Corriere della Sera, 11 dicembre 2021
Guardate I Ferragnez come se fosse una fiaba
Dei Ferragnez non si butta via niente. E questo è il primo consiglio per chi si accinge a vedere i primi cinque episodi della loro saga familiare (Amazon Prime). Il secondo: per quanto il mondo virtuale e quello materiale si stiano allegramente fondendo, la vecchia distinzione fra rappresentazione e realtà vale ancora. I Ferragnez è un racconto, con tutte le regole di una narrazione instagrammata. Il terzo: l’espediente della terapia di coppia (fa molto «In Treatment», anche se lo psicoqualcosa usa il verbo «approcciarsi») è un perfetto meccanismo narrativo: permette ai due di «denudarsi», di mostrare l’altra faccia della luna (li immaginiamo forti e spietati e invece sono fragili e teneri). Lei è una eterna adolescente, lui un musone che combatte contro il mondo. È la nostra vita, sono come noi. Il quarto: il mondo dei Ferragnez è abitato da cognati e suoceri.
E qui siamo in pieno Achille Campanile: «Qui giace Piero d’Avenza cittadino integerrimo, lavoratore indefesso, sposo e padre esemplare, figlio amorosissimo, fratello discreto, cugino soddisfacente, cognato passabile, genero detestabile, prozio tenerissimo, biscugino senza particolare rilievo, nipote insignificante, pronipote modello, suocero insuperabile, amico pignolo, debitore insolvibile, vicino di casa un poco rumoroso, morto esigente, Una prece!». Il quinto: la parola più ripetuta nelle cinque puntate è «amore»: provate a ripetere mentalmente una parola qualsiasi, dopo un po’ perderà ogni significato e sarà solo un guscio vuoto che galleggia in una pozzanghera. Il sesto: meravigliosa la scena del Natale a Como (villa affittata), da fratelli Vanzina. La classe ha questo di paradossale, che è fatta soprattutto di cose che non si possono imparare. O di cose che stanno a rappresentare ciò che non si può comprare.
Il settimo (sigillo): guardate i Ferragnez con il sorriso, come fosse una fiaba.