Corriere della Sera, 8 dicembre 2021
Catello Maresca si tiene toga e seggio comunale
Il magistrato Catello Maresca, che alle scorse elezioni amministrative fu candidato a sindaco di Napoli per il centrodestra e fu sconfitto già al primo turno da Gaetano Manfredi, rientra dall’aspettativa e torna a vestire la toga. Ma non per questo lascia il Consiglio comunale, dove indossa invece i panni del capo della minoranza. Nessuna legge gli impedisce di fare il politico in una città e il magistrato in un’altra. Quindi sarà consigliere d’opposizione a Napoli e consigliere di Corte d’Appello a Campobasso.
Dopo una carriera da pubblico ministero e un’esperienza alla Procura generale, Maresca imbocca la strada della magistratura giudicante. E lo fa, come d’obbligo, in un distretto diverso da quello dove sta svolgendo attività politica. In cima alle sue preferenze, però, c’era ancora il ruolo di sostituto procuratore generale, incarico che aveva chiesto di poter svolgere a Bari o, in alternativa, a Firenze o Bologna. Ma per questioni di punteggio il Csm non avrebbe potuto assegnarlo a nessuna delle tre sedi, e tra le alternative proposte da Maresca, la Corte d’Appello di Campobasso era la prima opzione.
Nove giorni fa il Consiglio giudiziario della Corte d’Appello di Napoli aveva ritenuto l’ex pm idoneo «allo svolgimento delle funzioni giudicanti», e anche su questa base il Csm ha deliberato il richiamo in servizio e l’assegnazione a Campobasso.
Ma non è stata una decisione pacifica. Anzi, la spaccatura all’interno del Consiglio è evidente: il provvedimento è stato adottato con undici voti favorevoli e dieci astensioni. E dall’intervento nel Plenum del togato Giuseppe Cascini se ne comprende bene il motivo: «Io ritengo che non sia accettabile consentire a un magistrato il contemporaneo svolgimento di attività politica e funzioni giudiziarie», ha detto l’esponente di Area. «Si tratta di una gravissima commistione tra attività giudiziaria e politica che rappresenta un grave vulnus per l’immagine di imparzialità e di indipendenza della magistratura. Il Csm ha chiesto da tempo al legislatore di intervenire sul tema, ma dobbiamo registrare come la politica, sempre pronta ad accusare la magistratura di fare politica, poi non si fa alcun problema a sostenere la candidatura a sindaco di un magistrato in servizio nella stessa città e non si preoccupa di vietarne il rientro in servizio».
Il problema sono quindi le regole in vigore. Ma non per l’ex sindaco di Napoli ed ex magistrato Luigi de Magistris. Che fa risentire la propria voce con un attacco durissimo: «È una vergogna che si possa fare il politico e il magistrato allo stesso tempo. Provo amarezza per i tanti magistrati e i tanti cittadini che ancora vogliono credere in una magistratura autonoma e indipendente».