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 2021  dicembre 09 Giovedì calendario

Biden vuole separare Mosca da Pechino

Nel 2014 gli Stati Uniti spinsero la Russia nelle braccia della Cina appoggiando il rovesciamento del regime ucraino, considerato marionetta del Cremlino, e stroncando la mediazione franco-tedesca. In questo modo riuscirono a costruire un’improbabile ma effettiva coppia sino-russa, a tutto vantaggio della Cina. Mettere insieme il Numero Due e il Numero Tre non è esattamente il compito del Numero Uno. Eppure è accaduto e resta un fatto. Ma non occorre leggere Clausewitz per stabilire che rafforzare il proprio avversario principale (Pechino) offrendogli le notevoli risorse militari, energetiche e tecnologiche dell’avversario secondario (Mosca) non è mossa da manuale.Dopo il vertice virtuale Putin-Biden possiamo intuire che qualcuno a Washington comincia a chiedersi se aver strappato Kiev a Mosca con ciò regalando Mosca a Pechino sia stato un affare. Mentre al Cremlino ci si è resi conto che stringere troppo il legame con Pechino porterebbe al suicidio. Non per caso Putin rifiuta il termine “alleanza” per descrivere l’intesa con Xi.Nel summit a distanza fra i due presidenti il convitato di pietra era proprio l’omologo cinese. Perché parlare oggi di Ucraina fra russi e americani significa parlare soprattutto di Cina.Mesi di propaganda al massimo volume in Russia contro il rischio esistenziale dello scivolamento dell’Ucraina nella Nato e di contropropaganda in America sull’imminente invasione russa per riportare Kiev sotto il proprio controllo hanno prodotto un vertice interlocutorio ma rivelatore. Biden e Putin hanno insistito sulla “diplomazia”, così mettendo provvisoria sordina all’isteria bellica che dominava la vigilia. Negoziatori russi e americani stanno stabilendo i formati del nuovo dialogo informale, che mira a congelare il conflitto nel Donbas e a lasciare impregiudicato lo status geopolitico dell’Ucraina. Ma guardando ben oltre la nuova cortina di ferro.Né Putin né Biden vogliono la guerra, consapevoli che i rispettivi fronti interni non reggerebbero (l’americano meno del russo). Il leader russo conta però sul vantaggio asimmetrico di poter operare un blitz per strappare altri territori a Kiev, già privata della Crimea e con il Donbas fuori controllo. Americani, britannici e altri paesi Nato – fra cui la Turchia, con i suoi droni che saranno presto prodotti anche in Ucraina – rispondono armando e addestrando le Forze armate locali, che allo stato non sono in grado di sostenere l’impatto con i russi. E la “minaccia” americana di rispondere con dure sanzioni economiche a un attacco dell’Armata russa conferma che a Washington non eccita la prospettiva di morire per qualche spicchio di un remoto Paese della cui collocazione nel planisfero l’americano medio non ha idea.Qui subentra il fattore Cina. Posto che Russia e America trattano sull’Ucraina, i cinesi hanno ragione di sospettare che il negoziato possa sfociare nell’allentamento della loro presa su Mosca. Il viaggio di Putin a Delhi alla vigilia del vertice con Biden per firmare un corposo accordo di aiuti militari e tecnologici all’India, arcinemico di Pechino, supporta le interpretazioni dei maliziosi. Oltre a confermare che l’India – come gli altri partner asiatici che Washington considera vitali per il contenimento della Cina – gioca su diversi tavoli contemporaneamente.Considerate le condizioni strutturali di partenza, con la Russia costretta sull’estrema difensiva perché l’Ucraina nell’impero europeo dell’America – Nato o non Nato – sarebbe pericolo esistenziale, osserviamo che questo round è stato vinto da Putin. Ai punti. Perché ha acquistato spazio e tempo di manovra sulle due scale, la regionale e la globale. L’Ucraina è più lontana di ieri dall’Alleanza Atlantica, anche perché i principali Paesi euroccidentali – Francia, Germania, Italia – oltre a una consistente fetta della sua stessa popolazione lo escludono. E la Russia sta riconquistando margine di manovra nel triangolo con Cina e Stati Uniti.Ma basta davvero poco – l’allargamento dello scontro nel Donbas, un incidente navale nel Mar Nero, un contro-colpo di mano russo a Kiev – per incendiare di nuovo l’intera Ucraina, epicentro di due guerre mondiali.