la Repubblica, 7 dicembre 2021
Il metaverso come il Monopoli
Solo nel futuro sapremo se i 4,3 milioni di dollari pagati ad Atari da Republic Realm (“sviluppatore immobiliare digitale”) il 30 novembre per lotti di terra virtuale sulla piattaforma Sandbox somigliano alle perline con cui nel 1626 gli olandesi presero agli indiani Manhattan.Forse è un grande abbaglio, ma è possibile che l’affare si riveli tale: Grayscale, investitore in criptovalute, stima che il mercato globale virtuale di merci e servizi varrà presto 1.000 miliardi di dollari di ricavi l’anno. Nell’attesa, la corsa alla nuova frontiera da un mese consuma nuovi record. La conversione di Facebook, di cinque settimane fa, si conferma un volano irresistibile per i pionieri della «realtà virtuale condivisa tramite internet, dove si è rappresentati in tre dimensioni con il proprio avatar»: così Wikipedia descrive il metaverso. Tra i più lesti a posizionarsi sono gli immobiliaristi, che anche qui offrono milioni per aggiudicarsi le zone esclusive. Il “mattone” è uno degli ultimi arrivati nel metaverso, dopo opere d’arte e token, i certificati di autenticità digitale basati sulla tecnologia blockchain, la stessa usata per le criptovalute. A marzo un “quadro” di Beeple è stato battuto da Christie’s a 69,4 milioni, e il token del primo tweet su Twitter ha raccolto 2,9 milioni. L’accelerazione di traffico e scambi, è iniziata nel 2021: ma è da cinque mesi che i grafici di Nonfungible.com hanno messo il turbo, con saldi sopra i 40 milioni di dollari al giorno per le compravendite di “Nft”, le icone digitali degli utenti. Una settimana prima di Republic Realm la casa virtuale più costosa l’aveva comprata Metaverse Group, controllata di Tokens.com, pagando 2,43 milioni (o meglio 618 mila Mana digitali) per certi lotti nel distretto del lusso di Decentraland, altra piattaforma in forte sviluppo. Tokens.com, che ha da poco investito 1,7 milioni per la metà dell’immobiliarista che ama Decentraland, è fiduciosa perché qui ci sono già zone shopping, giochi d’azzardo, musei e lusso, con marchi come Louis Vuitton, Gucci e Burberry che hanno esposto le loro insegne formato Nft (Non fungible token).Il fatto che Facebook, colosso da 900 miliardi di dollari, abbia deciso di cambiare perfino il nome, nell’evocativo Meta, non è solo un tentativo di sviare dalla dubbia reputazione del gruppo di Mark Zuckerberg, o di svecchiare la nomea del primo social media (che i minori di 30 anni neanche conoscono). La pressione degli investitori, e le valutazioni stellari che la Borsa riconosce a Facebook, fa sì che il metaverso sia anche una deriva economica, dove il reuccio dei social vorrebbe sbarcare molti dei suoi 2 miliardi di utenti per realizzare la sua visione di social futuro. Ma il metaverso non è copyright di Meta: piuttosto, una frontiera digitale selvaggia che vari colossi del tech (tipo la cinese Tencent) o dei giochi (come la californiana Roblox), iniziano a presidiare, seguiti da tanti piccoli pionieri. Tutti sperando di lucrare da prossimi sbarchi in massa di aziende, lavoratori, utenti. L’ad di Microsoft, Satya Nadella, qualche giorno dopo Zuckerberg, ha spiegato come il gruppo intenda «integrare l’informatica nel mondo reale e il reale nell’informatica», con strumenti per chat e giochi. Sulle piattaforme si può, già ora socializzare, lavorare, giocare, assistere a mostre o concerti. Basta un collegamento web, ma è meglio se si è dotati di occhiali e bardature per la realtà virtuale: difatti ormai tanti big li producono, da Google a Facebook, da Snapchat a Rayban, e Apple sta arrivando. «Il metaverso per molti sarà la prossima fase di internet – dice Fabrizio Calenzo, consulente di investitori italiani nel tech –. Gli investimenti si fanno importanti, da parte di società enormi con forti aspettative di rendimento. Oggi le società meglio posizionate sono quelle dei giochi, con utenti giovani e già disposti a pagare i contenuti virtuali».