la Repubblica, 5 dicembre 2021
L’autunno di Messi nudo a Parigi
In fondo, Messi è un piccolo Di Natale. Perché stupirsi se passando al Psg ha segnato in campionato un gol in 600 minuti? È quel che sarebbe accaduto a Totò lontano da Udine, lontano dal cuore. Ce l’avevano cantato gli Stadio (con la partecipazione di Vasco Rossi) che gli uomini si dividono i due categorie: quelli che “cerchiamo in ogni donna un’amica e se poi ci ritroviamo può durare anche una vita” e quelli che “ogni donna è un’altra, un’altra donna e basta, tutte uguali tutte comunque sia”. Siamo diversi a seconda di chi ci troviamo accanto, alcuni calciatori a seconda della maglia. C’è chi ne ha una e gli si attacca alla pelle.
Era facile profetizzare che Messi non sarebbe stato se stesso senza la 10 blaugrana: anche con lo smoking del settimo pallone d’oro il re è nudo. Non è che ci siano (o non più) calciatori-bandiera. È che ci sono squadre-patria. Lo capì Gigi Riva, lo ha capito (invadendola) Francesco Totti. La storia del calcio è piena di trasferimenti che non traslocano la magia. Beppe Savoldi era un centravanti fenomenale al Bologna, non altrettanto al Napoli. Pulici osservò e pensò bene di non lasciare mai il Torino. Ognuno ha i propri limiti: spostate pure Immobile, ma non mandatelo all’estero, lì sì che si blocca. Altri come Vieri, Toni o, figurarsi, Cristiano Ronaldo e Ibrahimovic non hanno problemi: il mondo è la loro ostrica. Considerando le due categorie vengono fuori due diversi profili caratteriali. Riservati contro guasconi. Silenti contro egomaniaci.
L’autobiografia di Messi dettata da lui stesso probabilmente non andrebbe oltre pagina 2, Ibra è al secondo tomo (continua…). Il fatto è che quelli come lui o Ronaldo considerano l’universo una provincia della loro esistenza, quelli come Messi sono un po’ sperduti oltre la soglia del guardaroba. Contraddicono alla grande il motto: Franza o Spagna purché se magna! Si siedono a tavola al Parco dei Principi con le posate d’oro e una vaga inappetenza: «Che ci faccio qui?», ora che al Camp Nou allena Xavi? Si fanno dotte analisi sulla differenza tra Liga e Ligue 1, sulla seconda barriera di marcatura che imbriglierebbe Messi, ma fin qui aveva girato l’Europa saltandone anche tre. Poi magari segnerà il gol decisivo dopo una serpentina nella finale di Champions, ma anche quella notte uscirà sui Campi Elisi, guarderà la sua amata e le dirà: «Avremo sempre Barcellona».
Dice invece Richard Gere in Autumn in New York: «Ci sono solo due tipi di storie d’amore: lui perde lei o lei perde lui». Sbagliava, ce n’è una terza: possono perdere entrambi.