Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  dicembre 09 Giovedì calendario

Periscopio

Quale interesse può avere l’Europa a spingere Cina e Russia a coalizzarsi contro l’occidente? Massimo D’Alema. (Aldo Cazzullo). Corsera.

Non si vive (e non si cresce) di solo Pil. Per volare servono ottimismo e fiducia, cose che neppure l’Europa ci può stanziare. Michele Brambilla. QN.
Anche Mozart è stato colpito dal Covid. La Salzburg Schokolade ha avviato la procedura di fallimento, a causa della pandemia non riesce a vendere le sue storiche Mozartkugeln, le palline di Mozart, i cioccolatini che piacciono soprattutto ai turisti. È un colpo all?anima dell’Austria, scrive la Salzburger Nachrichten, il quotidiano di Salisburgo. Muore un simbolo nazionale, come la Sachertorte o le Wienerschnitzel, le cotolette panate che non sono una copia delle cotolette alla milanese. Entrambe gustose, ma diverse. Non saprei trovare un esempio con l’Italia o con la Germania, i nostri prodotti tipici, dal panettone al torrone, non sono esclusiva di una fabbrica. Roberto Giardina. ItaliaOggi.

Altro che manicomio: vietato usare nomi “di genere” (e che diavolo significhi, forse lo sanno Ursula ed Helena) quali operai e poliziotti, vietato usare il pronome maschile come predefinito, vietato parlare di qualcosa che riguarda il solo sesso maschile (quindi, se si parla di prostata, bisogna coinvolgere anche le donne, senonché distinguere tra uomini e donne è discriminante, senonché uno è quel che si sente, senonché il diavolo vi porti), vietato esordire con «signore e signori» (Frank Zappa i suoi spettacoli li inaugurava così: «Salute, maiali!». Può andar bene a Ursula?). La follia censoria, la smania di nuova lingua travolge ogni limite di insanità mentale: «Fai attenzione a non menzionare sempre prima lo stesso sesso nell’ordine delle parole, o a rivolgerti a uomini e donne in modo diverso (ad esempio un uomo per cognome, una donna per nome); quando scegli le immagini per accompagnare la tua comunicazione, assicurarsi che le donne e le ragazze non siano rappresentate in ambito domestico o in ruoli passivi mentre gli uomini sono attivi e avventurosi». Max Del Papa. ItaliaOggi.

«Mio figlio ha fatto una cavolata, ma è un bravo ragazzo e noi siamo una famiglia perbene». Questa frase è ormai un piccolo classico e si indossa su quasi tutto: risse, truffe, minacce, molestie, atti di bullismo, scippi con destrezza, pirateria stradale. Solo che stavolta a pronunciarla è stato il padre di un adolescente torinese che ha rapinato una farmacia e accoltellato un carabiniere. Da oggi il concetto di «cavolata del bravo ragazzo di famiglia perbene» va dunque esteso alle rapine con accoltellamento, quantomeno. Per adesso rimangono ancora fuori l’aggressione a mano armata e la tentata strage con lancio di granate, ma c’è da scommettere che si troverà facilmente un padre disposto a coprire tale lacuna. Massimo Gramellini. Corsera.
Justin Fashanu fu il primo calciatore superstar a dichiararsi gay, a fare “coming out”, come diciamo oggi, cioè a raccontare volontariamente la propria diversità in campo di scelte sessuali venne investito dal suo allenatore: «Fash, tu dove vai se vuoi una pagnotta?», chiede l’allenatore. Il resto della squadra nello spogliatoio trattiene il fiato: tira una brutta aria, quando il boss prende quel tono. «Da un fornaio, immagino», risponde il giocatore, un po’ intimorito. «E dove vai se vuoi una coscia d’agnello?», insiste quello. «Da un macellaio, mister», risponde ancora il centravanti, sempre più perplesso. «E allora perché continui ad andare in quei ca..o di locali per froci?», gli urla in faccia Brian Clough, storico manager del Nottingham Forest. È dura incassare le scenate di quel sergente di ferro, uno con un carattere abrasivo, spigoloso, spietato. Tanto per dire: quando finì in unità coronarica per un infarto, pare che molti suoi ex giocatori abbiano commentato: «Non sapevamo avesse un cuore». Ma è ancora più dura incassare se vieni sbatacchiato davanti a tutti i compagni per la tua vita privata. Maurizio Pilotti. ItaliaOggi.

Riders, food delivery, Amazon…. Fra tanto inglese a buon mercato si fa fatica a riconoscere che non abbiamo inventato niente di nuovo. C’era già tutto, prima che ci spacciassero la consegna a casa come una conquista del Terzo Millennio. Ero bambinetto quando all’uscio di casa, a Napoli, suonava Donna Nannina. Era un donnone più largo che alto. Avanzava dondolandosi su due fianchi da galeone spagnolo. Parlava con uno strano accento, perché non era napoletana di città, ma vesuviana. Davanti alla porta sollevava dalla testa l’enorme cesta rettangolare e la prendeva per il largo manico sotto al braccio sinistro, sembrandole questa una postura più corretta per entrare. Donna Nannina cominciava a sollevare la paglia nel cesto per mettere le mani sulla mercanzia: che era fatta di uova bianchissime. Lei ne prendeva quattro, ancorandole con destrezza fra le cinque dita: «Signò, queste so’ fresche di stamattina… Sentite, so’ ancora calde». Mia madre fingeva di intendersene, prendeva un uovo nel palmo della mano e lo puntava contro la luce della finestra, guardandoci attraverso. Poi conveniva: «Sì, non ha neanche la bolla d’aria in fondo…». Gianni de Felice. ItaliaOggi.

Sono cresciuto grazie a un misto di volontà, fortuna e talento. Non so in che ordine, ma questi sono stati gli ingredienti. Ho cantato in parrocchia, alle feste nelle piazze e poi ai primi provini. C’era un posto a Napoli, c’è ancora, dove vanno tutti quelli che vogliono cantare. E lì si incontra gente che fa i mestieri più diversi: cameriere, sguattero, pescatore, io allora facevo il posteggiatore. E quel posto era stato battezzato da Sergio Bruni “Il cimitero dei cantanti”, lì gli aspiranti artisti non nascevano, morivano. Nino D’Angelo, cantante, (Antonio Gnoli), la Repubblica.
Quinto Fabio Massimo detto il temporeggiatore. Questa sua scelta di procrastinare la battaglia, la decisione di non decidere gli attirò lo spregio, il ridicolo, ma a lui non importò, accettò di essere definito un vile pur di raggiungere il suo scopo. Ancora oggi si parla del coraggio di Annibale e si considera Quinto Fabio Massimo un codardo, ma fu lui ad avere il vero coraggio, lui a farsi sfottere pur di salvare Roma e l’occidente. Fa parte della disciplina anche la capacità di accettare l’umiliazione per un giusto fine. Werner Herzog, regista di Fitzcarraldo (Gabriele Romagnoli). La Stampa.
Ho amato tante donne ma le ho tradite tutte. Alessandro Haber, attore. (Antonio Gnoli). La Repubblica.
La libertà si paga così cara che, a volte, è meglio rinunciarvi. Roberto Gervaso, scrittore.