La Stampa, 5 dicembre 2021
Intervista a Jean Todt
«L’Arabia sarà il mio ultimo Gran premio da presidente della Fia. Si chiude un lungo ciclo della mia vita». L’ufficio di Jean Todt nel cuore del circuito di Gedda è un via vai continuo di persone che lo salutano, lo chiamano, gli mandano messaggi. «Alle 18 devo tenere un discorso all’Assemblea delle Nazioni Unite - anticipa -. Lo sa che ogni anno un milione e 400 mila persone muoiono sulle strade e 50 milioni restano disabili?». L’associazione di idee lo porta a Frank Williams, l’avversario di tante battaglie in pista ai tempi della Ferrari, morto la settimana scorsa. «Un grande dell’automobilismo. Quando arrivai a Maranello nel ‘93 le sue macchine erano imbattibili. Rimase tetraplegico 35 anni fa per un incidente, ho sempre ammirato il coraggio e la determinazione con cui continuò a coltivare la passione per i motori».
Che cosa fece per batterlo?
«Dovevamo potenziare la squadra. Senna voleva venire da noi nel ‘94, ma avevamo già Alesi e Berger. Lo incontrai al Gp di Monza, mi disse "Jean, i contratti in Formula 1 non contano niente". Risposi di no, "per me un contratto va rispettato, saremmo lieti di averti con noi ma dal ‘95". Non volle aspettare e firmò per la Williams. Sappiamo poi che cosa è accaduto».
Il passo successivo fu l’ingaggio di Schumacher.
«Sì. C’erano tanti problemi, volevo essere sicuro di avere il miglior pilota in circolazione».
Nel ‘97, però, ci fu un altro episodio che coinvolgeva la Williams, l’incidente a Jerez fra Villeneuve e Schumacher, che fu squalificato.
«Ne parlavo in questi giorni con Villeneuve. Mi ha ricordato che Michael, ogni volta che ha fatto qualcosa che non doveva ha pagato perdendo il Mondiale. L’altra volta fu in qualifica a Montecarlo nel 2006. Costretto a partire dal fondo, lasciò punti preziosi».
Come sta adesso?
«Lo vado spesso a trovare, vediamo insieme le gare alla tv. È in un momento difficile, ma so che non mollerà mai».
Suo figlio Mick ha debuttato quest’anno. Che impressione le ha fatto?
«È veloce, però guida una macchina che non gli consente di ottenere risultati. Spero che la Haas sia più competitiva nel 2022, altrimenti potrà fare ben poco».
Lei per dodici anni alla guida della Federazione internazionale dell’auto e Stefano Domenicali a capo della Formula 1: siete gli ultimi due vincitori con la Ferrari.
«Segno che dalla Ferrari arriva gente in gamba che può essere leader anche in altri campi».
Che cosa è mancato in questi anni a Maranello?
«Poco. Ma vede, per vincere è necessario ottenere il massimo da ogni singolo componente. Ho molto rispetto per quello che fanno perché vincere è difficile e rimanere competitivi al più alto livello lo è ancora di più».
Il 2022 può essere l’anno buono?
«Spero che riescano a colmare il divario. La Ferrari è una grande squadra. Il podio non basta, deve avere come obiettivo la vittoria. Non ci sono lontani, però manca ancora qualcosa. Il presidente Elkann è molto coinvolto, Binotto dà il massimo, hanno due grandi piloti. Vedremo».
È stato un campionato divertente e incerto, malgrado i problemi legati alla pandemia. Che cosa ha apprezzato di più?
«A due gare dalla fine è avvincente vedere due piloti staccati di 8 punti e due team di 5. Una nota di merito all’Italia per avere ospitato tre Gp nel 2020 e 2 in questa e nella prossima stagione, oltre a due rally in Sardegna e a Monza».
Verstappen e Hamilton se le sono date di santa ragione: ha condiviso le decisioni dei commissari di gara?
«Non invidio chi fa l’arbitro. Abbiamo persone di valore che hanno autonomia totale. La mia responsabilità si ferma alla scelta dei commissari».
Si aspetta un finale corretto?
«Più che corretto, direi combattuto. I controlli sono severi: saranno due gare tese e andrà tutto bene».
A che serve la Formula 1 in un mondo che parla di ambiente e sostenibilità?
«Lo sport automobilistico deve essere un laboratorio. La sfida sportiva in questo senso è indispensabile e va indirizzata verso lo sviluppo».
Portare una donna in Formula 1 sarà un obiettivo del suo successore?
«Girls on track è un programma che la Fia ha lanciato con la Ferrari. Si tratta di un’accademia, non possiamo pretendere di trovare subito una campionessa. Servirà tempo».
Che programmi ha per il suo primo giorno da ex presidente?
«Una vacanza in Asia con la mia signora (l’attrice ed ex Bond girl Michelle Yeoh, ndr). Poi continuerò a fare l’inviato speciale dell’Onu per la sicurezza stradale e proseguirò il mio impegno nell’istituto di ricerca su cervello e midollo spinale. Non escludo di fare altro e di sicuro non mi annoierò».