La Stampa, 5 dicembre 2021
Bettini scarica Gualtieri
Goffredo Bettini, ma è vero che ha litigato con il suo amico Roberto Gualtieri, il sindaco di Roma che era pure alla sua festa di compleanno?
«È assurdo solo pensarlo. Ho una solidarietà politica e un’amicizia personale con Gualtieri che dura da decenni. L’ho sostenuto più di altri nella sua corsa per il Campidoglio. Sta lavorando bene. Gli ho raccomandato, semmai, di agire sempre con autonomia e autorevolezza. I veleni appartengono a chi è stato sconfitto».
Antefatto: sul Foglio esce un articolo che parla di uno scontro nel Pd romano, dove ad una riunione per decidere i vertici di società partecipate del comune, legate alla cultura, qualcuno avrebbe fatto presente che questo o quel nome non sarebbero stati graditi al potente Goffredo Bettini, fondatore con Veltroni del Pd del Lingotto. E il sindaco avrebbe replicato «Sono io che decido». Ne nasce un caso, con smentite di Gualtieri e Zingaretti, con risposta ferma dell’interessato, che diffonde una mail indirizzata a sindaco, presidente di Regione e ministro della Cultura. Di questo tenore: «Cari amici, vi prego di non chiamarmi in causa in nessun modo anche nelle discussioni future».
Quindi non è vera quella frase riportata dal Foglio, «Gualtieri attento che ti faccio fare la fine di Marino?».
«Totalmente falsa. Può immaginarla solo chi non conosce la storia di Roma. Ho contribuito a proporre e difendere la candidatura di Marino contro una grande parte degli apparati del partito romano di allora. La sua caduta, anche nelle forme assai poco convenzionali attraverso le quali è avvenuta, fu una ferma decisione del gruppo dirigente nazionale che a quei tempi era guidato da Renzi. Piuttosto, per Marino ho pagato dei prezzi salati. È incredibile come si tenti di capovolgere la verità».
E allora se tutto ok perché ha scritto quella email di fuoco a Gualtieri, Zingaretti e Franceschini, dimettendosi dal cda della Festa del cinema?
«L’email l’ho scritta proprio per sottolineare la volontà di non occuparmi della nuova organizzazione delle istituzioni culturali di Roma. Vede, ho fondato e diretto per anni la Festa del cinema e l’Auditorium, in questi anni non mi sono occupato minimamente di queste splendide "creature", alle quali sono legato sentimentalmente. Ogni mio giudizio sarebbe, infatti, condizionato dagli straordinari ricordi del passato. Per questo ho anche chiesto di essere sollevato dal compito di rappresentare l’Istituto luce nel Cda della Festa del cinema. Per evitare anche la minima influenza indebita sull’assetto che la riguarderà».
Va bene, quindi se ne tira fuori e con Gualtieri sembra dire punto e a capo. Vedremo se ci saranno strascichi. Sulle strategie politiche della sinistra però qualche consiglio continua a darlo: per Conte e Letta, con i quali parla assiduamente, Draghi dovrebbe restare a palazzo Chigi. Lei ritiene che così si rischia di non averlo più neanche come premier entro pochi mesi?
«Sono stato il primo a segnalare il pericolo che uno stato di generale incertezza avrebbe potuto privare l’Italia del contributo di Draghi; in una condizione che non lo vedrebbe né presidente della Repubblica e né premier. Comprendo che vi sia una preoccupazione circa la recrudescenza della pandemia. Ma sono diffidente verso ragionamenti "pelosi". Per questo dico: qualsiasi presidente verrà eletto (compreso Draghi) l’attuale maggioranza di governo dovrebbe completare la sua missione: domare il Covid, attuare il Pnrr, condividere una nuova legge elettorale di impianto proporzionale per ridare profilo ai partiti».
Il premier dovrebbe far capire ai partiti la sua piattaforma politica, come interpreterebbe la sua carica, prima di gettarsi nella mischia?
«La piattaforma politica del presidente della Repubblica è concentrata nel ruolo che la Costituzione prevede. Garantire i principi della nostra Carta e il corretto sviluppo della vita democratica. Io auspico un presidente politicamente forte in grado di essere il garante di una ripresa della dialettica tra il centrosinistra e il centrodestra».
Cosa ne pensa della federazione centrista di Renzi?
«Che la politica nel suo insieme dovrebbe realizzare un sussulto positivo. Un’ammucchiata centrista senza anima e tecnocratica potrebbe solo peggiorare la situazione. Chi vuole tagliare le ali alla Repubblica rischia di giocare con il fuoco e di aumentare le acque dell’astensionismo».