Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  dicembre 10 Venerdì calendario

Intervista al no green pass Ugo Mattei

Colluttazione telefonica col professore Ugo Mattei, giurista piemontese di 60 anni, una vita a sinistra, beni Comuni, battaglie No Tav, candidato sindaco a Torino, e che ora capeggia la Commissione dubbio e precauzione, il movimento degli intellettuali No Green Pass di Massimo Cacciari, Carlo Freccero e Giorgio Agamben. L’altro giorno, a Torino, hanno organizzato un convegno.
Professore lei non è vaccinato, giusto?
«Non per il Covid. Ma gli altri vaccini li ho fatti tutti».
Quelli a cui ci sottoposero le nostre mamme da bambini?
«No, li ho fatti anche da adulto.
Contro la febbre gialla, prima di andare in Africa, contro il tetano.
Come vede non sono un No Vax».
Perché allora non si vaccina contro il Covid?
«Da professore universitario avrei potuto all’inizio. Il vaccino mi pareva una cosa buona, però decisi di non farlo per non toglierlo a chi ne aveva più bisogno di me».
E poi?
«Poi ho studiato. Non convince il fatto che sia un vaccino il cui trial finirà soltanto alla fine del 2023. È in corso una sperimentazione a cui non voglio partecipare».
Come fa con l’insegnamento?
«Sono in sabbatico, sto scrivendo un libro. Resto a casa. Non sono nocivo a terzi».
Non esce mai?
«Vado all’International University College, dove abbiamo fatto installare un purificatore d’aria potentissimo, di quelli sperimentati dalla Nasa. È costato un sacco di soldi».
Funziona?
«È come stare con le finestre sempre aperte».
Si fida?
«Ecco, fidarmi al cento per cento…( Ride ) mi fido come ci si fida delle mascherine».
Cosa contestate?
«Vogliamo riprendere delle condizioni di dialogo e poter esercitare una critica necessaria. Si spera che sia ancora possibile in questo Paese».
Il virus però non dialoga, professore
«Cosa dice? Ecco, lei ha appena detto una scemenza».
Sentiamo allora come fronteggerebbe il Covid.
«Bastano mascherine, depuratori, tamponi salivari. Sono molto più responsabile di tanti che hanno il Green Pass e che vivono come se non potessero più contagiare».
Non si sopravvaluta?
«Il Green pass non serve a niente! Io li vedo i giovani, si muovono come se non potessero più ammalarsi».
Sono molto meglio di come lei li descrive.
«Rivendico il mio diritto alla disobbedienza civile contro il pensiero unico».
Insisto: come farebbe?
«Puntando sulla sanità di prossimità e su terapie che non siano soltanto i vaccini. Assumendo dei medici, finalmente».
Senza il vaccino avremmo mille morti al giorno.
«Cosa c’entra? Faccio un discorso di carattere costituzionale. Si stanno obbligando le persone al Green Pass con argomenti estortivi contrari alla Costituzione, hanno cacciato nella sofferenza milioni persone».
Queste persone non hanno il diritto di contagiare gli altri.
«Con i soldi pubblici si è deciso di sovvenzionare aziende come Pfizer che uccidono così la concorrenza».
Facendo il tampone il diritto al lavoro è garantito.
«Se sei un vigile urbano, un carabiniere, un medico, un insegnante, devi vaccinarti. Biden ci ha provato a imporre un obbligo vaccinale di fatto, e si è beccato tre giudici federali che gli si sono messi contro».
La sua tesi non è una bestemmia, con 150mila morti?
«Neanche un po’. Faccio il mio mestiere. Questo governo non legittimo sta violentando la struttura costituzionale italiana. È mio dovere criticarlo, da partigiano della Costituzione».
Non è un ragionamento accademico con 20mila contagi al giorno?
«Perché mi tira sul terreno sanitario? A quello ci penseranno i medici, che
si sono spesi senza risparmio».
E quali sarebbero questi rischi?
«Utilizzano il lavoro per violentare il consenso. O fai il Green pass o non hai agibilità. È una logica padronale.
Un ricatto».
Non si sente un cattivo maestro?
«Neanche un po’. Piuttosto sono inorridito di come le istituzioni di garanzia, come il Quirinale, abbiano trasformato il sistema in una sorta di semipresidenzialismo. Noi Draghi non lo abbiamo votato».
Neanche Conte, se è per quello.
Perché il Green Pass sarebbe un ricatto padronale?
«È una forma di controllo sociale. Tra un po’ ci carpiranno altri tipi di informazioni».
Mi faccia un esempio.
«Ci controlleranno per capire se paghiamo le tasse».
Farete un partito?
«Non so. Potrebbe servirebbe uno strumento per guidare milioni di persone che stanno soffrendo in questo modo. Ma non lo chiamerei partito».
Come lo chiamerebbe?
«Olistico».
Cioè?
«Del tutto».