Marco Angelucci per https://corrieredelveneto.corriere.it/, 10 dicembre 2021
"LA GRAZIA DI MATTARELLA? SONO STATO INCOLPATO DI ATTENTATI MAI COMMESSI. ALCUNI MIEI AMICI SONO MORTI PER LE TORTURE SUBITE" - L’EX TERRORISTA, SECESSIONISTA SUD-TIROLESE, HEINRICH OBERLEITER: "IL NOSTRO GRUPPO È STATO INCOLPATO DI TUTTO QUELLO CHE LO STATO NON RIUSCIVA O NON VOLEVA SPIEGARE. L’OMICIDIO DEL CARABINIERE VITTORIO TIRALONGO? ASSURDO, ERAVAMO A 150 CHILOMETRI DI DISTANZA" - E SULLA STRAGE DI MALGA SASSO... -
«Scusi ma devo dormirci sopra». Sono le 20.30 e Heinrich Oberleiter ha da poco ricevuto la telefonata della figlia che gli annuncia la lieta notizia. Quella che aspettava da anni.
Adesso che è arrivata la grazia del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Oberleiter può tornare nella sua valle, in Alto Adige, da uomo libero. Quella valle Aurina da cui è fuggito alla fine degli anni ‘60 inseguito da un mandato di arresto della giustizia italiana.
Non ha mai fatto un giorno di carcere ma adesso è un altro uomo, nella sua seconda vita in Germania si è occupato di disabili e oggi si gode la pensione. E la grazia del presidente Mattarella. Inizialmente non ha voglia di parlare ma si trasforma in un fiume in piena evocando ricordi di un passato con cui l’Alto Adige ancora fatica a fare i conti.
Era il 9 luglio del 1971 quando i giudici della Corte d’Assise d’appello di Firenze lessero la sentenza che condannava Heinrich Oberleiter e tutto il gruppo dei «Puschtra Buibn» all’ergastolo. Le accuse erano strage continuata, banda armata e attentato all’integrità dello Stato.
Oberleiter, è contento della grazia? «Certamente ma devo ancora dormirci sopra. Non ho ancora realizzato bene cosa significa».
Significa che può tornare in Alto Adige. Arriverà per Natale? «Non credo che le cose vadano così veloci. Io sono sempre uno che ha fatto le cose giuste al momento giusto. Non ho mai agito d’impulso. E questo mi ha portato fortuna»
Allora diciamo che arriverà nel 2022? «Ho una certa età e, specialmente in questo tempo di pandemia non bisogna fare programmi a lungo termine».
La prima cosa che vorrebbe fare appena torna? «Vorrei riabbracciare i miei cari. Ho ancora molti amici e familiari. Sono il quarto di dodici figli, fin da piccolo mi sono occupato molto dei miei fratelli e sorelle. Forse è stato questo che mi ha spinto ad occuparmi dei disabili. Un mio fratello, a Gais, ha seguito la stessa strada e ha lavorato a lungo al Sägemüllerhof».
In questi anni non li ha mai visti? «Si, sono venuti a trovarmi. E anch’io in realtà sono tornato diverse volte, in incognito. Senza farmi scoprire».
Andare avanti e indietro tra Italia e Austria senza farsi scoprire è sempre stata una specialità... «Beh sì. Mi piacerebbe farmi un giro per le mie montagna. Ma ho un certa età, non posso andare ovunque. Allora ci muovevamo solo a piedi».
Mattarella con la grazia ha riconosciuto che lei non ha ucciso nessuno. Per lei che è stato condannato per strage è una riabilitazione. Lo Stato riconosce che la giustizia non è stata così giusta con voi... «Ce n’è voluto di tempo. Noi Puschtra Buibn siamo stati incolpati di tutto quello che lo Stato non riusciva o non voleva spiegare».
Non è che eravate proprio dei santi. Attentati ne avete fatti anche voi... «Non volevamo causare tanta sofferenza ma ci hanno accusato di cose che non abbiamo commesso».
Come l’omicidio del carabiniere Vittorio Tiralongo? «Assurdo, eravamo a 150 chilometri di distanza. E allora ci si muoveva solo a piedi. Sono state fatte delle ricostruzioni fantasiose. Karl Joosten (un collaboratore dei servizi che infiltrava gli ambienti del Bas testimone in diversi processi, ndr) passava le informazioni alla stampa della Sera e avevano fatto una vignetta con le ricostruzioni di come era avvenuta la strage di Malga Sasso. Sostenevano che avevamo tirato su la bomba con una corda e l’avevamo buttata nel camino. Assurdo: Malga Sasso era sorvegliatissima».
Effettivamente sembra un po’ fantasiosa... «Tutte menzogne. Guardi io non ho niente contro gli italiani, ne ho conosciuti diversi. Ho fatto anche il militare a Verona».
Un secessionista sudtirolese con la divisa dell’esercito italiano? «Sì, sono stato buono, parlavo poco e mi hanno mandato negli alpini. Vicino a casa. Chi si esponeva lo spedivano in Sicilia, ho amici che sono finiti a Trapani. Se lo immagina: gli italiani allora erano molto nazionalisti, si comportavano come i conquistatori romani. Per questo ci siamo ribellati».
Però con la grazia la questione è chiusa. Non crede? «Io non conservo rancore e non voglio vivere nell’odio ma sono stato fortunato. Non ho mai varcato la porta della caserma, alcuni dei miei amici che lo hanno fatto sono morti per le torture subite. C’è ancora molto da raccontare. Lo Stato italiano dovrebbe aprire gli archivi».
Come ha maturato la scelta di chiedere la grazia? «Mia figlia e mia nuora hanno insistito tanto. E hanno trovato un valido appoggio nell’avvocato Karl Zeller che ha spiegato che nel diritto italiano non sono previste le amnistie e che comunque non ce ne sarebbero state».