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 2021  dicembre 07 Martedì calendario

ALLA STAMPA AMERICANA DI SINISTRA NON FREGA NULLA DELL'OMICIDIO DI DAVIDE GIRI PERCHÉ L'ASSASSINO È NERO - RAMPINI SMASCHERA L'IPOCRISIA DEI GIORNALI LIBERAL SUL BRUTALE ASSASSINIO DEL RICERCATORE ITALIANO: "L'INTERESSE DEL 'NEW YORK TIMES' SAREBBE STATO DIVERSO SE LA VITTIMA FOSSE STATA AFROAMERICANA E L'OMICIDA UN BIANCO. 'LE VITE DEI NERI CONTANO' È UNO SLOGAN CHE PER BLACK LIVES MATTER SEMBRA APPLICARSI SOLO QUANDO GLI ASSASSINI SONO BIANCHI E RAZZISTI…" -

Appartiene a una delle più feroci gang newyorchesi il 25enne Vincent Pinkney, il killer che ha troncato la vita di Davide Giri. È un pregiudicato, più volte arrestato per crimini violenti, condannato a una pena lieve, rilasciato prima di averla scontata. Era a piede libero nonostante fosse sospettato di aver commesso un'aggressione recente.

Si sa quasi tutto di colui che ha selvaggiamente ucciso il ricercatore italiano mentre rientrava alla Columbia University dopo una partita di calcio. Ma nessuna di queste notizie è visibile sul New York Times. Giornale di riferimento per la città e per la nazione.

Eppure distratto e reticente su una tragedia avvenuta nel cuore di Manhattan. Nome, cognome, età dell'assassino sono le scarne notizie fornite ai lettori. L'articolo di cronaca è stato confinato nelle pagine locali, con scarsa visibilità.

Sul sito del giornale, alla prima versione non è seguito alcun aggiornamento. Nessun approfondimento sull'autore di quella che poteva essere una strage. Dopo aver pugnalato Giri alle 22.55 di giovedì all'angolo fra Amsterdam Avenue e la 123esima Strada, un quarto d'ora dopo Pinkney feriva un turista italiano, Roberto Malaspina, a poca distanza sulla Morningside Drive; infine tentava l'aggressione a una coppia a Central Park.

Prima pagina L'interesse del quotidiano, e il vigore investigativo messo in campo, sarebbero stati diversi se le parti fossero state rovesciate. Se cioè la vittima fosse stata afroamericana e l'omicida un bianco; a maggior ragione se quel bianco fosse stato un membro di qualche organizzazione che predica e pratica la violenza, per esempio una milizia di destra.

La tragedia sarebbe finita in prima pagina, un team di reporter sarebbe stato mobilitato per indagare l'ambiente dell'omicida, la sua storia e le sue motivazioni. Pinkney è un afroamericano residente a Washington Heights, vicino a Harlem. La polizia lo ha riconosciuto come un membro di Ebk, acronimo di Everybody Killas, una gang la cui base operativa è nel quartiere di Queens.

Ebk è nata da altre bande criminali con le quali mantiene stretti rapporti: i Bloods, i Crips, i Nightingale. Il raggio d'azione di Ebk si estende fino alla California dove un rapporto della procura di San Joaquin la descrive come «una gang che ha per politica la guerra aperta». Si finanzia con il narcotraffico; è coinvolta in una lunga serie di sparatorie.

Pinkney era stato arrestato 11 volte dal 2012 per crimini gravi. Nel 2018 era stato condannato a quattro anni di carcere per aver partecipato a una feroce aggressione di branco. Fu liberato dopo due anni.

Niente notizie Per trovare queste notizie, diffuse dalle forze dell'ordine, bisogna andare sui siti di qualche tv locale, oppure di un tabloid populista, il New York Post. Il New York Times ha scelto una reticenza coerente con la linea editoriale degli ultimi anni. I canoni del giornalismo americano sono stati stravolti, in particolare durante l'era di Donald Trump quando nelle redazioni dei media progressisti è diventato un vanto praticare il «giornalismo resistenziale».

La ricerca di equilibrio o imparzialità è stata considerata una debolezza: il fine giustifica i mezzi. Con l'omicidio dell'afroamericano George Floyd da parte di un agente bianco nel maggio 2020 a Minneapolis, e il rilancio del movimento antirazzista Black Lives Matter, i principali quotidiani hanno abbracciato lo slogan «tagliamo fondi alla polizia».

Saccheggi e violenze avvenuti con il pretesto dell'antirazzismo sono stati minimizzati. Una purga all'interno della redazione ha allontanato diversi reporter che non erano allineati con il radicalismo di Black Lives Matter.

Qualche voce dissenziente resiste isolata, l'opinionista Bret Stephens una settimana fa ammoniva: in passato quando la sinistra americana è stata lassista sull'escalation del crimine, ha favorito una potente riscossa della destra.

La crisi della sicurezza A New York gli omicidi sono aumentati del 42% dal 2019. La prima reazione politica c'è stata: l'elezione del nuovo sindaco Eric Adams, afroamericano che viene dai ranghi della polizia.

Lo hanno plebiscitato i gruppi etnici meno privilegiati, vittime principali della delinquenza. «Le vite dei neri contano» è uno slogan che per Black Lives Matter sembra applicarsi solo quando gli assassini sono bianchi e razzisti; la stragrande maggioranza delle morti violente, tra i Black come tra gli ispanici, passano inosservate perché i killer appartengono allo stesso gruppo etnico.

La reticenza del Times include il tema della scarcerazione facile. Il giornale appoggia le procure «progressiste» che mettono in libertà anche criminali pericolosi, professionisti della violenza, che rappresentano una minaccia costante per la comunità. All'indomani della morte di Giri un editoriale della direzione confermava questa linea, attaccando quei procuratori che non procedono speditamente a svuotare le carceri.