il Fatto Quotidiano, 6 dicembre 2021
Le materie prime si fanno rare
Dal rame al petrolio, dal ferro al caffè, il forte rialzo delle materie prime registrato con lo scoppio della pandemia Covid-19 non ha risparmiato nessuno. Le percentuali di crescita sono arrivate anche a tre cifre, toccando in alcuni casi livelli di record di prezzo, innescando una crescita della domanda talmente elevata da non soddisfare la richiesta. Così viene spiegato in maniera spicciola lo stravolgimento di un mercato da sempre considerato di nicchia che, tuttavia, sta solo vivendo l’inizio di un “superciclo” rialzista delle materie prime, cioè un lungo periodo nel quale i prezzi rimangono decisamente al di sopra della loro tendenza storica, ma anche perché condizionato dalle pressioni inflazionistiche, dal ruolo delle politiche monetarie e dalla competizione tra Usa e Cina. Insomma, le tendenze delle materie prime, fin qui snobbate dai più, stanno invece condizionando non solo l’economia, ma anche la politica e lo società. Un monito che dall’inizio della pandemia ha lanciato Gianclaudio Torlizzi, esperto del mercato di materie prime ed energetiche e direttore generale della società di consulenza finanziaria T-Commodity, e che ora è diventato un libro: Materia Rara, come la pandemia e il Green Deal hanno stravolto il mercato delle materie prime, edito da Guerini e Associati.
Torlizzi spiega che questa crisi pandemica non può essere associata a quella finanziaria del 2008. La differenza più evidente è nello stimolo fiscale e monetario attuato dai governi e dalle banche centrali (32 mila miliardi di dollari) che ha portato a un forte aumento dell’offerta di moneta che ora, con la ripresa ora dell’attività economica, ha spinto la crescita del comparto delle materie prime, il cui forte rialzo dei prezzi ha posto le basi per il marcato aumento inflazionistico. Ma come tutti i “supercicli”, anche questo delle materie prime non si spiega solo con un blackout tra domanda e offerta: è il settore della logistica che ha iniziato a rappresentare un mix esplosivo. Subito dopo il primo lockdown, gli operatori hanno iniziato a ordinare nuove navi e nuovi container che però arriveranno non prima di un anno e mezzo. Mentre gli attuali costi di nolo dei container hanno superato 20 mila dollari contro i 3 mila dell’estate 2020. Una tensione che ha fatto emergere la questione dell’arretratezza della maggior parte dei terminal mondiali.
Lo sguardo di Torlizzi si sofferma poi sull’impatto della transizione energetica tra le grandi potenze per contrastare il cambiamento climatico premiando le materie prime, come i metalli, per attuare la decarbonizzazione. Ma è evidente il corto circuito che si è creato: i prezzi del petrolio invece di diminuire, con lo scoppio della pandemia sono aumentati anche per il calo dell’offerta prevista a causa delle politiche ambientali più stringenti. Insomma, una tempesta perfetta ancora in corso i cui effetti sulla vita di famiglie e imprese rappresentano per Torlizzi l’incognita maggiore con cui doversi ancora confrontare.