). Corsera.

Detesto i discorsi che vogliono ad ogni costo persuadermi, pieni d’immagini, fanfare, sdegno. Edoardo Albinati, scrittore. (Nicola Mirenzi), Huffington Post.

Draghi è in realtà avvilito e, in cuor suo, sempre più pronto per il Colle. Preoccupato com’è dell’inadeguatezza conclamata dei suoi ministri cosiddetti tecnici (Franco, Colao, Cingolani e Giovannini), si è ormai reso conto che il prestigio internazionale di cui gode non fa breccia nell’operatività dei ministeri e, a cascata, in quella delle Regioni che si sentono abbandonate come in un Governo Conte qualsiasi. Luigi Bisignani. Il Tempo.

Dietro il movimento del green pass direi che c’è nessuno. Dentro c’è un po’ tutto: per me è un calderone in cui ribollono, pericolosamente, tante cose: neofascisti, anarco-insurrezionalisti, estremismi di destra come di sinistra. Solo che la sinistra, con il solito doppiopesismo che la contraddistingue, tende a ingigantire i primi e dimenticare i secondi. Preferisce l’unidirezionalità: più semplice e più utile. E poi dentro il movimento che dice no al green pass ci sono anche rabbie e paure che vanno a toccare nodi delicatissimi del diritto al lavoro. Attenzione: quando si dice che un’azienda che ha meno di 15 lavoratori può sostituire chi non ha il green pass, si sta dicendo che può licenziare. Io sono graniticamente a favore del green pass, ma non sottovaluto la forte fiammata di tensione sociale cui stiamo assistendo e in cui convergono risentimenti, rancori, crisi economica, posti di lavoro perduti, dolore e lo sciacallaggio dei politici che in tutto questo ci nuotano come pesci. Pigi Battista, scrittore (Luigi Mascheroni), il Giornale.

E’ sempre più evidente che la corsa all’economia verde si sta rivelando un autogoal pazzesco. Questa marcia forzata verso la neutralità climatica vede l’Europa e gli Usa procedere a velocità differenti. In testa c’è l’Ue, che con un Green Deal dogmatico ha imposto il 2030 come termine ultimo per i veicoli a combustione termica (benzina e gasolio) e il 2050 come traguardo per le emissioni zero di anidride carbonica. Tappe “ambiziose” (Ursula von der Leyen dixit), ma fuori dalla realtà, decise quando l’economia era nel pieno della recessione, causata dalla pandemia. Tino Oldani. ItaliaOggi.

Dopo Mattarella è bene che al Quirinale salga Mario Draghi, e che la «classe politica» (ridotta com’è, alle virgolette e all’insussistenza) si faccia da parte: operando dentro la cornice (in parte anomala) delle garanzie date dal Quirinale al sistema politico, i partiti potranno tornare a discutere con la società delle scelte che (pur dentro l’inevitabile cornice draghiana) si potranno assumere: tentando di ridare così anche un ruolo a un Parlamento oggi avvilito. Ludovico Festa e Giulio Sapelli: “Draghi o il caos”, Guerini associati.

Di fronte alle sue malattie, Giovanni Paolo II indagò sulla possibilità di rinunciare al trono, specie sulle conseguenze teologiche, e ne ricavò quella che giudicò impossibilità. Tale la ritenne pure il suo segretario, poi cardinale Stanisaw Dziwisz, il quale apostrofò pesantemente papa Ratzinger quando questi annunciò l’abbandono: «Wojtya restò, dalla croce non si scende». Invece proprio le miserevoli (che altra parola usare?) condizioni di Giovanni Paolo II inducono a riflettere sulla rinuncia come obbligata dal decadere fisico (ormai a tutti evidente) e spirituale (meno appariscente) del successore di Pietro. Federico Lombardi, gesuita. (Marco Bertoncini). ItaliaOggi.

In un convegno di commemorazione del maggio 2010, nel suo intervento, Tognoli si ripropone lucido, secco e determinato nel giudizio: «Walter Tobagi non era una vittima simbolica del terrorismo rosso, ma l’obiettivo preciso di ambienti che lo volevano eliminare perché socialista, riformista, preparato, studioso, con una prospettiva professionale di grande rilievo nel mondo giornalistico». Il Tognoli del 2010 ha già fatto il sindaco di Milano fino al 1987, poi l’eurodeputato, il deputato e il ministro. Negli anni Ottanta, battuto il terrorismo, aveva guidato la riscossa di Milano. La città che alcuni, per invidia quasi con irrisione, definivano «da bere», in realtà era «da amare» per quello che era riuscita a realizzare: dai trasporti pubblici al modo di affrontare la deindustrializzazione; per come seppe lanciare il Made in Italy, strappando persino a Parigi il ruolo di capitale della moda (5% del Pil nazionale), divenendo di fatto la vera capitale di un’Italia che era diventata la quinta potenza industriale. Gianluigi Da Rold. Studi Cattolici.

Ho avuto una discussione con il mio amico Pierre Rosenberg, già direttore del Louvre. Lui sosteneva che il quadro più bello del mondo è il San Francesco nel deserto di Giovanni Bellini della Frick collection di New York. Eh no, caro mio, è l’Assunta di Tiziano nella chiesa dei Frari, perché i 12 apostoli ai piedi della Madonna sono pescatori veri, di Burano e Chioggia. Ci ha pensato un attimo, poi ha concluso: «Hai ragione». Pietro Scarpa, collezionista e antiquario. (Stefano Lorenzetto). Corsera.

«CI hanno portato nel commissariato di Val-de-Grâce - racconta una donna algerina che era al corteo a Parigi -. Là i poliziotti mi hanno torto il braccio. Uno mi gridava: “Troia! Ti ammazzeremo, ti svuoteremo come un coniglio! Dì "Algeria francese!” Mi ha detto delle cose che non posso ripetere. Allora io ho gridato: “Viva l’Algeria indipendente! Viva i miei fratelli!” E ho detto al poliziotto: “Tu mi puoi ammazzare se vuoi, ma io non dirò mai altre cose”». L’odore del sangue può dare alla testa. Col passare delle ore per le strade di Parigi si scatena una feroce caccia all’uomo, un vero e proprio “pogrom”. Molti algerini (almeno una cinquantina, ma il numero è calcolato per difetto) -vengono gettati giù dai ponti nella Senna (alcuni anche ammanettati: il risultato è lo stesso, tanto nessuno di loro sa nuotare). Il fiume restituirà cadaveri per giorni e giorni, trascinati dalla corrente in certi casi fino a Rouen, 150 km più a valle. Maurizio Pilotti. Libertà.

La malinconia è il rimpianto di un passato che, se tornasse, non vorremmo rivivere. Roberto Gervaso, scrittore.