ItaliaOggi, 4 dicembre 2021
Periscopio
Oggi si blaterano certezze assolute senza essere in grado di passare neppure una verifica di scienze in prima media. Colpa della rete, che ha dato a tutti la possibilità di diffondere informazioni senza controllo: quella rete dove, diceva Umberto Eco, «il parere di un premio Nobel vale come quello dell’ubriaco del bar» (oggi, purtroppo, vale meno: si crede solo agli ubriachi). Michele Brambilla. QN.
Al nuovo presidente della Repubblica, l’Italia chiede di essere perfetto esecutore e interprete della Carta costituzionale garante di essa all’interno e garante all’esterno del complesso di impegni attivi e passivi assunti con l’accettazione del Pnrr, il piano cruciale per il futuro della Nazione. Un compito non facile, giacché (sarebbe irresponsabile negarlo) ci avviamo, se tutto andrà bene, ad affrontare un periodo analogo a un dopoguerra. Di esso abbiamo avuto due contrastanti esperienze: entrambe drammatiche una conclusasi con l’instaurazione della dittatura fascista, l’altra con la vittoria della democrazia, il suo consolidamento e la ricostruzione. Domenico Cacopardo, ItaliaOggi.
Il “dibattito politico” italiano ha un carattere abitualmente inconcludente, apodittico e rissoso. Non si ragiona di cose, men che meno si fanno proposte concrete; si forniscono interpretazioni e si additano colpevoli, ci si rinfaccia malefatte passate e oscure intenzioni future; in alternativa si discute accanitamente fino a che punto uno è di destra, di centro o di sinistra o si sta spostando subdolamente dalla sinistra alla destra o viceversa; i fatti sono dei puri pretesti per alimentare questo mare di parole. Così tutti i santi giorni: instancabilmente, verbosamente, litigiosamente. Ernesto Galli della Loggia. Corsera.
Le scelte vanno fatte con velocità. Occorre comprendere un po’ lo scenario nel quale ci si muove, e poi agire anche con il rischio di sbagliare. D’altronde il cammino conta più dell’obiettivo. Cristoforo Colombo, per andare nelle Indie, ha scoperto l’America. Oscar Farinetti, Eataly (Filippo Lezoli). Libertà.
Il peccato originale di Parigi è che concepisce l’Unione europea come un’estensione geopolitica della Francia: la tomba dell’europeismo è nel gollismo e nella sua ostinata tentazione revanchista, nel suo sciovinismo neocoloniale. Di contro, l’Italia è travolta da oscillazioni estreme, che la spingono oggi sulle onde del nazionalismo postfascista nostalgico dell’impero, domani sulle ali della cosiddetta “open society” multiculturale, multietnica, globalizzata, multi-tutto. Un porto franco dove nessuno è straniero e, al contempo, nessuno è compiutamente cittadino sovrano. Luigi Chiarello. ItaliaOggi.
Grande enfasi nel documento dell’Unione Alienante Europea è riservata alle tematiche “etniche e razziali” (ma non si era detto che “le razze non esistono”?), a “culture, stili di vita e credenze”, e siamo già a “Rischiatutto”, al Lgbtiq, che non è la tastiera del computer ma le tematiche della fluidità sessuale. Non si deve dire, pena la crocifissione in sala mensa, che “il fuoco è la più grande scoperta dell’uomo”, bensì “dell’umanità”, e il delirio di onnipotenza non si ferma al nostro pianeta, contempla l’universo: guai a scrivere di “conquista di Marte, l’uomo sbarca su Marte”, la formula corretta sarà “l’umanità trova posto su Marte”. E fin qui, ci crediate o meno, siamo ancora all’antipasto della neolingua, il piatto forte arriva con l’abolizione del Natale: non è un racconto del “Mondo Piccolo” di Guareschi, è il mondo piccino e miserabile targato Ue: il Natale è impronunciabile, fa schifo, offende le altre culture, rimuoverlo, sostituirlo con “vacanze”, il cristianesimo va abolito, Maria e Giovanni (e perché non anche Giuseppe?) vanno cambiati in Malika e Giulio, nomi da X Factor e già che c’erano potevano sceglierne di più neutri. Se avete una figlia di nome Maria, non perdete tempo a ribattezzarla, che è pratica cattolica, inaccettabile. Max Del Papa. ItaliaOggi.
Il Wall Street Journal non ha tenuto conto della richiesta di non ricordare il Thanksgiving. E ha fatto bene se non altro in omaggio alla storia. Non è vero che i Padri Pellegrini siano stati i precursori del successivo genocidio. Così come non lo è stato Cristoforo Colombo. Erano puritani e quaccheri, perseguitati religiosi, fuggiti dall’Inghilterra di re Giacomo. Erano partiti in 150. Arrivarono in 68. Ma ce n’erano solo 52, quattrocento anni fa esatti, alla prima Festa del Ringraziamento. Erano sopravvissuti grazie agli aiuti della tribù Wampanoag, i cui capi quel giorno sedevano accanto a loro. Cesare De Carlo. QN.
La guerra da corsa di Rommel si pianta dunque a El Alamein: un collo di bottiglia nel deserto largo 60 chilometri, da nord a sud. Ma i fianchi del fronte stavolta non possono essere aggirati, le manovre “piratesche” di Rommel qui sono impossibili per colpa di due pilastri invalicabili: sopra c’è il Mediterraneo. E sotto la depressione di Qattara, un avvallamento a 130 metri sotto il livello del mare, un inferno nell’inferno di 300 chilometri di diametro, circondato da pendii scoscesi e con un fondo di sabbia sottile come cipria dove i mezzi sprofonderebbero subito. Maurizio Pilotti. Libertà.
Normalmente, nella vita, non capitano avventure da action movie. Può capitare qualche brutto incontro, una lite per strada, una ciucca memorabile con pesanti ricadute sul punteggio della patente. Ma si ha un bel volere, come Vasco Rossi, «una vita spericolata, una vita come Steve McQueen» (be’, almeno «come Rin-Tin-Tin», correggeva Diego Abatantuono, abbassando un po’ il tiro): non l’avremo mai. E se poi ci capitasse d’affrontare, mettiamo, una squadra di sicari russi, come capita abitualmente a James Bond, o a Jack Reacher, l’eroe autostoppista delle storie di Lee Child, dubito che ci piacerebbe. Noi, dico. Persone vere. Se entriamo in un bar per un caffè o ordiniamo un hamburger al McDonald’s non ci capita niente (il guaio più grosso è quando il caffè è troppo caldo o non c’è abbastanza senape nel panino). Non siamo avventurieri ma consumatori d’avventure. Diego Gabutti. ItaliaOggi.
Ho visto a Cadriano, una frazione vicino a Bologna, un cartellone di una ditta appeso, con sotto scritto: «Packaging & logistics integration». Ma non avevamo sempre usato il termine «imballaggi?». È così brutto imballaggio? Una ditta di imballaggi (termine che curiosamente tutti capiscono) come può usare una parola italiana così brutta? E allora packaging & logistic integration. Siamo a cavallo. E nulla ci potrà fermare. Giorgio Comaschi. QN.
Il migliore alleato di un marito tradito è l’amante deluso della moglie. Roberto Gervaso.