La Stampa, 6 dicembre 2021
San Francisco, la nuova Babilonia
All’inizio di un incubo c’è sempre un sogno. Questo è il tempo del fuoco e dei saccheggi: dalla California arrivano immagini apocalittiche, a rappresentare in maniera plastica il passaggio dal sogno all’incubo. Negli ultimi secoli è stata il punto più avanzato dello sviluppo del capitale. Prima con la corsa all’oro e poi con quella all’immaginario, dagli studios di Hollywood alle big tech della Silicon Valley, lo stato della West Coast è arrivato a valere da solo un quinto del Pil americano. Ma il tempo è cambiato, il tempo è finito. Oggi la California brucia, per gli incendi dovuti al disboscamento e all’agricoltura intensiva. Oggi la California è saccheggiata da orde di disperati tagliati fuori dal benessere, private delle minime e accettabili condizioni di vita. Manca tutto, manca la casa. Nella sola città di San Francisco una persona su cento è censita come homeless: dormono per strada, tra cartoni e tende improvvisate, vivono alla giornata, si arrangiano. Mostrano al mondo l’altra faccia dello sviluppo. Disturbano la vista dei miliardari che dalle ampie vetrate delle loro ville e dei loro grattacieli affacciati sulla Bay Area erano convinti di vivere nella Dubai del Pacifico. E sgretolano le certezze degli editorialisti del New York Times, che riducono la questione a un problema di ordine pubblico.
È il tempo di raccontare perché tutto questo è successo, perché tutto questo doveva succedere. Iniezioni di denaro, spostamento di denaro. Dopo la grande crisi dei subprime del 2008, la più grande crisi economica e finanziaria della modernità, è stata immessa una enorme quantità di nuova moneta. Una sorta di quantitative easing su scala globale. Questo denaro non è stato però distribuito equamente, non tanto a livello sociale, quello non succede mai, quanto proprio a livello finanziario. I tassi di interesse a zero, dovuti al costo quasi nullo della nuova moneta, hanno infatti aiutato il proliferare inarrestabile delle nuove start up tecnologiche e del loro cuore pulsante: la Silicon Valley. Piccole aziende nate nei garage e nei dormitori universitari, come prescrive il sogno americano, hanno potuto indebitarsi a costo zero per andare a competere nel nuovo mercato tecnologico.
Nasce così la tecnofinanza. Assicurazioni, fondazioni, fondi sovrani possono sostenere questi nuovi business. Ma questo porta alla scomparsa della vecchia economia della produzione di beni materiali, lenta, pachidermica, bisognosa di tempo e di sviluppo. Meno seducente per gli investimenti. È l’Effetto Cantillon, dal nome dell’economista irlandese del XVIII secolo che per primo ha teorizzato come i soldi nuovi valgono molto più di quelli vecchi. Le politiche di espansione monetaria non sono mai neutre. La nuova moneta, i tassi d’interesse più bassi, vicino allo zero, il quantitative easing globale, hanno creato una sperequazione senza possibilità di ritorno. Il potere d’acquisto di chi riceve il denaro e può impadronirsi di capitali a prezzi relativamente bassi cresce a dismisura nei confronti di quelli che possono farlo solo quando i prezzi sono già aumentati. La tecnofinanza punta a Marte, la vecchia economia industriale crolla sotto il peso dei reattori dei nuovi missili turistici. È tempo di dire che la crescente disuguaglianza nella società americana, il disastro economico, ambientale e sociale che si respira a ogni angolo di una città come San Francisco, il vecchio cuore della controcultura e il nuovo esofago della tecnofinanza, è dovuto all’Effetto Cantillon.
L’aumento globale della temperatura, le coltivazioni intensive, il disboscamento delle vecchie foreste millenarie sostituite da piantagioni di mangime o di legno pronto all’uso, hanno fatto della California una regione in fiamme. Le politiche monetarie espansive, i tassi a zero, l’esplosione della tecnofinanza, hanno ridotto quello che una volta era il Golden State a una delle zone a più alto rischio sociale dell’Occidente: fame, miseria, malattia. Orde di uomini, donne e bambini senza casa, senza lavoro. Aumentano i suicidi, le dipendenze, le overdose, le infezioni. Il sogno che diventa incubo. Il presagio dell’avvenire occorso a Michel Foucault quando vide i boat people in fuga dal Sudest asiatico. Orde di disperati si riversano davanti alle cinta murarie di una ricchezza sfacciata e insostenibile e decidono di assaltarla, come viene, senza alcuna organizzazione o programma politico. Burning and looting, fuochi e saccheggi, sembra essersi avverata la profezia di Bob Marley, che nella stessa canzone si chiedeva anche: «Quanti fiumi dovremo ancora attraversare prima della fine?». San Francisco come la nuova Babilonia, dove la fine c’è già stata, solo che noi la stiamo vedendo trasmessa in differita. È il tempo di prenderne atto. —