Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  dicembre 07 Martedì calendario

I segreti di Sofia Goggia

Il viaggio Lake Louise-Calgary-Francoforte-Malpensa-Bergamo. I bagagli smarriti. Il jet lag, la sensazione di non poter capire a fondo. D’altronde, come si fa ad assimilare? Tre vittorie in tre giorni, due in discesa e una in superG, prima di precipitarsi in aeroporto per tornare in Europa. La reazione più incredibile a una stagione mai conclusa, l’assenza ai Mondiali di Cortina persi per un infortunio sciocco e crudele, la coppa di discesa vinta senza più gareggiare. Sono state giornate piene di tutto per Sofia Goggia, tornata in poche ore al centro dello sport italiano dopo l’estate trionfale degli Europei edelle Olimpiadi. «È tutto così irreale, che ancora non ho realizzato. Ma sento di aver fatto qualcosa di grande: un trittico riuscito a pochissime che mi riempie di orgoglio».
Si sono emozionate anche le sue ex rivali, Tina Maze ha twittato “Goggieta tripleta, bravissima”, Lindsey Vonn le ha fatto i complimenti.
«Lindsey l’ho sentita durante le gare in Canada, è una persona di una tale caratura, di un calibro umano incredibile. È quel fattore in più che ti rende leggenda».
Anche lei è ricca di personalità, non solo di vittorie: si sta avvicinando al carisma dell’americana?
«Il valore di un campione si pesa dal numero di medaglie che si mette al collo. Ma ancora più importante è l’impatto che si riesce ad esercitare sul proprio sport. Quanto si riescono a ispirare le nuove generazioni, e in questo lei è incredibile. Se io fossi un centesimo di quel che è Lindsey Vonn sarei già contenta».
Non crede di aver un posto più importante nello sport italiano?
«Io e Lindsey veniamo da due Paesi molto diversi, però anche gli italiani sono un popolo di sciatori, dalle Alpi fino all’Etna.
Spero di avere un bell’impatto anch’io».
Ha condiviso il trionfo di Lake Louise con la squadra, ma sopratutto con il suo skiman Greppi.
«Barnaba Greppi detto Babi è una leggenda, uno degli skiman con più esperienza nel circuito di Coppa del mondo. Ha preparato per me degli sci che erano gioielli».
Siete entrambi bergamaschi.
«Un aneddoto pazzesco: quando avevo 17 anni e lui era lo skiman di Lara Gut, io salivo in moto e andavo a prendere gli sci che mi lasciavano loro due. Anni dopo, quando ho chiuso il ciclo con il mio ex skiman, l’ho chiamato e gli ho detto: “Dai Babi, viene a fare discesa con me”».
Ci racconti come avete preparato questa trionfale trasferta nordamericana.
«In questo mese abbiamo lavorato a Copper Mountain, c’erano gli uomini dei test della Atomic che ci aiutavano a capire quali fossero gli sci migliori, e ogni giorno provavamo tre paia di sci diversi. Oltre a questi, io ne usavo altri quattro o cinque. Babi stava in piedi dalle sei di mattina alle dieci di sera».
Un minimo di festa ve la siete concessa?
«C’è una tradizione, un rito, secondo il quale chi vince offre qualcosa da bere. Abbiamo preso la birra per gli allenatori, ma noi ragazze non abbiamo bevuto perché avevamo una gara dopo l’altra».
La scorsa estate come ha vissuto le Olimpiadi di Tokyo?
«Mi hanno emozionato e dato la carica per fare il mio lavoro, soprattutto in estate quando è difficile rinchiudersi in una palestra e ammazzarsi di fatica.
Dietro il minuto e qualcosa di una gara di sci ci sono insormontabili ore di lavoro che si svolgono sopratutto d’estate.
Tokyo mi ha ispirato, davvero».
Una medaglia più delle altre?
«I 100 metri sono talmente corti che non hai tempo di realizzare.
Ma la staffetta, la staffetta è stata un crescendo di emozioni, come una sinfonia che entra potente».
Tra poco tocca anche a lei, a febbraio difenderà il titolo di campionessa olimpica di discesa. Ci sta pensando a Pechino?
«No, procedo gara dopo gara, è vero che febbraio sembra vicino, ma è anche lontano. Per ora mi sono qualificata, sono bella contenta, alla Cina comincerò a pensare quando sarò atterrata.
Ora voglio godermi il percorso».
Ha vinto a Lake Louise, dove si fece male nel 2013 perdendo un anno e l’Olimpiade di Sochi.
«Ma non ci ho pensato, è roba di nove anni fa. Non è il luogo in sé a contare, ma il modo in cui la persona si presenta in questo luogo. Quel che vedi nel mondo è il riflesso di quel che hai dentro”.
Nel suo post su Instagram per celebrare la terza vittoria ha parlato di una “crescita”, di “quella parte più recondita del cuore, che a volte teme di non essere in grado di poterlo fare”.
«Gli atleti di élite a un certo punto della loro carriera possono migliorare su un solo aspetto: la crescita interiore.
Quando sei al top, sei in forma, hai ottimi materiali, puoi solo lavorare sulla tua personale evoluzione. La mia chiave di volta è stata questa».
Su cosa ha lavorato in estate?
«Da due anni lavoro su me stessa insieme a una psichiatra. È un percorso non facile perché ci vuole coraggio a cambiare se stessi, soprattutto alcune parti di se stessi. Però mettersi in gioco è fondamentale se vuoi ottenere delle cose belle».
Ha sentito diffidenza attorno a lei?
«Bisogna sfatare il tabù della psichiatria. Già confessare di andare dallo psicologo è tosta, viene considerato un sinonimo di debolezza. Figuriamoci lo psichiatra, è proprio il tabù dei tabù».
Prima si affidava a una
psicologa.
«Ma a un certo punto non trovavo più gli strumenti per fare un passo in avanti dentro di me.
Intendiamoci, non prendo farmaci, vorrei chiarire. Però nella psichiatria, gestita nel mio caso dalla dottoressa Romana Caruso di Brescia, trovo un approccio diverso».
Come lo descriverebbe?
«È qualcosa che ti scava dentro, chirurgicamente, ti dà gli strumenti per arrivare in posti inaccessibili per chi non ha un percorso di formazione del genere. È qualcosa che consiglierei a chiunque. Fare luce su se stessi è importante, credetemi».