La Stampa, 10 dicembre 2021
Notre-Dame, la rivolta degli intellettuali
Primo tweet di un professore della Sorbonne: «Stanno facendo a Notre-Dame qualcosa che su Westminster Abbey o San Pietro sarebbe stato improponibile». Secondo cinguettio di una storica dell’arte con studio vista cattedrale: «Vogliono trasformare l’abbazia in un gonfiabile attira-turisti ma sappiano che Parigi non lo permetterà». All’intellighenzia parigina proprio non è andato giù il progetto di restauro interno della loro amata cattedrale devastata dall’incendio del 15 aprile di due anni fa. Anzi, qualcuno lo considera una iattura peggio dell’incendio stesso: «Perché quel progetto autolesionistico è voluto».
Non ci stanno, quindi, gli intellettuali parigini a vedere trasformare Notre-Dame in una specie di Disneyland acchiappa turisti fatta di quinte a scomparsa, led teatrali e installazioni concettuali. E ieri lo hanno urlato forte e chiaro a quella Commission nationale du patrimoine et de l’architecture (Cnpa) che doveva approvare un turbinio di effetti speciali racchiusi in uno dei simboli più intoccabili di Francia. Era normale si scatenasse il dissenso. Meno che diventasse una petizione firmata da un centinaio di personalità della cultura transalpina. Ma nonostante l’elenco di «resistenti per Notre-Dame» sia stato consegnato ieri a Le Figaro e a La Tribune de l’Art la commissione non si è lasciata intimorire e ha dato un primo via libera ai lavori. Fra le novità volute dall’Arcidiocesi di Parigi sotto la direzione di Gilles Drouin – numero uno dell’Institut supérieur de liturgie de l’Institut catholique de Paris – pure l’installazione di un nuovo fonte battesimale al centro della navata e parecchie opere d’arte contemporanea a costellare le navate laterali. Quanto alle panchine rimovibili pare che ieri siano state stoppate. La commissione non si è invece scandalizzata per l’illuminazione che cambia a seconda delle stagioni e le videoproiezioni alle pareti. I lavori sotto accusa interesseranno diverse parti della cattedrale: cappelle, vetrate, organo e naturalmente la guglia ottocentesca. E proprio da quest’ultima è partito il sogno di una modernizzazione di Notre-Dame. Peccato che l’architetto Maurice Culot, molto noto a Parigi, sostenga che ci si stia facendo prendere a dir poco la mano: «Quello che stanno proponendo è una specie di parco a tema infantile e banale che cozza totalmente con la solennità del luogo».
Eppure secondo un rapporto del Daily Telegraph il progetto di restauro degli interni prevede pure cappelle a tema (c’è l’angolo dedicato all’Asia e all’Africa e quello a tema ecologista), proiezioni in varie lingue, murales e effetti luminosi e sonori che varieranno a seconda della forma liturgica al fine di creare «diversi spazi emotivi». Una Notre-Dame più inclusiva, accessibile e politicamente corretta, sostengono i progettisti. «Disneyficazione vergognosa» ribattono gli intellettuali. E accusano: «Dicono di voler evangelizzare i turisti di fede non cattolica, ma il risultato è che il monumento viene privato della sua forza spirituale in favore di un turismo effimero e spettacolarizzato».
Secondo un filosofo dell’arte che ieri ha scritto una lettera a Le Monde «siamo alla follia del politicamente corretto. Vogliono fare di Notre-Dame una sala di esposizione liturgica sperimentale che non esiste da nessun altra parte, mentre dovrebbe essere un punto di riferimento, dove ogni modifica va trattata con la massima prudenza».
Una cosa è certa. Le novità più importanti contenute nel progetto non riguardano le parti danneggiate. Si è colta insomma l’occasione di utilizzare i fondi raccolti per la rinascita della cattedrale per renderne più «stimolante» la visita. Il bilancio di giornata è affidato a uno striscione apparso ieri davanti alla cattedrale. Un Quasimodo in lacrime che allarga le braccia: Ce n’est plus ma maison.