Corriere della Sera, 9 dicembre 2021
Nascite in India, il boom rallenta
Una notizia ha preso di sorpresa, nelle settimane scorse, i demografi. In India, il tasso di fertilità totale – cioè il numero di figli che ci si aspetta una donna abbia nella sua vita – è sceso a 2,0, cioè sotto al tasso di sostituzione che garantisce la stabilità numerica della popolazione, il quale è 2,1.
È successo molto prima di quanto lo prevedessero il governo di Delhi e le Nazioni Unite. È uno sviluppo importante perché riguarda il secondo Paese più popoloso al mondo (che è comunque sulla strada di superare la Cina tra pochi anni), con quasi 1,4 miliardi di abitanti, poco meno del 20% dell’intera umanità. Ma è rilevante anche perché conferma che siamo in transizione verso un cambiamento di stagione globale: la crescita della popolazione mondiale sta infatti rallentando significativamente. Qualcosa che avrà effetti di grande rilievo. Our World in Data, l’organizzazione legata all’università di Oxford, segnala che nel 1950, nel mondo, la media di figli attesi per una donna era 5,05: nel 2020 era scesa a 2,44. In Italia siamo a 1,30, in Giappone a 1,36, in Germania a 1,61, negli Stati Uniti a 1,77, in Francia a 1,84. Ma la tendenza al calo si registra anche in Africa, oggi a 4,29 nati per donna contro un picco di 6,71 attorno al 1970, e in Asia, nel 2020 a 2,12, appena sopra al tasso di sostituzione, mentre nel 1950 era a 6,05.
Il risultato è che la popolazione mondiale cresce oggi dell’1,1% all’anno, quasi la metà di quanto cresceva al picco, registrato nel 1968 al 2,1%. Ciò significa che nel secolo in corso la crescita della popolazione non ripeterà il boom del Novecento, quando è quadruplicata, e non raddoppierà nemmeno: nel 2100 gli abitanti della Terra saranno poco più di dieci miliardi. Gli esperti di Our World in Data citano tre grandi ragioni per spiegare il cambiamento in atto: il maggiore accesso delle donne all’istruzione e al lavoro, il declino della mortalità infantile e il costo crescente di fare crescere i figli (grazie anche alla riduzione del lavoro minorile). A differenza che nei millenni passati – quando, fino al 1700, la popolazione cresceva attorno allo 0,04% all’anno a causa dell’alta mortalità dei bambini – ora siamo entrati in una fase di transizione nella quale il boom demografico degli scorsi due secoli rallenta ma per il motivo contrario, perché le condizioni di vita enormemente migliorate tengono basso il tasso di fertilità.